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Lunedì 31 maggio Uno sguardo sul genere: il docu-fiction
FOCACCIA BLUES
(Italia 2008) di Nico Cirasola dur. 78’
con Dante Marmone, Luca Cirasola, Tiziana Schiavarelli, Lino Banfi, Renzo Arbore, Michele Placido, Nichi Vendola.
Attorno alla vera storia della “focaccia che si mangiò l’hamburger”, ovvero l’impresa di un forno di Altamura che nel 2002 fece chiudere un McDonald’s a suon di pizza, pane e focacce, lievitano tante vicende parallele, in costante disequilibrio tra finzione e realtà.
Premi:
Menzione Speciale ai Nastri d’Argento
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Così la critica:
Cristina Borsatti (FilmTV):
La formula della docufiction sposa qui il mito di Davide e Golia. Quella di Nico Cirasola è una favola. La focaccia che mangiò l’hamburger. Tra finzione e realtà, che belle facce possiamo avere noi italiani! Vince la semplicità in “Focaccia Blues”, la musica, i campi e le facce. Bari e Foggia hanno il volto di Lino Banfi e Renzo Arbore. Un proiezionista nostalgico, che ha gli occhi di Michele Placido, ci introduce alla visione. Forte come la terra, saporita come la cucina locale.
Silvana Silvestri (Il Manifesto):
Oltre che un film è una kermesse “Focaccia Blues”, un modo di fare il cinema diverso dal solito, per chi ha seguito Nico Cirasola nel suo cinema militante beffardo, con una rara capacità di coinvolgimento che lascia ampi spazi aperti all’extra filmico. In questo caso si tratta di aver coinvolto tutto un paese, Altamura, e in particolare alcuni artigiani di rara abilità. (…) Il documentario-commedia ha una base filosofica ampiamente dibattuta: tutto nasce in qualche modo dal “tempo meridiano” del prof. Franco Cassano e naturalmente dall’antica sapienza popolare esaminata nei suoi scritti e ancora pratica di vita. Si costruisce con continui ritorni a mostrare come il senso ciclico del tempo e come il senso della vita sia una questione di cura, rispetto e rapporti autentici. (…) Il blues della focaccia racconta come con il semplice accerchiamento culturale si sia fatta piazza pulita, non di un prodotto come tanti, ma di una filosofia estranea: viene fuori dalle parole del costruttore di selle, dal più vecchio (e gagliardo) macellaio d’Italia, dalle pasticcerie emigranti.
Paolo D’Agostini (La Repubblica):
Una storia che scalda i cuori.
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CIRASOLA, Nico Gravina di Puglia (BA), 1951
Operatore culturale per quasi un decennio (dal 1976 al 1985), cura mostre e rassegne, realizza cortometraggi e dirige il lavoro televisivo “L’altro figaro” (1987). Nel 1989 tenta l’affresco della vita di provincia con “Odore di pioggia”, film un po’ road movie e tanto telenovela, ma al di fuori degli stereotipi meridionalisti. È successivamente regista di un corto (“Stonde, stonde, le ortiche di Seneca”, 1991) inserito nella raccolta antologica “Corsica!” e di un lungometraggio (“Da una sponda all’altra”, 1992) che non è mai stato distribuito. Autore sempre fieramente indipendente, nel 1994 realizza “Da Do Da”, un film autoprodotto. Per Morandini è un “bizzarro cocktail di strenuo dilettantismo, ironia, gusto del paradosso e simbolismo mitologico”. Il successivo “Albania Blues” (2000) è “all'insegna di un simpatico dilettantismo sanfasòn” (Morandini) mentre “Bell’e Poker” (2002, storpiatura dialettale di Belle Epoque) è film più narrativo e meno metaforico del solito.
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