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Lunedì 15 febbraio L'altro cinema europeo
VUOTI A RENDERE
(Repubblica Ceca - U.K. 2007) di Jan Sverak- dur. 100’
con Zdenek Sverak, Daniela Kolarova, Tatiana Vilhelmova, Robin Soudek
Joseph è un insegnante di 65 che non capendo più i suoi studenti, si ritira dalla scuola ma, incapace di starsene tutto il giorno in casa con la moglie, cerca un nuovo lavoro. Prima come corriere in bicicletta e poi come responsabile del ritiro delle bottiglie vuote in un supermercato. Nonostante lo scetticismo della consorte, il lavoro non solo non lo umilia ma, al contrario, lo appassiona e i clienti lo incuriosiscono al punto che - complice una naturale predisposizione alla fantasticheria - Joseph comincia a intromettersi nelle loro vite.
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Così la critica:
Roberto Nepoti (La Repubblica):
A priori, la storia di un sessantacinquenne che vive male il pensionamento non è fatta per incoraggiare il pubblico. E invece (...) si scopre una commedia anche piacevolmente furba. Arcistufo di sentirsi insultare dai suoi studenti, il professor Josef lascia l’insegnamento e si impiega prima come pony- express per le vie di Praga, poi come magazziniere in un supermarket. Né in lui, sposato da quarant’anni, i bollenti spiriti della gioventù si sono assopiti: tanto da fargli elaborare sogni erotici su giovani clienti ed ex colleghe, con un’impronta di “fellinade” che non è la cosa migliore del film. L’irriducibilità del maturo signore, tuttavia, non è vista come un vizio, ma piuttosto come un pregio: la sua energia stimola altri a intrecciare nuove storie d’amore.
Maurizio Porro (Il Corriere della Sera):
La terza età funziona al cinema e se qui non c' è un pranzo di Ferragosto, il tono del racconto è di esemplare, acida misura, non sbanda nella retorica né nel pietismo, inquadra bene i passaggi e i paesaggi interiori del prof. che alla fine festeggia 40 anni di matrimonio con un viaggio pure simbolico in mongolfiera, come il nonnino di “Giulietta degli spiriti”. Cast ottimo e vario, la sceneggiatura garantisce attenzione per tutta una serie di indovinati, buffi caratteri femminili.
Luigi Paini (Il Sole 24 Ore):
Arriva la pensione, e all'improvviso ti senti sbattuto tra i Vuoti a rendere. Proprio come Josef, il protagonista del film (…). Sorrisi, grazia narrativa, notazioni agrodolci, gran bel lavoro sulla sceneggiatura.
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SVERAK, Jan Zatec (Repubblica Ceca), 1975
Figlio di Znenek Sverak, noto attore e sceneggiatore, Jan Sverak non è un regista qualunque. Sette pellicole all’attivo che alternano al realismo di una contemporaneità grottesca, il ricordo della storia recente di Praga, sfondo di vicende dai toni malinconici. Si diploma nel 1988 all'Accademia del Cinema di Praga, nella sezione Film Documentari, con il cortometraggio “Oil Gobblers” con cui vince l'American Academy's Student Oscar. Nel 1991 esordisce nella regia con “Obecna skola” (Scuola elementare), una commedia raffinata dal tocco leggero e preciso. Il film è candidato all'Oscar per il miglior film straniero. Il successivo “The Ride” (1994) vince il Premio per la miglior fotografia al Festival di Karlovy Vary, mentre il fantascientifico “Akumulator 1” (1995, Premio della Critica al Festival di Venezia) è uno dei film cecoslovacchi più costosi e visti di tutti i tempi. Nel 1996 è la volta di “Kolya”, vincitore del Golden Globe e dell'Oscar come migliore film straniero. Con “Dark Blue World” (2001) Sverák prosegue e sviluppa la sua ricerca sul rapporto padre-figlio, giovandosi come sempre di una solida sceneggiatura che sa inframmezzare lo scavo psicologico con guizzi d'arguzia e ironia.
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