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Lunedì 7 maggio Due soli spettacoli: Ore 16:15 20:15 - In collaborazione con il DAMS
LA DECIMA VITTIMA
(Italia 1965) di Elio Petri, dur. 90’
con Marcello Mastroianni, Ursula Andress, Elsa Martinelli, Salvo Randone, Massino Serato, Milo Quesada, Anita Sanders
Nella società del futuro l’aggressività viene sfogata con la caccia all’uomo, ripresa dalla tv in diretta. La vittima predestinata di Caroline (Ursula Andress) è il pacioso Mastroianni ma finirà con l’innamorarsene.
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Così la critica:
Fantafilm:
Una vicenda di fantasia che serve al regista Elio Petri per imbastire una denuncia contro il sistema capitalistico e contro l'invadenza dei mass media: gli uomini sono assimilati a merci di consumo, facilmente sostituibili, ed il loro ruolo sociale è circoscritto all'occasione di uno spettacolo di massa. Il film rientra nel genere della fantascienza italiana, ma si distingue per un impegno produttivo superiore alla media e per un intelligente utilizzo dei temi propri della commedia di quegli anni (nel protagonista, Mastroianni, si rispecchia una borghesia italiana agiata, svogliata, alle prese con problemi finanziari e volubile nelle scelte sentimentali).
Il cinema secondo me:
Fa un certo effetto vedere un film di fantascienza italiano del 1965 .Fa effetto, innanzitutto, perché il genere non è consueto nel cinema italiano e poi perché vedere come, nei film del passato, si immaginava il futuro, rivela tenere ingenuità e molte intuizioni profetiche. In questo caso, alle intuizioni non manca un certo disincantato cinismo suggerito anche da quel genio dalla scrittura tagliente che fu Ennio Flaiano. Fa anche effetto perché nel 1965 i mezzi tecnici permettevano una rappresentazione del futuro fatta solo di scenografie, costumi e suppellettili. Dominano, infatti, la citazione della Pop Art più fumettosa, ricca di plastica, telefoni “Ericofon” e un pizzico di Fellini.
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ELIO PETRI - Roma, 1929 - Roma, 1982
Dedito in gioventù alla militanza politica, Eraclio Petri, detto Elio entra nel mondo del cinema nel 1951 come aiuto regista di De Santis (Roma ore 11) mentre è critico cinematografico per “L’unità”. Nei lustri che seguono, lavora alla sceneggiatura di numerose pellicole (“Uomini e lupi”, “Il gobbo”, “I mostri”, “L’impiegato”) e dirige due corti, “Nasce un campione” del 1954 e “I sette contadini” del 1957. Firma il suo primo lungometraggio nel 1961 con “L’assassino”, atipico poliziesco di analisi psicologica con un ottimo Mastroianni; ancor più convincente risulta “I giorni contati”, sulla crisi esistenziali di uno stagnaro romano resa alla perfezione dalla grande prova d’attore di Salvo Randone. Generalmente sottovalutate le opere seguenti “Il maestro di Vigevano” (1963) e “La decima vittima” (1965) sono invece opere di un certo valore. Il seguente “A ciascuno il suo” (1967) traduce in immagini la pagina di Leonardo Sciascia con notevole vigore: si affaccia qui quella propensione per il cinema d’impegno civile del Nostro che dopo la parentesi di “Un tranquillo posto di campagna” (1969), confusa allegoria sul ruolo dell’artista nella società contemporanea troverà più tardi compiuta espressione nella “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” (1970) e nel meno riuscito “La classe operaia va in paradiso” (1971), entrambi interpretati da un immenso Gian Maria Volontè. Altri film: “La proprietà non è più un furto”, “Todo modo”, “Buone Notizie”.
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