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Lunedì 30 Gennaio Ore 16:15 - 20:15 - 22:30
MA LOUTE
Ma Loute

(Germania, Francia, 2015) di Bruno Dumont – dur. 122’
con Fabrice Luchini, Juliette Binoche, Valeria Bruni Tedeschi, Jean-Luc Vincent.

Estate 1910, Baia de La Slack nel Nord della Francia. Delle sparizioni misteriose spingono l’improbabile ispettore Machin e il suo assistente a recarsi sul luogo per indagare. In zona vive insieme alla sua famiglia Ma Loute Brufort, un giovane che lavora come raccoglitore di cozze e, insieme al padre, come trasportatore a braccia di borghesi che vogliono raggiungere la riva opposta di una piccola laguna.

Premi:
Vincitore di 1 premio internazionale. In concorso al Festival di Cannes.

Locandina del film immagine tratta dal film
Così la critica:
Cristina Piccino (Il Manifesto)
Dumont utilizza il cinema e la sua storia, compone le sue inquadrature seguendo l’iconografia del tempo, affastella dettagli e riferimenti, voracità di classe e poesia: la materia del suo paradosso sono quei corpi che però forse a causa dell’eccesso di performance mancano di verità. Sono figurine, segni, anche quando perturbano l’ordine sfiorandosi in questa convivenza forzata. La geometria di quel mondo è infatti così forte da digerire tutto. Unico frammento impazzito, spazio di una liberazione impossibile è il corpo di Billie che si sottrae sempre e comunque alla regimentazione: corsetto o pantaloni, il rifiuto del genere, del ruolo, la sostanza della ribellione.

Simona Santoni (Panorama)
Personaggi che spariscono, altri che volano o zampettano per aria, cantano arie stridule o si contorcono in smorfie e pose del corpo ridicole. (...) L'inizio del XX secolo vede la comparsa del ceto borghese, dell’industria, del capitalismo e, di conseguenza, della lotta di classe. “Si tratta di un racconto delle origini, un film primitivo sulla nostra epoca”, ha detto il regista sceneggiatore francese. Dumont ordisce così una società in bilico verso il baratro e una lotta di classe ora macabra, ora spassosa: in mezzo, a tener le fila dell'audace narrazione, l'ambiguità fascinosa di Billie (Raph).

BRUNO DUMONT
Bailleul (Francia), 14 marzo 1958

Bruno Dumont è uno fra i più discussi autori del cinema contemporaneo. Dopo la laurea in filosofia, compie la sua formazione cinematografica in modo non accademico, realizzando documentari e una quarantina di filmati istituzionali per aziende francesi. Attraverso quest’esperienza, giudicata da lui formativa in modo fondamentale per il continuo esercizio di attenzione e osservazione sul reale e su ciò che vi è nascosto, arriva a esordire a 38 anni, inaugurando un linguaggio aspro e rigoroso che manterrà costante, con un lungometraggio duro e oggettivo, 'L’età inquieta' (1997), che non passa inosservato a Cannes, dove ottiene una menzione. Sempre a Cannes vince, non senza polemiche, il Gran Premio della Giuria con l’opera seconda ‘L’humanité’ (1999). Negli anni successivi realizza ‘Twenty-nine Palms’ (2003, un grande film mancato che racconta l’amore primitivo senza storia e senza valore di due amanti perduti), ‘Flanders’ (2005, una sgradevole e antiromantica storia di violenza, guerra e amore che vince il Gran Premio della Giuria a Cannes), 'Hadewijch' (2009), ‘Hors Satan’ (2011), ‘Camille Claudel 1915’ (2013) e ‘P’tit Quentin’ (2014). ‘Ma loute’ è il suo nono lungometraggio.
Foto del regista
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