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Lunedì 6 febbraio Ore 16:15 - 20:15 - 22:30
LADRI DI CADAVERI – BURKE & HARE (Burke and Hare))
(Gran Bretagna, 2010) di John Landis – dur. 91'
c
on Simon Pegg, Andy Serkis, Isla Fisher, Jessica Hynes, Tom Wilkinson
William Burke e William Hare cercano di sbarcare il lunario nell’Edimburgo del 19esimo secolo. Dopo l’ennesima impresa commerciale fallita, ritornano alla pensione di Hare e scoprono che il loro inquilino è morto il giorno in cui doveva pagare l’affitto. Mentre la coppia decide di come liberarsi del corpo, si rendono conto che un cadavere può fruttare una bella somma. Edimburgo è il centro dell’universo della ricerca medica e i dottori della città cercano disperatamente cadaveri per le loro lezioni di anatomia. (Primissima)


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Così la critica:
Marco Triolo (Film.it):
Simon Pegg
e Andy Serkis sono la prima e più evidente ragione per vedere questo film […]. I due si muovono con disgustosa agilità per le strade di una città gelida e tentacolare, ne popolano gli angoli più oscuri da cui colpiscono le loro ignare vittime. […] E sì, fanno ridere. Tanto. E qui salta fuori proprio quel Landis che sembrava sparito: nel film c’è un gusto per la narrazione così esilarante che si capisce chiaramente quanto ancora prima del suo pubblico, sia stato proprio il regista a divertirsi un mondo, raccontando una storia fatta di assassini, profanatori di tombe, medici deliranti, governanti corrotti, mafiosi e profittatori vari. […] Landis non nasconde mai le loro azioni, anzi le mostra sempre fino all’ultimo, macabro dettaglio. E dietro le quinte se la ride, pensando a quanto ci divertiremo noi.

Edoardo Becattini (MYmovies):
“Questa storia è ispirata a fatti reali, tranne quelli che non lo sono”. Fin dai titoli di apertura, il ritorno di John Landis al cinema dichiara la sua sincera disonestà e pone un esergo fulminante per tutti i film autoproclamanti verità storica. In questa semplice frase c’è già un programma di lavoro: un incrocio fra storia e leggenda, scienza e fantasia, in cui si può leggere tanto un omaggio alla migliore tradizione del romanzo gotico britannico, quanto molte delle peculiarità del cinema di Landis.

JOHN LANDIS - Chicago (Stati Uniti), 1950
“Il cinema di Landis è cinema nostalgico, che gioca con i generi, li combina e scombina, li svuota e li riempie di fin troppe altre cose che non sono più la smarrita nonchalance del racconto” (Fornara). “Le sue opere sono congegni esplosivi e destabilizzanti. E ogni volta che appaiono - comiche, politiche, teoriche - creano confusione e riflessione. E depistano. Scardinano generi e certezze” (Gariazzo). Landis è considerato uno dei registi più ironici di Hollywood. Pur non diventando mai un vero e proprio maestro del cinema, ha comunque lasciato il segno con le sue commedie demenziali e i suoi film horror. Nato in una famiglia ebrea a Chicago, appassionato divoratore di pellicole, Landis lascia la scuola a 17 anni e lavora come fattorino alla 20th Century Fox. Dopo aver fatto lo stuntman, l’attore e l’aiuto regista, nel 1973 dirige “Slok”, un tributo ai monster movies che si rivela un flop. Se con la grottesca e caotica commedia “Animal House” (1978) si fa conoscere in tutto il mondo è con il geniale musical cult “The Blues Brothers” che passa alla storia del cinema. Da sempre amante del cinema horror, Landis cerca di far combaciare la sua spiccata ironia con questo genere cinematografico dirigendo nel 1981 l’ormai classico “Un lupo mannaro americano a Londra”. Il risultato è un film stroncato dalla critica, ma amatissimo dal pubblico. L’esilarante satira dell’alta società americana “Una poltrona per due” (1983) e “Tutto in una notte” (1985) ne confermano il talento. Dopo i film dei primi anni Ottanta, Landis diventa a poco a poco un autore sempre più ai margini. Di questo periodo sono i mezzi disastri al botteghino “I tre amigos” (1986), “Il principe cerca moglie”, “Amore all'ultimo morso” (1992), “Oscar - Un fidanzato per due figlie” (1993), “Un piedipiatti a Beverly Hills III” (1994), “The Stupids” (1996) e “Delitto imperfetto” (1999).
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