Così la critica:
Alberto Savi (Cineforum)
Nelle Highlands islandesi, una donna lotta contro il capitalismo. (…) Una donna libera (ma ricercata), in guerra contro i potenti, contro lo Stato, contro l’evoluzione cieca e cinica. Un atto di resistenza ambientalista, il suo, che diventa una bomba mediatica. Un manifesto, lanciato dai tetti della città, firmato “la donna elettrica”. (…) I suoi “maestri”, altrettanto sabotatori, sono Gandhi e Mandela. Di quest’ultimo indossa una maschera in una sequenza chiave, dove con arco e freccia abbatte un drone (simbolo del capitalismo tecnologicamente più evoluto). Successivamente – inquadrata dal basso come la scimmia di “2001: Odissea nello spazio”, e con una gestualità molto simile... – fa a pezzi il drone con una roccia. Se dunque la scimmia diventa uomo evoluto, in “La donna elettrica” l’essere evoluto ritorna “scimmia” attraverso l’utilizzo del sasso (strumento tra i più arcaici) che distrugge il drone (“strumento del futuro”). In tutta questa ideologia, Halla, non ha un tornaconto personale ma un obiettivo dedicato al futuro, o meglio, alle future generazioni.
Davide Turrini (Il fatto quotidiano)
Non ci sono parole per descrivere “La donna elettrica”. Uno dei film più ribelli, divertenti, e politici di questo 2018. Intanto si astengano tutti i perditempo da realpolitik salottiera, tutte le anime candide che fanno le rivoluzioni stando davanti alla tv o dal trespolo di una cattedra del sapere. Perché nel film diretto dall’islandese Benedikt Erligsson protagonista è una donna che agisce concretamente, mani nel fango, sangue, sudore e un filo di paura, per difendere l’ambiente e la natura del suo paese, l’Islanda, dall’intrusione di multinazionali, e per provare a cambiare (almeno) la meccanica mentalità distruttrice del mondo circostante (…). «C’è una connessione forte tra i miei due film, “Storie di cavalli e di uomini” e “La donna elettrica”, ossia l’idea fondamentale che i “diritti della Natura” dovrebbero essere di fatto considerati allo stesso livello dei “diritti umani”», ha spiegato il regista. «I diritti della Natura dovrebbero essere protetti con forza in ogni costituzione e difesi da leggi internazionali. Tutti noi dobbiamo capire che la natura incontaminata ha un diritto intrinseco a esistere, una necessità che va al di là dei bisogni dell’uomo e del nostro sistema economico».
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