|
|
Lunedì 25 Maggio Ore 16:15 - 20:15 - ATTENZIONE - SOLO DUE SPETTACOLI
I FIGLI DEL FIUME GIALLO
Jiang hu er nü
(Cina/Francia/Giappone 2018) di Jia Zhangke – dur. 141’
Con Zhao Tao, Liao Fan, Zheng Xu, Casper Liang, Feng Xiaogang, Yinan Diao
Datong, 2001. Qiao e Bin gestiscono una bisca, finché per salvarlo da un agguato Qiao spara in aria e viene arrestata. Dopo cinque anni uscirà di prigione, ma nel frattempo le cose sono cambiate… Il cineasta nativo di Fenyang conferma ancora una volta l'impressionante abilità di parlarci attraverso le immagini che immortalano il suo gigantesco Paese: riprese che sanno oscillare tra il primo piano angusto che cattura i dettagli di un'espressione facciale e dei campi lunghissimi solenni che proiettano lo spettatore direttamente dentro un paesaggio splendido o decadente, a seconda dei casi. Il rapporto di Jia con la sua Cina, questo suo continuo stupirsi di fronte al cambiamento costante del paesaggio naturale e urbanistico, trova nuovamente conferma ne "I figli del Fiume Giallo". Ancora una volta l'immagine parla un linguaggio universale, trascende la parola e il confronto dialettico, si fa essa stessa personaggio che muta esattamente come gli esseri umani che animano le vicende.
ATTENZIONE - SOLO DUE SPETTACOLI: 16.15 – 22.15
Premi:
Vincitore di 20 premi internazionali più altre 27 candidature; in concorso al Festival di Cannes.
|
|
|
|
|
Così la critica:
Emiliano Morreale (La Repubblica)
Presentato al festival di Cannes dell'anno scorso, “I figli del Fiume Giallo” è il nuovo grande film di uno dei grandi registi contemporanei. Attraverso le sue opere negli ultimi vent'anni Jia Zhangke ha raccontato la mutazione della Cina (come a dire: il cuore della nostra storia globale) attraverso drammi personali, sfiorando i vari generi in opere di grande respiro. E in questo caso fa una sorta di riepilogo del proprio cinema: anche alla lettera, perché utilizza a volte riprese girate in vari momenti della sua carriera, e abilmente mescolate, come a creare una invisibile stratificazione.
|
JIA ZHANG-KE
Fenyang (Cina), 1970
Jia Zhang-ke è, tra gli esponenti della cosiddetta Sesta Generazione, quello più fortemente attaccato alla realtà materiale della Cina. Nato nel 1970, "si considera un umanista e, per molti aspetti, un allievo di quel realismo didascalico di Roberto Rossellini, che incrocia con note poetiche e dure denunce nei suoi film" (Grassi, CdSera). “Superata l'iniziale diffidenza, le sue storie di solitudini hanno un fascino aspro e coinvolgente” (Carabba). Dopo aver studiato pittura frequenta l’Accademia cinematografica di Pechino dal 1993 al 1997, anno in cui dirige il suo primo lungometraggio. In Italia è conosciuto a partire da ‘Still Life’ (2006), Leone d'oro a Venezia. Nel 2008 è al Torino FF con "l'insolito e geniale '24 City', un documentario di cose inventate su un mondo che crolla”. 'The Touch of Sin' (2013) – per la critica il suo capolavoro – “conferma la capacità di Jia di fare grande cinema riflettendo in modo impietoso sul destino della sua Cina" (Mereghetti). “Un film che rimarrà nei prossimi decenni. Strepitoso, così ricco che è difficile trattenerlo tutto" (Emiliani). Le Monde, e finiamo, lo ha definito "uno dei più bei film cinesi di tutti i tempi". ‘I figli del fiume giallo’ è il suo nono lungometraggio.
|
|
|
|
|
|