Così la critica:
Marzia Gandolfi (MYmovies)
“Remember” ribadisce gli elementi tipici del cinema di Egoyan, a partire dalla sua attenzione per la struttura (a puzzle o a labirinto). Una struttura che produce un'abile premessa smentita poi dall'epilogo, lasciando lo spettatore solo col suo desiderio di coerenza. Perché una parola e un'immagine interrompono improvvisamente il processo di costruzione di senso, invalidando il lavoro compiuto e innescando un movimento di rivalutazione della vicenda che annuncia qualcosa fino a quel momento impensabile. (...) “Remember”, thriller senile sulla Memoria e sulla mostruosità banale del totalitarismo, che ha privato l'uomo della percezione di sé e di tutte le categorie intellettive soggettive, quelle che permettono di discernere e di scegliere con coscienza tra il bene e il male, ritrova l'autore e la strategia dello scarto del suo cinema, lo stravolgimento della percezione e il narcisismo con cui riconciliamo la frattura tra desiderio e identificazione.
Concita De Gregorio (La Repubblica)
La musica non si dimentica. C'è qualcosa di magico e inspiegabile nella memoria del corpo, delle mani. Chi ha suonato uno strumento lo sa. Chi è malato di Alzheimer, chi non ricorda più neppure il suo nome può, se restituito al suo strumento, suonare. Non sempre, certo. Ma a volte può. Non ricordi dove ti trovi né chi sei stato nella vita, ma puoi suonare il piano: Wagner, un'aria, Mendelssohn, un giro di arpeggi. Come è possibile non ricordare le parole e saper eseguire uno spartito? Non hai memoria del volto dei tuoi figli ma puoi riconoscere la loro voce. La voce parla in un luogo che la scienza non conosce. È la musica l'ultimo contatto col mondo e anche il primo. Il suono. Non ricorda, Zev. Gli servono istruzioni scritte, si deve accompagnarlo ovunque. Però davanti a un piano esita, poi si siede, poi chiude gli occhi e suona Mendelsshon. (...) “Remember” è stato accolto alla proiezione per la stampa e per il mercato da cinque minuti di applausi: non era mai accaduto. È un film delicato e ironico. Uno dei più belli. (...) Sopravvissuti, vittime e carnefici: chi è stato chi, nella storia. Cosa eravamo e cosa siamo adesso.
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