MICHAEL HANEKE - Monaco (Germania), 1942
"Quello che cerco è un tipo di atmosfera riconoscibile per lo spettatore medio di un qualsiasi Paese industrializzato. E poi la distruggo" (Haneke, 2012). "Moralista sempre in anticipo sui tempi, Haneke è arrivato con troppo ritardo sui nostri schermi. Meglio tardi che mai, comunque. Alla fine del millennio, nessuno come lui ha saputo rappresentare l'angoscia di una vita affollata di marche e merci. Certo, colpiva di più il mixaggio tra finzione e telegiornali dei 71 frammenti , rispetto ai raffinati inganni di Storie. Ma Haneke continua ad avere un coraggio che lo fa sembrare un gigante rispetto ai contemporanei. Il coraggio di proporre domande senza spiattellare soluzioni concilianti. Non sono un fabbricante di opinioni - dichiara. La cosa interessante di un tavolo è la sua qualità, la sua forma, il modo in cui il materiale è stato lavorato, e non l’opinione dell’ebanista . Pochi registi mostrano tanto rispetto per lo spettatore. E hanno ancora fiducia che il cinema aiuti a vedere la realtà in modo diverso, a costo di farci male" (Pezzotta, CdSera, 2001). "è sempre con una certa trepidazione che ci si accinge a guardare un film di Haneke perché l'autore austriaco ha l'abitudine di mettere a dura prova gli spettatori. Seri, cupi fino alla tetraggine, senza luce e speranza, con improvvise esplosioni di violenza, i suoi lavori vanno a colpire i nostri punti più deboli" (Porcelli, Cineforum, 2012). Filmografia essenziale: 'Il settimo continente' (1989), 'Benny s Video' (1992), '71 frammenti di una cronologia del caso' (1994), Funny Games (1997), 'Storie' (2000), 'La pianista' (2001), Il nastro bianco (2009, Palma d'oro a Cannes).
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