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Lunedì 26 aprile Per non dimenticare
FORTAPASC
(Italia 2008) di Marco Risi dur. 108’
con Libero Di Rienzo, Valentina Lodovini, Michele Riondino, Ernesto Mahieux.
Giancarlo Siani è un giovane praticante, impiegato “abusivo” per Il Mattino col sogno di un contratto giornalistico e di un’inchiesta incriminante contro i boss camorristici e i politici collusi. Lucido e consapevole, indaga, si informa e poi scrive pagine appassionate e impetuose sui clan camorristici.
Premi:
6 nominations
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Così la critica:
Marzia Gandolfi (My Movies):
Marco Risi non ha realizzato un altro film sulla camorra, concentrandosi esclusivamente sulle tappe di avvicinamento di Siani prima ad una consapevolezza di sé e della lotta politica, poi a una strategia letteraria e provocatoria. (…) Con la linearità di un cinema che non ha tesi da dimostrare ma una bruciante urgenza di raccontare, “Fortapasc” mette in piazza una classe politica che mira alla propria autoconservazione, una società incivile che chiede la legittimazione di essere incivile e un giornalismo (impiegatizio) che continua ad ignorare le proprie responsabilità nel degrado sociale, etico, linguistico e culturale del Paese.
Alberto Crespi (L’Unità):
Che Marco Risi sia un bravo regista, lo sappiamo dai tempi di “Mery per sempre”. Ma “Fortapasc” è un salto di qualità importante, del quale papà Dino (al quale il film è dedicato) sarebbe giustamente orgoglioso. Osservate la scena della cruentissima strage nelle vie di Torre Annunziata: Tarantino non l’avrebbe girata meglio, né con più efferatezza. Osservate il montaggio alternato tra il summit dei boss e la seduta del consiglio comunale: certo, è un omaggio a “Le mani sulla città”, ma ricorda anche il ferocissimo parallelo di “M” (Fritz Lang, come no?) tra la riunione dei ladri e quella dei poliziotti, tutti a caccia del serial-killer (il montaggio, di Clelio Benevento, è strepitoso). Come nei momenti più crudi di “Gomorra”, sembra sia tornato il “poliziottesco” degli anni ’70, ma riciclato con una coscienza civile nuova, al tempo stesso disperata e combattiva.
Boris Sollazzo (Liberazione):
Un film commovente e divertente, ironico e profondo.
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RISI, Marco Milano, 1951
Inizia come assistente dello zio, Nelo Risi, sul set di “Una stagione all'inferno”, 1971, poi con Sordi e Vanzina. È quindi sceneggiatore di “Sono fotogenico”, diretto dal padre, Dino Risi. L’esordio nella regia è del 1981 con “Vado a vivere da solo”; seguono “Un ragazzo e una ragazza” (1983) e “Colpo di fulmine” (1985). Nel 1987, con “Soldati, 365 all'alba”, inaugura un filone realista aggressivo ispirando altri autori del nuovo cinema italiano. Negli anni successivi dirige “Mery per sempre” (1989), “Ragazzi fuori” (1990), “Muro di gomma” (1991, la ricostruzione della tragedia di Ustica), “Nel continente nero” (1993), “Il branco” (1994, incentrato sul dramma dello stupro e della violenza di una generazione allo sbando), “Bambini al lavoro” (1996, film-documentario per la TV sullo sfruttamento del lavoro minorile), “L'Ultimo capodanno”, (1998), “Maradona - La mano de dios” (2006).
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