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Lunedì 13 gennaio Ore 16:15 - 20:15 - 22:30
VIVA LA LIBERTÀ
(Italia, 2013) di Roberto Andò (94')
Con Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Valeria Bruni Tedeschi, Michela Cescon, Anna Bonaiuto
Il segretario del principale partito d’opposizione, Enrico Oliveri, è in crisi. I sondaggi per l’imminente competizione elettorale lo danno perdente. Una notte Oliveri si dilegua senza lasciare tracce. La moglie Anna evoca il fratello gemello del segretario Giovanni Ernani, un filosofo geniale, segnato dalla depressione bipolare. Andrea il portaborse decide di incontrarlo e ne resta talmente affascinato da iniziare a vagheggiare un progetto che ha la trama di un pericoloso azzardo. Così il segretario riappare sulla scena: inizia a parlare una lingua diversa, poetica e lucida, che colpisce, sorprende.
Premi:
Vincitore di 4 premi internazionali (più 18 nomination) tra cui Miglior Sceneggiatura e Miglior Attore non Protagonista (Valerio Mastrandrea) al David di Donatello, il Nastro d'Argento per la Miglior Sceneggiatura e il Nastro d'Argento speciale a Toni Servillo per l'interpretazione.
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Così la critica:
Paolo Mereghetti (Corriere della Sera)
Roberto Andò con un film sorprendente ed intrigante, porta sullo schermo il suo romanzo premiato l’anno scorso col Campiello Opera Prima. Il libro pubblicato da Bompiani, si chiama “Il trono vuoto”; il film è Cinema Politico Italiano perché parla di partiti e campagne elettorali, di lotte interne e di potere, di sondaggi e di comizi. Ma va subito aggiunto che Viva la libertà è lontanissimo dall’immagine codificata che possiamo avere del genere: sceglie una strada più leggera e “laterale”, in certi momenti quasi favolistica. Superba la prova di Servillo che, quando ben diretto come qui, sa dare tutto al personaggio (qui addirittura due) ed evitare certi scivoloni mattatori ali. Ma sono davvero ammirevoli anche Mastandrea, Gianrico Tedeschi, Massimo De Francovich e le donne tutte. Certo alla fine ci sarebbe da interrogarsi sulle ragioni di questa lettura “favolistica” della politica, sul peso specifico di Brecht (il trionfale comizio elettorale di chiusura di Giovanni è la recita della sua bellissima e attualissima poesia “A che esita”).
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ROBERTO ANDÒ - Palermo, 1959
Prevalentemente regista teatrale, dopo aver seguito studi filosofici, mette in scena a partire dai primi anni Novanta opere di Genet e Ben Jelloun, Calvino, De Pablo, Olivieri. È anche autore di lavori che dirige personalmente ('Frammenti sull’apocalisse' e 'Il caso Kafka', entrambi con Moni Ovadia). Nel cinema comincia a lavorare a partire dal 1986 come aiuto regista di Giacomo Battiato, Rosi, Cimino, Fellini e Coppola. Nel 1994 dirige il suo primo lungometraggio, 'Robert Wilson Memory Loss': presentato a Venezia, non è mai stato distribuito. Il successivo 'Diario senza date' (1995, di cui è anche montatore) è un’opera rigorosa che nulla concede allo spettacolo. Nel 1996 e nel 1998 firma due cortometraggi: 'Per Webern' e 'Il ritratto di Harold Pinter'. 'Il manoscritto del principe' (2000), suo terzo lungometraggio, è il primo a trovare una distribuzione. Nonostante una vena più narrativa e un tentativo di maggiore comunicazione con il pubblico, il film non riesce a trovare un suo pubblico. Negli anni successivi dirige anche ‘Sotto falso nome’ (2004, un un thriller con protagonista uno scrittore che, all'apice della carriera, si ritrova dentro un terribile ricatto) e ‘Viaggio segreto' (2006).
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