Così la critica:
Natalia Aspesi (La Repubblica)
Il film, diretto da Jay Roach ci riporta negli Usa della Guerra Fredda, del terrore americano per l’Unione sovietica, della caccia alle streghe a Hollywood che era considerata un covo rosso. (...). Si alternano, sullo schermo, brani di cinegiornali di quegli anni e fiction, attorno al processo che il Comitato per le Attività Antiamericane istruisce a Washington dal 20 ottobre 1947, contro i possibili comunisti del cinema: compaiono prima gli “amichevoli”, e noi li vediamo dal vero d’epoca, da Robert Taylor a Ronald Reagan, che denunciano senza problemi quelli che secondo loro sono comunisti. Come dal vero vediamo Humphrey Bogart e Lauren Bacall nel pubblico che sostiene gli accusati. Il mondo del cinema ha ricevuto il mandato di comparizione per 19 persone, dichiarate “testimoni ostili” ma solo in 11 vengono chiamati davanti alla Commissione: Bertolt Brecht risponde così bene ai furibondi giudici che riesce a non essere accusato di vilipendio del Congresso. Gli altri diventeranno gli “Hollywood ten”, i dieci condannati a mesi di prigione (Dalton Trumbo a 11) e poi privati del loro lavoro per decisione dei produttori. Qual era la colpa imperdonabile dei 10? Non, aver scritto o diretto film “filo bolscevichi”, ma aver rifiutato di rispondere, appellandosi al primo emendamento della Costituzione americana, che protegge ogni libertà, a una sola domanda «Lei è o è mai stato iscritto al partito comunista?».
Italo Moscati (Cineblog)
I due temi - la libertà ideologica e le retrovie affettive e famigliari - sono la potenza di “L’ultima parola- La vera storia di Dalton Trumbo”, e si rifanno alla grande tradizione della commedia americana, come i film di Frank Capra, l’italo americano, siciliano, interprete dei principi e delle sensibilità della Hollywood anni Trenta. È la sintesi che è stata praticata, con diversa mentalità e sentimenti, del cinema migliore italiano, dai drammi-melodrammi del neorealismo alle commedie impegnate ma anche scanzonate dei Germi, Monicelli, Risi, Comencini e tanti altri. L’America, con i suoi guai, e i suoi deliri di potenza, sa guardare il suo passato nel Novecento con tenera tensione romanzesca.
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