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Lunedì 22 marzo Censurati dal mercato
PUCCINI E LA FANCIULLA
(Italia 2008) di Paolo Benvenuti - dur. 84’
con Riccardo Moretti, Tania Squillario, Federica Chezzi, Giovanna Daddì, Debora Mattiello

Nel 1909, mentre Giacomo Puccini sta scrivendo “La fanciulla del West” a Torre del Lago, una giovane e timida domestica, Doria, sorprende Fosca, figliastra del Maestro, a letto con il suo librettista. Fosca decide di distruggere la testimone e persuade la gelosa consorte di Puccini che Doria sia un’amante del marito. Licenziata, cacciata e additata al pubblico disprezzo, Doria si suicida ma dopo la morte si scopre che era vergine. Con il suo silenzio voleva nascondere la relazione di Puccini con sua cugina Giulia, da cui avrà un figlio illegittimo.


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Così la critica:
Roberto Chiesi (Segnocinema):

Questa storia segreta e scandalosa, riemersa in documenti ritrovati proprio grazie alle ricerche intraprese per sette anni da Paolo Benvenuti e dagli allievi della sua scuola “Intolerance”, sarebbe stata la materia ideale per un mélo. Ma il regista pisano contempla a distanza le dinamiche dell’intrigo, raffreddandole in una squisita tessitura figurativa ispirata ai Macchiaioli (in particolare a Francesco Fanelli), adottando magistralmente il sonoro in presa diretta ed eliminando audacemente ogni dialogo. Racconta una ellittica, allusiva e inesorabile storia di sopraffazioni e crimini del potere, perpetrata ai margini della vita del genio che nulla fece per impedirla. Ferocemente contestato (nonostante le prove documentarie) dall’erede di Puccini, ha avuto una distribuzione ingiustamente sporadica.

Roberto Nepoti (La Repubblica):
Con traccia narrativa distanziata dalla voice-over e da una serie di lettere, Benvenuti orchestra una partitura consapevolmente antipucciniana: senza enfasi, senza scene madri, senza dialoghi. La rappresentazione è riempita dei suoni più vari, obbligando lo spettatore a concentrare l’attenzione su un complesso universo sonoro anziché sulla voce umana.

Roberto Silvestri (Il Manifesto):
Nuovo capolavoro di Paolo Benvenuti su un episodio tetro della vita di Puccini, che è anche illuminazione su un genio compositivo, un film ingiustamente visto solo nei più importanti festival di tutto il mondo. Fuori concorso alla mostra di Venezia 2008, è una storia sospesa tra mélo, accidia muliebre, feroce omertà provinciale che Benvenuti, con la preziosa collaborazione di Paola Baroni, inserisce in uno spazio armonico pucciniano.

BENVENUTI, Paolo – Pisa, 1946
Dopo un’attività di pittore e grafico, Benvenuti si avvicina al cinema d’avanguardia. Nel 1972 è assistente di Roberto Rossellini: i film televisivi del regista sulle grandi figure della storia, l’intenzione didattica che li guida, avranno un ruolo importante nella futura attività registica di Benvenuti che in quegli anni approfondisce i suoi studi storico-archivistici. I suoi film nascono dal confronto coi testi e i documenti della storia: “Il bacio di Giuda” (1986) mette in scena il rapporto tra Gesù e Giuda alla luce dei Vangeli canonici e apocrifi; “Confortorio” (1992) propone la vicenda di due ebrei condannati alla forca a Roma all’epoca della Controriforma; “Tiburzi” (1996) narra gli ultimi tragici giorni di un leggendario brigante toscano sul finire del XIX secolo; “Gostanza da Libbiano” (2000) fa rivivere nella Toscana del 1594 un processo per stregoneria. Il film conclude il Trittico dell’identità, un progetto teso ad accostare e confrontare la parola liberatrice dei Vangeli (“Il bacio di Giuda”) con le deviazioni ideologiche della Chiesa Cattolica contro i suoi grandi nemici storici: i giudei (“Confortorio”) e le donne (“Gostanza”).

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