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Lunedì 28 Novembre Ore 16:15 - 20:15 - 22:30
UN PADRE, UNA FIGLIA
Bacalaureat
(Romania/Francia/Belgio, 2016) di Cristian Mungiu – dur. 128’
con Adrian Titieni, Maria-Victoria Dragus, Lia Bugnar, Malina Manovici, Vlad Ivanov.
Romeo Aldea è medico in un ospedale di una cittadina della Romania. Ha una figlia, Eliza, per la quale farebbe qualsiasi cosa, compreso tenere in piedi un matrimonio in cui l’amore è ormai un lontano ricordo. Eliza sta per diplomarsi per poi partire per un'università inglese. È un'alunna modello, dovrebbe passare gli esami senza problemi ma, la mattina prima degli scritti, succede qualcosa che potrebbe mettere a repentaglio il suo futuro. Romeo è costretto a prendere una decisione: ci sono diversi modi per risolvere il problema ma nessuno di questi contempla l'applicazione di quei principi che, in quanto padre, ha insegnato a sua figlia.
Premi:
Vincitore di 2 premi internazionali più 2 nomination, tra i quali la Miglior regia al Festival di Cannes.
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Così la critica:
Aldo Spiniello ( Sentieri Selvaggi)
“Un padre, una figlia” racconta l’impasse di una società inguaribilmente corrotta e sembra avere la chiarezza cristallina di un pamphlet. Ma Mungiu non procede per assiomi astratti o dimostrazioni a tesi. Affonda lo sguardo sulle azioni concrete, le scelte e le crisi dei suoi personaggi, e scopre, a partire dall’individuo, il risvolto politico e sociale. Non sottolinea il dramma, non infiamma, ma come sempre lavora sui pedinamenti, sui dialoghi, su scene che si aprono al tempo reale, sull’intensità emotiva. Il suo cinema sembra non far vedere nulla, eppure mostra tutto.
Paolo Mereghetti ( Corriere della Sera)
Ammirevole “Bacalaureat” di Cristian Mungiu, dove gli esami di fine liceo della diciottenne Eliza diventano lo spunto per una riflessione accorata e malinconica sui sogni e la moralità di tutto il Paese. Il regista porta lo spettatore a riflettere sulla vischiosità di certe situazioni e comportamenti. Ne esce un quadro di pessimismo diffuso, dove i sogni di rinnovamento si sfarinano di fronte a ostacoli e pressioni, e gli ideali che si vorrebbero trasmettere alle nuove generazioni dimostrano di reggersi su basi fragilissime.
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CRISTIAN MUNGIU
Iasi (Romania), 27 aprile 1968
Regista e sceneggiatore, appartiene alla generazione postdicembrista, cioè a quella categoria di uomini di cultura rumeni formatasi in seguito alla rivoluzione del 1989. Studia Letteratura inglese e americana, si laurea nel 1988, lavora come insegnante d'inglese e giornalista e frequenta corsi di cinema. Assistente alla regia in diversi film stranieri girati in Romania (‘Train de vie’ e ‘Capitan Conan’, tra gli altri), esordisce nel lungometraggio nel 2002 con la commedia dell'assurdo ‘Occident’, un "perfetto gioco a incastri sui rapporti interpersonali e la smania di espatriare" (Comuzio, Cineforum). Nel 2007 ottiene una meritatissima Palma d’oro a Cannes con ‘4 mesi, 3 settimane e 2 giorni’, "il più bel film che abbia mai visto", ha detto il nostro presidente Delucis. Ambientato nella Romania del 1987, "è un dramma umano che non concede niente, girato con uno stile di invidiabile essenzialità". Un film dove "è il tempo ad imporsi, il tempo di una lunga giornata in cui si prende una decisione (un aborto clandestino) e la si segue scendendo di gradino in gradino" (Emiliani, Cineforum). Nel 2009 firma (in parte) ‘Racconti dall'età dell'oro’, un film ad episodi che racconta piccole leggende popolari che mostrano le derive demenziali di un regime tanto rigido e rigoroso da diventare comico. Ha diretto quindi ‘Oltre le colline’ (2012). ‘Un padre, una figlia’ è il suo quinto lungometraggio.
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