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Lunedì 20 Gennaio Ore 16:15 - 20:15 - 22:30
STYX
Nome film lingua originale
(Germania/Austria 2018) di Wolfgang Fischer – dur. 94’
Con Susanne Wolff, Gedion Oduor Weseka.
Rike, che lavora come medico a bordo di un’ambulanza a Colonia, decide di passare le vacanze in solitudine affrontando un viaggio in barca a vela che costeggiando l’Africa le faccia raggiungere l’Isola di Ascensione. (…) L’imprevisto incontrollato è il turning point della storia (…), nello specifico il materializzarsi a poche leghe marine di una nave in avaria, piena di profughi in evidente difficoltà. Arriva il dilemma, cosa fare? Seguire i consigli della guardia costiera e stare alla larga o impedire all’indifferenza di diventare cronica ed intervenire? (Antonio D'Onofrio - SentieriSelvaggi.it)
Premi:
Vincitore di 29 premi internazionali più altre 17 candidature, tra i quali il Premio della giuria ecumenica e altri 2 premi al Festival di Berlino, 1 candidatura agli EFA.
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Così la critica:
Alessandro Curini (Cineforum.it)
Lo Stige, (…) il fiume dell’odio della mitologia greco-romana che ostacola (…) l’accesso all’Oltretomba dal mondo dei vivi, (…) separa due realtà contrapposte. (…) “Styx” si divide idealmente in due parti. La prima, nel “mondo dei vivi”, si trasporta con un sentimento quasi romantico: una fusione panica con le forze della natura che genera un’esplosione di vita, di pura tensione positiva. (…) Nella seconda metà del viaggio, invece, il film getta uno sguardo sull’“altra riva”, quella dei morti (…). Lo Stige di Fischer assume anche un’altra sfumatura, che investe proprio l’incapacità (o la lucidissima negligenza) di agire: quella della protagonista, realmente capace di prestare soccorso ma impossibilitata dalle imposizioni di un’autorità preposta, la stessa autorità che, al contrario obbligata a intervenire, non si fa vedere.
Martina Ponziani (MyMovies.it)
Non c’è pietismo nel racconto, non ci sono sovrastrutture nella costruzione del personaggio della protagonista: è una donna che si pone delle domande legittime sulla possibilità di un solo individuo di intervenire in uno stato di crisi di altre persone e che non riesce a trovare risposte da altri se non da se stessa. (…) [U]n’opera che mette lo spettatore di fronte ai limiti del singolo. Che colloca nella responsabilità civile il senso di appartenenza alla razza umana.
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WOLFGANG FISCHER
Vienna (Austria), 1970
Studia Psicologia all’università di Vienna. Si specializza quindi in Film and Video alla Kunstakademie di Düsseldorf, per poi laurearsi in Film and Television alla Academy of Media Arts di Colonia. Prosegue gli studi cinematografici frequentando corsi in Polonia e a Roma. Nel 2009 fa il suo esordio nel lungometraggio con il thriller psicologico 'Was du nicht siehst'. ‘Styx’ è il suo secondo lungometraggio. “Ho iniziato a lavorare su questo film nove anni fa. Né io né la mia troupe eravamo preparati sulla vita in mare, infatti per mesi ci siamo allenati in un lago in Germania per ricreare le condizioni a cui saremmo andati incontro. ‘Styx’ non ha alcun effetto speciale, tutte le immagini sono state girate all’interno della barca a vela con la quale naviga la protagonista, un esperimento molto complesso per il quale sono serviti mesi e mesi di navigazione e riprese”.
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