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Lunedì 28 aprile Ore 16:15 - 20:15 - 22:30
QUALCOSA NELL'ARIA
(Francia 2012) di Olivier Assayas (122’) Con Clement Metayer, Lola Creton, Felix Armand, Carole Combes, India Menuez
Gilles è un liceale parigino che nei primi anni 70 si lega ai movimenti della Sinistra. Il maggio francese è finito ma il furore militante divampa, gli studenti organizzano proteste, girano furiosamente il ciclostile, scappano dai celerini. Alcuni viaggiano per l’Europa, altri cercano se stessi in India.
Premi:
Vincitore di 4 premi internazionali (più 2 nomination) tra cui l'Osella d'oro per la sceneggiatura alla Mostra del Cinema di Venezia.
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Così la critica:
Ilaria Feole (Film TV)
(…) La sceneggiatura, premiata a Venezia 2012, è calibrata alla perfezione: l’amarezza si instilla implacabile mentre la Rivoluzione cede il passo al tempo, e contro il destino non va più nessuno. In comune con il ’68 di Bertolucci, quello di Assayas ha il sentore di sogno, di ricordo addolcito nel tempo: così i protagonisti sono graziosi e evanescenti (gli eroi, si sa, son tutti giovani e belli), la fotografia è limpida e luminosa e ogni elemento della messa in scena suggerisce la leggerezza di quel qualcosa nell’aria che da rivoluzione si è fatto illusione e poi ricordo nostalgico.
Michele Gottardi (Segnocinema)
Olivier Assayas aveva, già prima di Qualcosa nell’aria, diretto altre volte la macchina da presa verso adolescenti irrisolti e votati alla sconfitta. Questa volta invece il regista francese rivisita un periodo noto (la vita studentesca alla periferia di Parigi negli anni successivi al maggio 68) offrendo spunti di riflessione nuovi nella sostanza e nella forma. A fianco di tutti i topoi più classici di quegli anni, ci sono anche i molti contrasti psicologici e affettivi che quella generazione, borghese o proletaria, si portò appresso per vent’anni: si emancipa solo chi sa andare oltre il maggio, restando politicamente impegnato, ma imboccando la propria strada. (…) Colpisce in Assayas la forza dello sguardo dall’interno, in parte autobiografico (il suo alter ego finirà a Londra nei celebri Studios di Pinewood) mai appiattito su una nostalgia acritica, nonostante la ricostruzione musicale da urlo, a favore di una linearità di scrittura e regia assolutamente in tema con l’aria frizzante che un tempo accompagnava le stagioni della politica.
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OLIVIER ASSAYAS Parigi (Francia), 1955
"Orchestrati secondo uno stile inconfondibile, i suoi film trasudano una libertà espressiva che non si lascia mettere a regime da prese di partito linguistiche, una libertà che attiva l’occhio e sciogli il cuore, a testimonianza dell’affinità elettiva tra questo impuro cinema di poesia e i fasti della Nouvelle Vague. Senza argini geografici, sconfinato come lo spazio della musica, il suo è un cinema dal respiro intercontinentale" (Costantino, Cineforum). Inoltre "più di ogni altro, dopo aver attraversato le turbolenze dell’onda lunga lasciata dal passaggio di una nouvelle vague ormai mitica e ingombrante, Assayas ha saputo prendere dalla sua eredità ciò che poteva servire a mostrare le spume di superficie e i mulinelli profondi delle correnti di oggi, attraverso opere che sono un bagaglio essenziale per chi pensa che con il cinema si possa ancora esplorare che realtà che ci sta intorno" (Piccardi, Cineforum).
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