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Lunedì 28 Gennaio Ore 16:15 - 20:15 - 22:30
L'INSULTO
L'insulte
(Libano, 2017) di Ziad Doueiri – dur. 113’
con Adel Karam, Rita Hayek, Kamel El Basha, Christine Choueiri, Camille Salameh.
Beirut, oggi. Yasser è un profugo palestinese e un capocantiere scrupoloso, Toni un meccanico militante nella destra cristiana. Un tubo rotto, un battibecco e un insulto sproporzionato, pronunciato da Toni in un momento di rabbia, innescano una spirale di azioni e reazioni che si riflette sulle vite private di entrambi con conseguenze drammatiche, e si rivela tutt'altro che una questione privata.
Premi:
Vincitore di 10 premi internazionali più 14 nomination, tra i quali la Nomination all'Oscar come Miglior film straniero e la Coppa Volpi per il Miglior attore alla Mostra del Cinema di Venezia.
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Così la critica:
Paolo D'Agostini (La Repubblica)
È complesso il retroscena al quale rimandano mille riferimenti nel film di Ziad Doueiri. La storia del Libano postcoloniale, si regge su delicati equilibri tra diverse comunità (...) e la massiccia immigrazione palestinese vissuta come un'alterazione ulteriore degli equilibri. L'interminabile stato di guerra civile e l'episodio del 1982 quando le milizie cristiane (di fatto schierate con Israele) contribuirono a fare strage dei profughi palestinesi. “L'insulto” riconduce però tutto alla lite tra un capomastro palestinese e l'inquilino (cristiano radicale) di un palazzo che affaccia sulla strada dove l'impresa di cui è dipendente il primo sta facendo lavori. Entrambi hanno un passato familiare e personale doloroso che condizionerà il processo scaturito dalla loro lite, a sua volta nucleo emotivo forte e centrale del film.
Marina Cappi (Mymovies)
Douieri e Joelle Touma, sua compagna e co-sceneggiatrice, sono partiti da un'occasione reale, un'uscita verbale infelice del regista in un momento di nervosismo, per andare all'origine del sentimento che sta sotto certe frasi, che non vengono mai pronunciate per caso. Un'opera di immersione in profondità, dunque, tra lapsus e impulso, raccontata però in verticale, perché il conflitto, come la rabbia, come l'umiliazione, è qualcosa che monta. Raccontata in maniera diritta, appunto, attraverso tappe che si potrebbero dire prevedibili, eppure, non solo l'avverarsi del prevedibile è parte integrante del discorso, ma soprattutto è sfumato, colorato, drammatizzato da un ottimo copione, che si muove abilmente tra la sfera pubblica (e il film processuale) e il momento privato (dunque il dramma psicologico). (...) Se il film ha un limite, nel suo essere quasi didattico sull'argomento, in quel limite c'è anche la sua forza comunicativa e la sua principale ragione d'interesse, al di là della bella scrittura e delle prove attoriali di Adel Karam e Kamel El Basha. Perché parlare del peso simbolico delle parole e delle sue conseguenze reali, vuole anche dire parlare della responsabilità di chi si esprime attraverso un mezzo che è megafono e dunque del ruolo del regista.
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ZIAD DOUEIRI
Beirut, Libano, 1963
Nato in Libano, Ziad Doueiri studia in una scuola francese di Beirut e, a 18 anni, durante la guerra civile, si trasferisce negli Stati Uniti, dove si diploma in filmmaking alla UC di San Diego. Ha al suo attivo diversi cortometraggi in formato Super8 e 16mm diretti mentre lavora come assistente operatore in tre film di Quentin Tarantino ('Le iene', 'Pulp Fiction' e 'Jackie Brown'). Nel 1998 esordisce nel lungometraggio con 'West Beyrouth', premiato (tra gli altri) con il FIPRESCI Award al Toronto FF. Il successivo 'Lila dit ça' è realizzato nel 2003: in concorso in vari festival internazionali (tra cui Sundance e Istanbul), in Italia lo si è visto nella rassegna Schermi d'Amore di Verona. Dirige quindi 'The Attack' (2012) e 'Affaire Étrangère' (2013) 'L'insulto' è il suo quinto lungometraggio, il primo ad essere regolarmente distribuito in Italia.
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