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Lunedì 9 aprile Ore 16:15 - 20:15 - 22:30
JACKIE
(USA, Cile, 2016) di Pablo Larraín – dur. 99'
Con Natalie Portman, Peter Sarsgaard, Greta Gerwig, Billy Crudup, John Hurt..
Jacqueline Kennedy aveva solo 34 anni quando suo marito venne eletto Presidente degli Stati Uniti. Elegante, piena di stile ed imperscrutabile, divenne immediatamente un'icona in tutto il mondo, una delle donne più famose di tutti i tempi. Poi, il 22 Novembre 1963, durante un viaggio a Dallas per la sua campagna elettorale, John F. Kennedy venne assassinato. Sotto choc e sconvolta dal dolore, nel corso della settimana successiva fu costretta ad affrontare momenti che non avrebbe mai immaginato di dover vivere: consolare i suoi due bambini, lasciare la casa che aveva restaurato con grande fatica e pianificare le esequie di suo marito. Jackie capì subito però che quei sette giorni sarebbero stati decisivi nel definire non solo l'immagine e l'eredità storica di John F. Kennedy, ma anche come lei stessa sarebbe stata ricordata.
Premi:
Vincitore di 39 premi internazionali più 155 nomination, tra i quali 3 nomination all’Oscar (Attrice protagonista, Costumi, Colonna sonora), 1 nomination ai Golden Globe (Attrice protagonista), 1 BAFTA (Migliori costumi) e l’Osella d’oro per la Migliore sceneggiatura al Festival di Venezia.
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Così la critica:
Natalia Aspesi (La Repubblica)
Delle migliaia di ritratti ormai sfuocati che in passato, attraverso la cronaca, le fotografie, la televisione, i pettegolezzi, le biografie e i film, testimoniarono, esaltarono o sminuirono la vita della donna allora più mediatizzata, quello che immagina, tanti decenni dopo, il regista cileno Pablo Larraìn, è forse il meno biografico, forse il meno realistico, ma certo il più intimo, misterioso e geniale. Soprattutto perché arriva oggi, in un mondo irriconoscibile e nell’America di Donald Trump e della sua bella e opaca consorte. La memoria di tempi anche allora terribili (Cuba, il primo Vietnam, le battaglie per la richiesta dei diritti civili degli afroamericani, che solo Johnson riuscirà a ottenere), ma pieni di speranze oggi perdute, si concentra nell’ostinazione di una giovane vedova e madre straziata, a voler salvare, anzi creare, il mito di quei mille giorni di regno, del marito presidente e quindi di lei stessa, sua moglie.
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PABLO LARRAÍN
Santiago del Cile, 19 agosto 1976
“La sua arte aggressiva mira a sconvolgere lo spettatore con una violenza mai gratuita, sia fisica che psicologica. La denuncia sociale è il suo pane” (Rivista del Cinematografo).
Figlio dell'ex presidente dell'Unione Democratica Indipendente Hernán Larraín e del ministro Magdalena Matte, studia alla Universidad de Artes, fonda la società di produzione Fabula e diventa il maggior produttore cinematografico in Cile. Il passaggio alla regia avviene nel 2005 con ‘Fuga’, la storia di un musicista che impazzisce alla ricerca della perfezione. Il successivo 'Tony Manero' (2008, miglior film al Torino FF e alla Quinzaine di Cannes) è un grottesco ritratto di un perdente che persegue l'omicidio come pratica di sopravvivenza del tutto naturale. Il suo terzo film, ‘Post Mortem’ (2010), mette a confronto la vita di un piccolo e spietato uomo qualunque, funzionario di obitorio, con la ben più terribile capacità di morte dei militari di Pinochet. Con ‘No’ (2012, che conclude la trilogia sulla dittatura) costruisce un inno alla libertà privo di fronzoli, sempre dalla parte della gente. Nel 2015 vince il Gran premio della giuria a Berlino per ‘Il Club’: questa volta non si parla di politica, il soggetto sono i preti pedofili di un buen retiro del Cile. Nel 2016 ricalca la Croisette di Cannes con ‘Neruda’, che stupisce per una poesia che si allontana dal classico cinema biografico, senza cadere in inutili estetismi di genere.
‘Jackie’ è il settimo lungometraggio di Larraín, il quinto proposta dal Cineforum ai suoi soci.
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