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Lunedì 27 Novembre Ore 16:15 - 20:15 - 22:30
RITRATTO DI FAMIGLIA CON TEMPESTA
(Giappone, 2016) di Kore-eda Hirokazu – dur. 117’
con Abe Hiroshi, Maki Yoko, Yoshizawa Taiyò, Kiki Kilin.
Tokyo, tempo presente. Ryota è uno scrittore fallito che per mantenere l’ex moglie e il figlio e per far fronte ai debiti di gioco lavora come investigatore privato per un’agenzia. Insoddisfatto e irrisolto, durante la visita all’anziana madre alla periferia della città, l’uomo sarà bloccato con moglie e figlio da una tempesta. Questo imprevisto lo costringerà a confrontarsi con i suoi insuccessi personali e relazionali.
Premi:
Vincitore di 1 premio internazionale più 7 nomination.
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Così la critica:
Marzia Gandolfi (Mymovies)
Eroe avvilito e romanzesco, il protagonista di Abe Hiroshi rimanda ad una indecisione dello spirito e a una indecidibilità del corpo. Nondimeno, incarna la nascita di un padre, ribadendo nel cinema di Kore-eda il sentimento di paternità come coscienza affettiva che si apprende. Come Father and son, After the Storm dimostra che non si diventa padri da soli, c’è sempre un bambino a insegnare l’amore, è sempre lo sguardo di un bambino a fare di un uomo un padre. Perché la paternità non si stabilisce immediatamente con la nascita ma si costruisce nel tempo.
Simone Emiliani (Cineforum)
Il cinema di Kore-eda balla sottilmente tra il dramma e le forme di una commedia leggera. La giornata di Ryota con il figlio ha momenti esilaranti come l’acquisto degli scarpini da calcio che vengono intenzionalmente rovinati per poterli così pagare meno. Lì si avverte l’inadeguatezza di Ryota davanti alla normalità del rapporto padre-figlio, che diventa invece qualcosa di straordinario, e la tentazione impossibile di trasformarsi in qualcos’altro. Sono tutte geometrie che intrecciano i rapporti del personaggio principale anche con la madre e l’ex moglie, protagonisti tutti e tre di un folgorante momento: i due parlano seduti per terra, quando arriva la tempesta sono come intrappolati, mentre la madre prepara da mangiare. …..Un tempo provvisorio, sempre sul punto di fuggire , un momento di serenità e di pace che appena ci si rende conto è già passato. La magia del cinema, dello sguardo di Kore-eda, sta nell’attraversarlo consapevolmente in uno stato continuamente sospeso tra allegria e tristezza, dove la visione diventa esperienza, memoria di un’esistenza. Quella propria.
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HIROKAZU KORE-EDA (Tokyo, Giappone, 6 giugno 1962)
Regista, sceneggiatore, romanziere e produttore. Dopo la laurea fa esperienza presso la TV Man Union dirigendo documentari, cortometraggi e spot pubblicitari. È centrale nel suo cinema il tema dei legami personali e di quelli familiari in particolare. Nei suoi lungometraggi (l’esordio avviene nel 1995 con ‘Maborosi’) affronta anche i temi della memoria e dell’elaborazione del lutto.
La notorietà internazionale arriva nel 1998 con ‘After Life’, favola metafisica sul passaggio dalla vita alla morte, durante il quale i protagonisti sono invitati a portare solo un ricordo, lasciando tutti gli altri. Nel seguente 'Distance' (2001) il regista descrive il dolore e la vergogna di una famiglia di un bioterrorista morto in un'azione suicida. Un tema doloroso come quello di 'Nobody Knows' (2004), incentrato sulla vicenda (vera) di quattro bambini, tutti di padre diverso, abbandonati dalla loro madre completamente irresponsabile. Se nei lavori successivi - 'Hana' (2006), 'Still Walking' (2008), 'Air Doll' (2009, tratto da un celebre manga) e 'The Days After' (2011) – Kore-eda si avvicina a una produzione più commerciale, con ‘Father and Son’ (2013) e ‘Little Sister’ (2015) il regista giapponese ritorna a scavare a fondo nell'animo umano per cercare quelle ragioni autentiche che determinano i legami.
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