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Lunedì 15 Maggio Ore 16:15 - 20:15 - 22:30
NERUDA
Neruda
(Argentina/Cile/Spagna/Francia, 2015) di Pablo Larrain– dur. 107’
con Luis Gnecco, Gael García Bernal, Mercedes Morán, Diego Muñoz, Pablo Derqui.
1948: guerra fredda in Cile. Il senatore Pablo Neruda accusa il governo di tradire il partito comunista e viene accusato dal Presidente Gonzalez Videla. Il prefetto Oscar Peluchonneau deve arrestare il poeta che cerca di fuggire dal Paese con la moglie. Ispirato dai drammatici eventi della sua nuova vita da fuggitivo, Neruda scrive "Canto General". Neruda vede nella sua storia di poeta perseguitato dal suo implacabile avversario, la possibilità di diventare un simbolo di libertà.
Premi:
Vincitore di 3 nomination a premi internazionali.
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Così la critica:
Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI
“Neruda” è straordinario saggio cinematografico sulle contraddizioni della politica e della storia. Nel rievocare la vita del maggiore poeta cileno, Pablo Larrain compone un noir caleidoscopico e metafisico evitando tutte le trappole della beatificazione laica. Un film vertiginoso e sensuale, pieno di sorprendenti invenzioni formali e perennemente affacciato sulle soglie del caos.
Federica Polidoro (Il Messaggero)
Il regista, ritenuto tra i migliori della sua generazione nell’area latino americana, grazie a pellicole come “Tony Manero”, “Post Mortem” e “No! I Giorni dell’Arcobaleno”, ha scelto come soggetto del suo film un poeta e politico nazionale e ricostruito la sua personalità anticonvenzionale con un analogo impianto narrativo. L’incipit dissacrante è la chiave di lettura dell’intera messa in scena: una sequenza dai vaghi echi buñueliani dove il parlamento nazionale tiene assemblea letteralmente in una toilette. Invece di seguire il classico schema della biografia, Larrain preferisce concentrarsi su un solo periodo, quello immediatamente successivo al 1948, quando Neruda, destituito dal Presidente in carica, è costretto prima alla clandestinità e poi alla fuga dal paese.
Marco Consoli (L’Espresso):
La grandezza del film sta proprio nella capacità di trasformare una pedissequa cronaca di eventi storici in un'invenzione molto ricca anche visivamente che solo un medium come il cinema è in grado di regalarci. E di innescare così nel rapporto tra il personaggio a tutto tondo ma contraddittorio del poeta e quello del poliziotto, inizialmente un'integerrima figurina ma poi sempre più tridimensionale e pieno di debolezze umane, una riflessione sul rapporto tra arte e vita, tra scrittore e suoi personaggi.
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PABLO LARRAÍN
Santiago del Cile (Cile), 19 agosto 1976
Pablo Larraín (studi in Comunicazione audiovisiva alla UNIAAC di Santiago e fondatore della casa di produzione Fabula) debutta alla regia nel 2006 con 'Fuga', premiato ai festival di Cartagena (miglior opera prima), Malaga (miglior film latino-americano) e Trieste (miglior film e premio della giuria). Il successivo 'Tony Manero' (2008, miglior film al Torino FF e candidato all’Oscar) è il glaciale racconto della discesa agli inferi di un ossessionato fan di mezza età del John Travolta. La sua vicenda, da ritratto grottesco di un maldestro perdente, si trasforma nella storia di un brutale serial killer. “Un film - annota Mereghetti - magari non perfetto stilisticamente, ma forte e inventivo, dove le qualità della messa in scena e l'originalità dell'idea hanno trasformato in pregi i possibili difetti”. Anche nel suo terzo film ('Post mortem', 2010 ) Larraín mette in scena la vita di un piccolo e spietato uomo qualunque, qui un funzionario di obitorio innamorato di una ex ballerina in disarmo. “Asciugando i dialoghi e privilegiando la fredda oggettività dei piani fissi, il film affronta il tema delle scelte personali di fronte ai grandi fatti della Storia, interrogandosi sulla responsabilità di tutti quelli che preferiscono seppellire sotto un cumulo di macerie anche la propria coscienza morale” (Mereghetti). Nello stesso 2010, Larraín realizza 'Prófugos', prima serie televisiva prodotta in Cile dalla HBO.
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