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Lunedì 13 maggio Ore 16:15 - 20:15
C'ERA UNA VOLTA IN ANATOLIA
(Turchia/Bosnia 2011) di Nuri Bilge Ceylan dur. 150'
con Yilmaz Erdogan, Taner Birsel, Ahmet Mumtaz Taylan, Muhammet Uzuner, Firat Tanis
Sotto le sembianze di un poliziesco, il regista ci propone un’indagine lunga una notte: un commissario con i suoi poliziotti, un procuratore e un medico conducono il sospettato di un crimine alla ricerca del luogo dove avrebbe sepolto il cadavere. Quattro uomini, tre auto, una distesa di colline brulle tutte uguali. E la notte, una notte che non finisce mai e che fa perdere ogni riferimento. Come succede ai personaggi del film, che impareremo a conoscere poco a poco, uno dopo l’altro.
Premi:
Vincitore di 6 premi internazionali (più 5 nomination) tra cui il premio speciale della giuria al Festival di Cannes.
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Così la critica:
Gian Luigi Rondi (Il Tempo)
Cinema turco. A firma di uno dei suoi autori più grandi, Nuri Bilge Ceylan, incontrato spessissimo nei festival maggiori dove con i suoi film ha sempre ottenuto consensi e premi. Come con questo “C’era una volta in Anatolia” (un titolo in omaggio al nostro Sergio Leone) che, presentato l’anno scorso al festival di Cannes, si vide subito assegnare il Gran Premio della Giuria. Meritato, meritatissimo, tanto che sento l’obbligo di rivolgermi ai nostri spettatori provveduti perché non si facciano intimorire dalla sua lunghezza fuori norma e dalla staticità dei ritmi che sono in realtà strettamente connessi al suo respiro largo e, contemporaneamente, ai suoi numerosi passaggi intimi e raccolti.
Anna Maria Pasetti (Il Fatto Quotidiano)
Una notte infinita nell’Anatolia dei sentieri e dei misteri alla ricerca di un cadavere. Ad animarla un manipolo di umanità imperfetta e dunque irresistibile. Con un film di cinema puro celebrato dal Gran Prix a Cannes 2011, Nuri Bilge Ceylan si conferma il migliore esponente della sua generazione, cantore di una Turchia contaminata per radici e contraddittoria per modernità, capace di stupori opposti.
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NURI BILGE CEYLAN Istanbul (Turchia), 1959
Ceylan è una personalità di spicco della nuova generazione di registi turchi, ma, rispetto ai suoi colleghi, meno attento ai risvolti socio-politici. Nasce a Istanbul e comincia da adolescente ad appassionarsi di fotografia. Laureatosi in ingegneria, rinuncia alla professione per dedicarsi alla passione della sua vita. Frequenta i corsi di cinema alla Mimar Sinan University, dirigendo il primo cortometraggio nel 1995. Il lungometraggio d'esordio (“Kasaba”, La città, 1997) è il ritratto di un piccolo e sperduto villaggio della Turchia e una riflessione sulla difficoltà del diventare adulti. Se l’opera successiva (“Nuvole di maggio”, 1999) è un delicato ritratto generazionale con un regista che torna al paese per girare un documentario sui genitori, “Uzak” (2003, Gran Premio della Giuria a Cannes) è l’incontro di due solitudini (il titolo originale significa “distante”), ricco di sottili motivi introspettivi e di malinconica ironia. Grande successo in patria, “Il piacere e l'amore” (2006) è un film “severo, scarno, doloroso, con momenti di humour e gentilezza” che racconta l’affievolirsi della passione in un docente universitario. “Le tre scimmie” (2008) è la storia di un autista che si prende la colpa di un incidente d'auto al posto di un politico.
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