|
|
Lunedì 7 maggio Ore 16:15 - 20:15 - 22:30
VIRGIN MOUNTAIN
(Islanda, 2015) di Dagur Kári – dur. 94
Con Gunnar Jonsson, Ilmur Kristjánsdóttir, Sigurjón Kjartansson, Franziska Una Dagsdóttir.
Fúsi a 43 anni vive ancora la madre e lavora come addetto ai bagagli in un aeroporto. Corpulento e introverso non ha mai avuto una fidanzata e subisce senza reagire i pesanti scherzi dei colleghi. L'attuale compagno della madre per il suo compleanno gli regala un cappello da cowboy e l'iscrizione a un corso di ballo country. Fúsi è estremamente restio alla partecipazione ma l'incontro con Sjofn, una delle corsiste, lo spinge a provare.
Premi:
Vincitore di 9 premi internazionali più 15 nomination, tra i quali 3 premi della giuria al Tribeva Film Festival (Miglior film, Miglior attore, Miglior sceneggiatura).
|
|
|
|
|
Così la critica:
Caden Cotard (Il buio in Sala)
Un bellissimo film islandese che racconta di un uomo con un corpo grande come il proprio cuore. Che racconta di come anche la bontà possa essere a volte una condizione d’animo irrimediabile. Tenero, delicato ma anche tosto, importante, profondo.
In un luogo stupendo, l’Islanda, un luogo così desolato da correre il rischio di diventare desolante.
Vladan Petkovic (Cineuropa)
Il tono del film è abbastanza delicato e agrodolce. È un'opera sensibile che riesce a non scivolare nel sentimentalismo. Grazie alla sceneggiatura intelligente, il ruolo di Jónsson gli calza a pennello, e il suo uso minimo di espressioni facciali è assai efficace nei rari momenti in cui mostra le emozioni, muovendo appena un pelo dei suoi baffi.
Federico Pontiggia (Il Fatto Quotidiano)
Chi sia la montagna vergine è ovvio, meno le sfumature psicologiche, la costruzione simbolica del quadro e le pagine da romanzo di non-formazione che Kári ci regala: non è un film clamoroso, ma ha il calore e il nitore delle cose care.
|
DAGUR KÁRI PÉTURSSON
Parigi, 12 dicembre 1973
"Amo i film che sono più un catalogo di idee che non una storia con uno sviluppo ben costruito".
Di nazionalità islandese (ma parigino di nascita), Dagur Kári frequenta un corso di regia alla National Film School of Denmark, dove si diploma nel 1999. ‘Lost Weekend’, il corto realizzato per il diploma, ottiene 14 premi in festival internazionali (tra cui Brest, Angers, Poitiers, Monaco e Tel Aviv). Anche autore di numerosi video commerciali e musicali, suona nella band Slowblow, con cui pubblica due album.
Dopo aver firmato uno dei cinque episodi che compongono il lungometraggio 'Dramarama' (2001), nel 2003, grazie ad un’originale e insolita sintesi di umorismo e lirismo nordico, trionfa al festival di Rotterdam con ‘Nòi Albinoi’: è la “storia di un ragazzo solo e infelice in uno sperduto villaggio islandese, con un miraggio sentimentale e guai in famiglia. Film genial claustrofobico in un panorama di ghiaccio perenne, morale e meteorologico” (Porro).
Negli anni successivi firma 'Voksne Mennesker' (Dark Horse, 2005), una collezione di momenti di vita di un giovane aspirante artista che vive di espedienti, e ‘The Good Heart’ (2008), un film “dove si ride di gusto e tutto congiura ad aprire un varco anche nel cuore più indurito” (FilmTV).
‘Virgin Mountain’ è il suo quarto lungometraggio.
|
|
|
|
|
|