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Lunedì 23 gennaio Ore 16:15 - 20:15 - 22:30
TUTTI PER UNO (Les mains en l’air)
(Francia, 2010) di Romain Goupil - dur. 90’
con Valeria Bruni Tedeschi, Hippolyte Girardot, Linda Doudaeva, Jules Ritmanic
Nel 2067, Milana, una donna ormai anziana, torna con la memoria agli eventi accaduti 60 anni prima, quando frequentava le scuole elementari a Parigi insieme ai suoi migliori amici: Blaise, Claudio, Alice, Ali e Youssef. Fu allora che la famiglia di Youssef, che viveva in clandestinità, venne deportata. E fu allora che anche Milana, di origini cecene, corse lo stesso rischio. Ma fu anche allora che i bambini fecero un voto: quello di restare per sempre uniti. (FilmTv)

Premi:
Vincitore del Nastro d’Argento Europeo.


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Così la critica:
Ilaria Feole (FilmTv):
Il dramma degli immigrati come eccitante avventura da ragazzini: l’idea è straniante, la realizzazione straordinaria. Goupil schiva il rischio altissimo di mettere in bocca ai piccoli verità che suonerebbero artificiose e li lascia completamente liberi, ottenendo una freschezza stupefacente. Un’opera di denuncia che si presenta nella forma di struggente racconto di formazione.

Roberto Nepoti (La Repubblica):
Film sull’oggi mascherato da narrazione distopica (la “cornice” è il 2067, ma per raccontare un episodio del 2009), Tutti per uno è merce rara: sa dire cose gravi nei toni di una fiaba. La narratrice è Milana, minacciata di espulsione da Parigi quando era scolaretta perché cecena. In sua difesa si mobilitano tre bambini “regolari”: autoesiliandosi in un sotterraneo, creeranno un caso mediatico. Il tocco di genio di Goupil è di narrare i fatti come in un film sulla Resistenza; ma senza perdere mai il tocco di humour. Milana dice di non ricordare chi fosse il presidente francese nel 2009. E che a difendere i sans-papier, nel film, sia l'attuale cognata di Nicolas Sarkozy è una finezza di più.

Paolo Mereghetti (Il Corriere della Sera):
Perché in Italia non siamo capaci di fare film così? Così simpatici e piacevoli, ma anche così ancorati alla realtà, così capaci di rileggere con gli strumenti del cinema (qui, l’andatura della commedia) gli snodi a volte dolorosi e tragici della nostra società. E così ben interpretati. Perché?

ROMAIN GOUPIL - Parigi (Francia), 1951
Militante rivoluzionario, attivista durante le lotte contro la guerra nel Vietnam, espulso dalla scuola per il suo impegno politico, è in prima linea nel ‘68. Aiuto operatore per Yves Boisset, lavora poi come assistente per Deray, Polanski, Godard e Ackerman. Dopo due cortometraggi, esordisce nella regia nel 1982 con Mourir à trente ans, un brillante docu-fiction, funebre e autoironico, sui reduci del maggio francese. Ho imparato molto presto a servirmi di una cinepresa per evitare gli errori di ortografia - dichiara il regista, che definisce la sua opera prima “un bilancio critico delle nostre pratiche militanti”, realizzata con lo scopo di “rivedere con lo sguardo di oggi tutto ciò che si è vissuto”. Se il successivo La Java des ombres (1983) delude la critica, À mort la mort! (1999) è il ritratto ironico di una generazione di sopravvissuti che ha attraversato gli anni dell’euforia e stagna ora nella disillusione (Azzalin). Anche in Une pure coincidence (2002) Goupil sembra rimanere “legato alla vita reale e alle proprie esperienze. Mischiando interviste a familiari e amici, il regista confeziona un docupolar di rara originalità, con un finale che ribalta in maniera geniale il meccanismo di solito usato nel cinema per mettersi al sicuro da qualsiasi noia” (Spanu). Tutti per uno (2010) è il suo quinto lungometraggio.
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