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Lunedì 14 Novembre Ore 16:15 - 20:15 - 22:30
THE IDOL
Ya Tayr El Tayer
(Palestina/Qatar/Gran Bretagna, 2015) di Hany Abu-Assad – dur. 100’
con Tawfeek Barhom, Ahmed Al Rokh, Hiba Attalah, Kais Attalah.
Dopo “Paradise Now” e “Omar”, drammi focalizzati sul tema del conflitto israeliano-palestinese, il regista di Nazareth sceglie la strada del romanzo di formazione, realizzando fra commedia e melò un'accattivante biografia di Muhammad Assaf: il cantate di Gaza che - vincendo nel 2013, a 23 anni, il talent show egiziano “The Arab Idol” - è diventato simbolo di speranza per il suo popolo e ambasciatore “di buona volontà” per l'Unicef.
Premi:
Vincitore di 1 premio internazionale più 4 nomination.
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Così la critica:
Alessandra Levantesi Kezich (La Stampa)
Con sicuro piglio di regia e calore umano, Abu Assad trae suggestione dall’ambientazione in una terra da un lato aperta sul mare, dall’altro chiusa da chilometri di filo spinato, per raccontare di come l’arte possa rappresentare un’arma di riscatto senza spargimento di sangue, una forza unificatrice al di là delle differenze di idee e di bandiere.
Cristina Piccino (Il Manifesto)
Hany Abu-Assad è un grande regista. Ci vogliono talento, e tanto, e una sensibilità speciale per mostrare con l'evidenza della semplicità cosa significa vivere in un luogo senza orizzonte. Quali terremoti produce nella testa e sul corpo la frustrazione di non poter scegliere la propria vita, quanto sia pericoloso e devastante, come la ricerca di un antidoto può rendere deboli e furiosi, inebriati dai lavaggi del cervello più retrivi. E riuscirci con un cinema che rifiuta schematismi e semplificazioni ideologiche, vivo, commuovente, pieno di passione.
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HANY ABU-ASSAD
Nazaret (Israele), 11 ottobre 1961
Regista palestinese, studia ingegneria ad Amsterdam. Dopo alcuni anni di lavoro come ingegnere aeronautico, fonda la società Ayoul Film Productions e produce diversi documentari sull’immigrazione per la BBC e Channel 4. Dai primi anni Novanta è attivo come regista di corti e nel 1998 firma il suo primo lungometraggio, ‘The Fourteenth Chick’. Anche regista di documentari sui problemi multiculturali in Europa e nel Medio Oriente, si fa notare a livello internazionale con ‘Le mariage de Rana’ (2002), la storia di una 17enne ragazza palestinese che decide di avere un marito entro poche ore. Nel 2006 dirige ‘Paradise Now’ (nomination all’Oscar e Golden Globe per il miglior film straniero), le ore che precedono la missione di due amici arabi in attesa di compiere una missione suicida a Tel Aviv. Dopo ‘The Courier’ (2011) firma ‘Omar’, vincitore a Cannes della sezione Un Certain Regard e nominato agli Oscar. ‘The Idol’ è il suo quarto lungometraggio. Vive attualmente in Danimarca.
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