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Lunedì 21 Novembre Ore 16:15 - 20:15 - 22:30
IL CLAN
Ya Tayr El Tayer

(Argentina, 2015) di Pablo Trapero – dur. 110’
con Guillermo Francella, Peter Lanzani, Lili Popovich, Gastón Cocchiarale.

Il clan, realmente esistito, è quello dei Puccio, famiglia numerosa argentina (tre figli e due figlie) amministrata dal glaciale patriarca Arquimedes, ex membro dei servizi segreti durante la dittatura, rimasto “disoccupato” con la caduta dei regimi. Nel 1983 decide di “mettersi in proprio” sequestrando membri di facoltose famiglie per chiederne il riscatto, aiutato dal figlio Alex, promessa del rugby e suo malgrado braccio destro dell’organizzazione, e da sua moglie complice totale degli odiosi crimini.

Premi:
Vincitore di 10 premi internazionali più 24 nomination, tra i quali 1 Goya (Miglior film latino-americano) e il Leone d’argento alla Miglior regia al Festival di Venezia.

Locandina del film immagine tratta dal film
Così la critica:
Ilaria Feole (FilmTv)
Il rapporto padre e figlio è lo snodo cruciale di “Il clan”, che mette in scena, attraverso la violenta sudditanza psicologica in cui Arquimedes riduce Alex, lo scontro insanabile tra la generazione che della dittatura è stata vittima e complice, fino a interiorizzarne la disumanizzazione totale e l’ordinaria soppressione dei diritti, e quella dei figli della “guerra sucia”(cui appartiene anche il regista) alle prese con le oscene colpe dei padri e con l’impossibilità di costruire il futuro. Una dinamica perversa e senza speranza che culmina in un finale indimenticabile, superato, per quantità di grottesco, solo dalla realtà riassunta nei cartelli finali. Trapero confeziona un thriller con colonna sonora ultrapop (“Kings” e “Creedence Clearwater Revival” commentano le azioni criminali dei Puccio), girato con agilità sinuosa e più di un ammiccamento al cinema di Scorsese.

Piera Detassis (Ciak)
Aiutato da magnifici interpreti (su tutti Guillermo Francella nel ruolo di Arquimedes) il regista conduce il gioco con mano sottile e crudele, evitando ogni trappola retorica e schivando le trappole del puro e ormai risaputissimo crime drama. Non declama il Male come fa “Gomorra”, ma lo esplora nelle sue pieghe più quotidiane e sentimentali, dunque più tragiche e amorali. Ma, proprio per questo, con una morale.

PABLO TRAPERO
San Justo (Argentina), 4 ottobre 1971

Regista, sceneggiatore, attore, produttore e montatore argentino. Studia prima architettura e poi cinematografia (alla Universidad del Cine di Buenos Aires). Partecipa a diversi seminari di autori sudamericani (Birri, Bemberg, Perez), si diploma in regia nel 1995, lavora nell'industria cinematografica come montatore e assistente alla regia, fonda la Cinematogràfica Sargentina, specializzata nella produzione di film indipendenti. Nel 1999 esordisce nel lungometraggio con ‘Mundo Grúa’, considerato uno dei capostipiti della rinascita del cinema argentino. Alla premiatissima opera prima seguono – tra gli altri – ‘El Bonarense’ (2002, premiato a Cannes), ‘Familia rodante’ (2004), “un altro bell'esempio di sensibilità cine-umanistica e di padronanza del mezzo” (Tassi, Cineforum), il film di ambientazione carceraria, ‘Leonera’ (2008) e il film di genere ‘Carancho’ (2010). ‘Il clan’ è il suo ottavo lungometraggio.
Foto del regista
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