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Lunedì 4 Novembre Ore 16:15 - 20:15 - 22:30
TUTTI PAZZI A TEL AVIV
Tel Aviv on fire
(Lussemburgo/Francia/Belgio/Israele 2018) di Sameh Zoabi – dur. 97’
con Kais Nashif, Lubna Azabal, Yaniv Biton, Nadim Sawalha.
Salam è un trentenne che vive a Gerusalemme e lavora a Ramallah. È stato assunto da poco da uno zio come stagista sul set di una famosa soap opera palestinese, “Tel Aviv on Fire”. Ogni giorno, per raggiungere lo studio televisivo, deve passare dal rigido checkpoint israeliano, sorvegliato dalla squadra di militari del comandante Assi. Fortunatamente la moglie di Assi è una grande fan della serie televisiva…
Premi:
Vincitore di 7 premi internazionali più altre 11 candidature, tra i quali 3 premi (Film Interfilm, Attore Orizzonti, Film Orizzonti) alla Mostra del Cinema di Venezia.
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Così la critica:
Daniela Catelli (Coming Soon)
Cosa può esserci di più trasversale del pubblico di una soap opera? Genere tradizionalmente incentrato su intrighi d'amore e diretto alle casalinghe, scavalca facilmente barriere sociali e culturali, e spesso anche politiche. Il regista e autore di “Tutti pazzi a Tel Aviv”, Sameh Zoabi, fa ruotare la sua commedia proprio attorno alla realizzazione di una soap palestinese ambientata nel 1967, poco prima della Guerra dei sei giorni, in cui una bella spia, Manal, fingendosi un'ebrea cresciuta in Francia, seduce il generale israeliano Yehuda per strappargli dei segreti militari fondamentali (…). Da un conflitto durato meno di una settimana, oltre quarant'anni fa, si determinò l'assetto del Medio Oriente, le cui conseguenze perdurano fino a oggi. Saper scherzare con ironia su un tema così drammatico e apparentemente irrisolvibile denota una perfetta padronanza del mezzo da parte dell'autore, che mette in scena attraverso questo meccanismo un film che parla di frontiere, territori occupati, antiche inimicizie e di una diversità di vedute tra coloro che a quella guerra parteciparono e quelli che ancora oggi ne subiscono le conseguenze. Passato e presente si confrontano attraverso i personaggi di diverse generazioni, la fiction d'epoca e le vicissitudini contemporanee dei protagonisti.
Antonio D’Onofrio (Sentieri Selvaggi)
Il percorso del film di Sameh Zoabi traccia un tragitto che segue le orme del protagonista, Salam appunto, dal momento dell’assunzione del nuovo incarico, fino all’ultimo giorno di produzione. L’escamotage meta-cinematografico fornisce il quadro storico oltrepassando il limite della finzione per raccordarsi con il presente e getta le basi di una separazione tra i popoli mai ricomposta senza soffermarsi sulle recriminazioni. Grazie al ricorso alla commedia decide di frugare alla ricerca di punti di contatto tra le piaghe del pregiudizio e del rancore. Il palcoscenico del tempo, anche con la sola presenza passiva, condiziona le esistenze da entrambi i lati dello steccato, vittime dei soprusi o di un potere logorante, ma resta un’appendice, solida ed ingombrante, al servizio delle umane fortune.
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SAMEH ZOABI
Palestina, 1975
Nasce in un villaggio palestinese vicino a Nazareth. Nel 1998 consegue una doppia laurea in cinema e letteratura inglese all’università di Tel Aviv. Ottenuta una borsa di studio, nel 2005 completa il master in regia della Columbia University School of the Arts. Esordisce alla regia nel 2005 con il cortometraggio 'Be Quiet', che gli vale numerosi premi internazionali. Nel 2011 dirige il suo primo lungometraggio, 'Man without a Cell Phone'. Premiato con l'Antigone d'oro per il miglior film al Festival Cinéma Méditerranéen di Montpellier, è un "racconto divertente e pungente sulle piccole e grandi frustrazioni di una famiglia in un villaggio palestinese nel territorio d’Israele" (catalogo COE Milano). Nel 2013 ha diretto ‘Under the Same Sun’. Come il più famoso concittadino Elia Suleiman, "stesso senso dell'umorismo surreale, Zoabi usa gli strumenti del kitsch e il tono lieve della commedia per sottolineare l'importanza delle narrazioni che riguardano quella parte di mondo”. ‘Tutti pazzi a Tel Aviv’ è il suo terzo lungometraggio.
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