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Lunedì 22 Febbraio Ore 16:15 - 20:15
IL REGNO D’INVERNO - WINTER SLEEP
Kis uykusu

(Turchia/Francia, 2014) di Nuri Bilge Ceylan - dur. 196'
con Haluk Bilginer, Melisa Sözen, Demet Akbag, Ayberk Pekcan.
Aydin è un attore in pensione, ora gestisce un piccolo hotel in Anatolia centrale. Ci sono due donne della sua vita: sua moglie, distante e fredda in ogni senso, e la giovane sorella, divorziata da poco tempo. Con l’inverno arriva la neve che copre interamente la steppa e porta la noia. Uno stato d'animo che spinge Aydin a partire per un lungo viaggio.

Premi:
Vincitore di 16 premi internazionali (più 23 nomination) tra cui la Palma d'Oro e il Premio Fipresci al Festival di Cannes.

Locandina del film immagine tratta dal film
Così la critica:
Maurizio Porro (Il Corriere della sera)
Diciamo la verità, “Il regno d’inverno”, film del turco Nuri Bilge Ceylan, Palma a Cannes e in gara per l’Oscar, è un pezzo unico e imperdibile di 196 minuti che impegna a tempo pieno ragione, cuore e sentimento. Non temete, è un suggestivo kolossal introspettivo consigliato a chi al cinema chiede ancora le virtù del pensiero, a chi capta atmosfere e panorami non da cartolina, chi vede oltre che guardare e ascolta oltre che sentire.

Alessandra Levantesi Kezich (La Stampa)
È un viaggio verso l’inverno della vita, quando all’impeto, alla passione, al desiderio di nuovo si sostituisce il bisogno di riflessione e di quiete; e la vera avventura diventa quella di trovare il coraggio di accettarsi per quel che si è (...). Nuri Bilge Ceylan non scava nelle viscere, guarda piuttosto a Cechov intessendo la complessità inafferrabile della vita sui fili di una quotidianità priva in apparenza di eventi; e regalando, a dispetto delle oltre tre ore di durata, una coinvolgente esperienza di cinema.

NURI BILGE CEYLAN – Istanbul (Turchia), 1959
Ceylan è una personalità di spicco della nuova generazione di registi turchi, ma rispetto ai suoi colleghi meno attento ai risvolti socio-politici. Per Porro (CdSera) “il regista è un virtuoso visivo, ha il tempo introspettivo del cinema che racconta ciò che non si vede, riprendendo una scena madre in campo lungo o analizzando in primissimo piano le mutazioni impotenti di un ballottaggio affettivo”. Ceylan (aggiunge Tassi su Cineforum) “non sguazza nella disperazione e neppure giudica. Sta lì, fermo, a osservare i suoi personaggi, con un’ostinazione che a volte dà sui nervi, ma che è anche il suo modo di com-patire questi individui qualunque alle prese con la fatica di amare, di capirsi, di accettarsi”.
Laureatosi alla Istanbul’s Bosphorus University, rinuncia alla professione di ingegnere per dedicarsi alla passione della sua vita. Frequentati i corsi di cinema alla Mimar Sinan University, dirige il primo cortometraggio nel 1995 (‘Cocoon’). Il lungometraggio d’esordio (‘Kasaba’, La città, 1997) è il ritratto di un piccolo e sperduto villaggio della Turchia e una riflessione sulla difficoltà del diventare adulti. Il successivo ‘Mayis sikintisi’ (Nuvole di maggio, 1999), è un film molto raffinato, al limite dell’estetismo, ma “capace di grandi momenti di contemplazione e di delicati ritratti generazionali” (Frambrosi, Cineforum). Nel 2003 Ceylan ottiene due premi a Cannes (Gran Premio della Giuria e migliore interpretazione) per ‘Uzak’, “tra i film più sorprendenti dell’anno” (Rota). È l’incontro di due solitudini (il titolo originale significa ‘distante’) e di una convivenza forzata: un film parco di parole e di grossi fatti, ma ricco di sottili motivi introspettivi e di malinconica ironia. Il successivo ‘Il piacere e l'amore’ (2006) è per la critica un altro film da vedere, “severo, scarno, doloroso, con momenti di humour e gentilezza”. ‘Le tre scimmie’ (2008, storia di un autista che si prende la colpa di un incidente d'auto al posto di un politico) “racconta quanto siamo complicati dentro e come l’amore si possa tramutare a vista in odio” (Porro, CdSera). Con il suo settimo lungometraggio, ‘C’era una volta in Anatolia’ (2011, un'indagine poliziesca lunga una notte che dà risposte sul crimine ma serve ai personaggi per guardarsi dentro), il regista conferma le sue grandi capacità di scrittura e di messa in scena.
Foto del regista
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