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Lunedì 8 gennaio Ore 16:15 - 20:15 - 22:30
SULLA VIA LATTEA

(Serbia, 2016) di Emir Kusturica – dur. 125’
con Emir Kusturica, Monica Bellucci, Predrag Manoijlovic, Sloboda Micalovic, Maria Darkina.

Balcani, durante la guerra. Kosta fa il lattaio e attraversa tutti i giorni i campi di battaglia a dorso del suo asino per portare il rifornimento all’esercito. Nel villaggio in cui vive una ragazza lo vorrebbe sposare ma intanto organizza il matrimonio del fratello, eroe di guerra, con una donna italiana. Appena la vede Kosta ne rimane immediatamente attratto.

Premi:
Vincitore di 2 premi internazionali più 2 nomination.

Locandina del film immagine tratta dal film
Così la critica:
Gianni Canova (FilmTv)
…C’è più cinema nei primi cinque minuti di On the Milky Road che in buona parte dei film che abbiamo visto dall’inizio del 2017. Cinema come movimento, come ritmo, come canto. Cinema come energia. Perché può piacere o no questo Kusturica che caracolla in groppa a un asino, portando taniche di latte ai soldati in guerra. Ma non si può negare che sprizzi energia. “Ma l’avevamo già visto…” dicono i detrattori schifiltosi.” In Underground c’era già tutto!”. Vero. E allora? Come liquidare il Fellini di 8 ½ perché alcune atmosfere c’erano già in La dolce vita. O arricciare il naso davanti all’ultimo Tim Burton perché assomiglia al terz’ultimo. Kusturica è un creatore di mondi. E’ uno dei pochi cineasti che non si accontenta di riprodurre il mondo ma che crea il suo mondo. Un mondo dove ci sono galline che saltano davanti a uno specchio, pecore che esplodono, orsi che mangiano arance. Dove gli umani sono più folli e feroci delle bestie. E dove anche Monica Bellucci trova una dimensione e un respiro che poche altre volte aveva avuto sullo schermo. Arrivi al finale – indimenticabile – e non puoi non pensare, ancora una volta, che Kusturica è davvero il Garcia Marquez dei Balcani.

Roberto Lasagna (Segnocinema)
Monica Bellucci, in un’interpretazione efficace, ricorda che la sola cosa che abbia un senso nella vita è amare qualcuno. Il film è la rappresentazione di questo amore contro la follia del conflitto bellico. Il lattaio è una figura dagli echi western e temerari, la sua ambita donna è invece una figura di speranza che cerca l’amore e sembra cercarlo per tutti noi. Tra di loro, si accende l’eco di quell’unione sovente tradita che simboleggia la forza della natura, altrimenti beffata e martoriata, come gli animali, gli asini, le oche costrette al sacrificio, o la gallina che si fa beffa di se stessa rivaleggiando con la propria immagine allo specchio.
EMIR KUSTURICA
Sarajevo, Bosnia-Herzegovina, 24 novembre 1954

“Kusturica è uno dei bagliori del cinema più potenti degli Anni Ottanta e Novanta, una vera rivelazione, colui che ha la capacità di mostrare in un’unica inquadratura un intero mondo. Ma tutto sempre con un distacco fortissimo dal realismo, dove però riescono comunque a emergere temi come l’infanzia segnata dalla violenza e dalla volgarità del mondo degli adulti o la cultura della povertà. Un cinema parallelo, musicale, colorato, simbolico, bislacco, sconclusionato, dove si gioca continuamente con la commedia social-sentimentale, dove si mescolano alla rinfusa risate e lacrime. Dotato di un umorismo surreale e di una fortissima amarezza di fondo, racconta la piccola realtà jugoslava, descrivendone con garbo usi e costumi. Paragonato a Fellini e al primo Forman, è un maestro delle variazioni sui temi che straripa continuamente ed eccede con l’intima necessità di travolgere tutto quello che gli si palesa di fronte. Mantenendo sempre uno sguardo attento e curioso” (Secchi Frau, MyMovies).
“Kusturica sembra sempre convinto che lo spettatore non possieda altro catalogo e immaginario al di fuori di quello fellinian-godardiano, e che quindi abbia il disperato bisogno di veder arrivare lui all'orizzonte, il messia dello sberleffo sulla Trabant, per demolire le nostre certezze e mostrarci la luce, la superficie sopra l'underground” (Bellavita, SC, 2010).
Foto del regista
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