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Lunedì 3 maggio In collaborazione con il D.A.M.S.
Ore 16.15 - 20.15
HIROSCHIMA MON AMOUR
(Francia, Giappone 1959) di Alain Resnais, dur. ’91
con Emmanuelle Riva, Eiji Okada, Bernard Fresson, Stella Dassas, Pierre Barbaud
Un’attrice francese (Riva) vive una intensa ma brevissima passione con un giapponese (Okada) durante il suo soggiorno a Hiroshima, dove deve girare un film pacifista. Quest’amore le ricorda quello vissuto a Nevers durante la guerra con un giovane tedesco (Fresson) ucciso sotto i suoi occhi, ma sa benissimo che il tempo ha cancellato quel dolore come cancellerà il suo nuovo amore. I due amanti si incontrano ma su di loro incombono l’orrore e il ricordo della guerra e della bomba atomica.
Premi:
Vincitore di 3 premi internazionali (+5 nominations) tra cui la nominations all’Oscar per la Migliore Sceneggiatura Originale
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Così la critica:
Paolo Mereghetti (Dizionario dei film):
Sceneggiato da Marguerite Duras a partire da un suo romanzo, è uno dei film-chiave della Novelle Vague, straordinariamente inventivo sul piano del linguaggio e del montaggio, capace di utilizzare con grande libertà immagini e parole, tempi e luoghi diversi. Straordinario nel suo utilizzo dei contrari (Nevers e Hiroshima, l’amante tedesco e quello giapponese, il dialogo e il monologo, il documentario e la poesia), questo film, costruito tutto ad incastri e flash- back, mantiene ancora oggi una grande forza espressiva, nonostante i dialoghi della Duras rivelino un eccesso di letterarietà decisamente irritante. La differente resa luministica delle scene di Nevers e Hiroshima è dovuta a due operatori diversi, Sacha Vierny e Takahashi Michio.
Fernaldo Di Giammatteo (Dizionario dei capolavori del cinema):
Il film di Resnais si organizza attorno alla problematica della memoria e dell’oblio che già aveva caratterizzato i cortometraggi del regista: bisogna dimenticare ma anche ricordare per vivere. Su questa antitesi Resnais elabora una complessa struttura che contrappone e mescola appunto passato e presente. La voce off della protagonista costituisce l’elemento unificante che dà alle immagini l’andamento del flusso della memoria: il tempo cinematografico è scomposto in particelle minime, ossia la sua durata si scompone nella sequenza, per poi essere ricostruito dal tempo della memoria (un tempo soggettivo) che passa senza alcun segno visibile dal passato al presente e viceversa. Il film mescola stili diversi (documentario, poetico, melodrammatico) che rendono difficile la sua collocazione in un genere. Forse si può parlare di un dramma sperimentale.
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RESNAIS, Alain Vannes (Francia), 1922
È uno dei più importanti registi francesi contemporanei. È un uomo senza biografia, nel senso che si sa poco o niente della sua vita privata. Cresce in una famiglia agiata, il padre è un farmacista. Soffre d'asma e passa la sua adolescenza leggendo. All'età di 12 anni riceve in regalo una cinepresa 8 mm con cui gira un film ispirato alle avventure di Fantomas. Nel 1939 si trasferisce a Parigi per seguire i corsi di René Simon. Nel 1943 si iscrive all'IDHEC, dove studia per due anni fotografia e montaggio. Colto, aristocratico nell'animo e per ceto sociale, raffinato, il regista ha firmato opere complesse, tipicamente francesi. L'esordio risale al 1948 con un documentario d'arte, “Van Gogh”, che vince due premi a Venezia e due anni dopo un Oscar. Nel 1958 realizza il suo primo lungometraggio “Hiroshima mon amour”, cui fanno seguito film di altissimo livello tra cui “L'anno scorso a Marienbad” (Leone d'oro alla Mostra del Cinema di Venezia 1961), “La guerra è finita” (1966), “Providence” (1977), “Mon oncle d'Amérique” (1980), “Mélo” (1986), “Voglio tornare a casa!” (1989), “Smoking / No Smoking” (1994). Nel 1995 riceve il Leone d'oro alla carriera.
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