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Lunedì 6 Febbraio Ore 16:15 - 20:15 - 22:30 - Il Cinema di Pablo Larrain
IL CLUB
El Club

(Cile, 2015) di Pablo Larrain – dur. 96’
con Roberto Farías, Antonia Zegers, Alfredo Castro, Alejandro Goic, Alejandro Sieveking.

C’è una casa a La Boca dell'inferno e sulla costa cilena, dove vivono una suora e quattro preti sconsacrati. Perché ciascuno a suo modo ha profanato la sacralità della vita... C'è una falda che percorre la costa cilena e che suona come un avvertimento nascosto. Sotto la superficie del Paese permane la ferita, la frattura che separa vittime e carnefici. E in un punto preciso di quella falda è ubicata la casa del pentimento, uno dei tanti ricoveri che la Chiesa riserva ai preti e alle sorelle colpevoli di 'crimini', altrimenti scontati in prigione. Preti pedofili, ladri di bambini, conniventi con l'esercito e le gerarchie cattoliche durante la dittatura, confluiscono nel singolare club di Pablo Larraín, che ancora una volta mette in relazione la Storia del suo paese con personaggi che coltivano il male e il narcisismo delirante.

Premi:
Vincitore di 17 premi internazionali più 20 nomination, tra i quali la nomination ai Golden Globe come Miglior film straniero, Gran premio della Giuria al Festival di Berlino.

Locandina del film immagine tratta dal film
Così la critica:
Roberto Manassero (Cineforum)
Se il cinema di Pablo Larraín ha un problema è forse quello di essere troppo a tesi. Ma se il cinema di Pablo Larraín ha un pregio è sicuramente quello di scandagliarle a fondo, le sue tesi, e di approfondirle, sviscerarle, farle implodere fino a un punto di rottura insostenibile.

Alberto Crespi (Il Manifesto)
Esistono film la cui importanza, oseremmo dire: la cui necessità nel mondo, nella storia, travalica la loro bellezza. Volete l'esempio più clamoroso? “Il grande dittatore” di Chaplin: quando un film attacca il più potente dittatore del pianeta e contribuisce a convincere un paese - gli Stati Uniti - a entrare in guerra contro di lui, fa qualcosa che va molto al di là del cinema. Quando poi un simile film è anche bello, siamo quasi costretti - noi critici, noi che facciamo da “medium” tra le opere e il pubblico - a parlare di capolavoro. “Il club” di Pablo Larraín è un capolavoro, anche per motivi extrafilmici - e che i cinefili, i cultori dell'arte per l'arte, se ne facessero una ragione.

PABLO LARRAIN
Santiago del Cile (Cile), 1976

Pablo Larraín (studi in Comunicazione audiovisiva alla UNIAAC di Santiago e fondatore della casa di produzione Fabula) debutta alla regia nel 2006 con 'Fuga', premiato ai festival di Cartagena (miglior opera prima), Malaga (miglior film latino-americano) e Trieste (miglior film e premio della giuria). Il successivo 'Tony Manero' (2008, miglior film al Torino FF e candidato all’Oscar) è il glaciale racconto della discesa agli inferi di un ossessionato fan di mezza età del John Travolta. La sua vicenda, da ritratto grottesco di un maldestro perdente, si trasforma nella storia di un brutale serial killer. “Un film - annota Mereghetti - magari non perfetto stilisticamente, ma forte e inventivo, dove le qualità della messa in scena e l'originalità dell'idea hanno trasformato in pregi i possibili difetti”. Anche nel suo terzo film ('Post mortem', 2010 ) Larraín mette in scena la vita di un piccolo e spietato uomo qualunque, qui un funzionario di obitorio innamorato di una ex ballerina in disarmo. “Asciugando i dialoghi e privilegiando la fredda oggettività dei piani fissi, il film affronta il tema delle scelte personali di fronte ai grandi fatti della Storia, interrogandosi sulla responsabilità di tutti quelli che preferiscono seppellire sotto un cumulo di macerie anche la propria coscienza morale” (Mereghetti). Nello stesso 2010, Larraín realizza 'Prófugos', prima serie televisiva prodotta in Cile dalla HBO.
Foto del regista
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