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Lunedì 10 gennaio Ore 16:15 – 20:15 – 22:30
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(Francia 2009) di Philippe Lioret - dur. 110'
Con Vincent lindon, Firat Ayverdi, Audrey Dana, Derya Ayverdi

Bilal, un adolescente curdo, raggiunge la Francia con la speranza di poter arrivare a Londra per riabbracciare la fidanzatina. Alla frontiera di Calais viene però fermato e decide di raggiungere l’agognata Inghilterra a nuoto. Cerca l’aiuto di un istruttore per prepararsi atleticamente e fa la conoscenza di Simon, che si getterà anima e corpo per cercare di aiutare nell’impresa il ragazzo.

Premi:
Vincitore di 8 premi internazionali (+10 nomination), tra cui il Premio della giuria ecumenica e il Label Europa Cinemas al Festival di Berlino 2009.



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Così la critica:
Mauro Gervasini (Film Tv):
Ottimo film di Philippe Lioret (…) che questa volta firma il suo lavoro migliore. Non tanto per l’intensità del rapporto tra i due uomini (...) quanto per il contesto, i rumori di fondo, il bisbigliare meschino dei vicini di casa, intesi come cittadini che spiano, additano, spifferano, invocano la gogna. Un’assurda legge francese, infatti, punisce chi i clandestini non li denuncia all’autorità e questo, per il Paese che durante la Seconda guerra mondiale fu smembrato dalle delazioni, è una vergogna nazionale. Simon e Bilal, però, uniti da una conoscenza altamente simbolica, perché favorita dall’elemento amniotico, è come se si resettassero, dimenticando sovrastrutture, pregiudizi, particolarismi. Solo due esseri umani, nudi, uno di fronte all’altro, lingue diverse ma stessi desideri, stesse paure, medesimo sguardo...

Marzia Gandolfi (MY movies):
Il regista riconferma la sua attenzione per la mercificazione delle vite nel complesso processo di disumanizzazione dell’Europa contemporanea. (...) La sopraffazione del più debole è analoga a tutte le latitudini, compresa la “democratica” e “rivoluzionaria” Francia che ospita una teoria di convivenze rese difficili dai codici sociali e da paure ingiustificate. La coscienza collettiva è assente o rallentata da egoismi, bassezze e diffidenze, che sono l’Humus in cui cresce e prospera l’intolleranza di una comunità verso una minoranza. Il coraggio del singolo sembra allora essere l’unica speranza contro la violenza delle istituzioni, raccontata non come attrito deflagrante ma come forza di inerzia, attraverso un logorio costante tra i personaggi.
PHILIPPE LIORET - Parigi (Francia), 1955
Philippe Lioret entra nel mondo del cinema lavorando come tecnico del suono per registi come Robert Altman e Michel Deville. Nel 1994 debutta alla regia con “Tombés du ciel”, premiato a San Sebastian. È la storia di un signore a cui hanno rubato i documenti: costretto a passare un lungo periodo di tempo all'aeroporto di Parigi per disguidi burocratici, vi scoprirà una serie di curiosi personaggi senza patria. Tre anni dopo gira la commedia “Tenue correcte exigée” (inedita in Italia) e nel 2001 racconta in “Mademoiselle” una breve storia d’amore. Con il robusto dramma passionale “L'équipier” (2005) vince il primo premio a France Cinéma e riceve tre candidature ai premi César. Sul sito del festival fiorentino si sottolinea "la classicità di questa pellicola che viaggia lontano anni luce da molto cinema moderno volgendo lo sguardo, per stessa ammissione dell’autore, all’arte narrativa di grandi maestri del passato". Il successivo “Je vais bien, ne t'en fais pas” (2006) è la storia di una ragazza che va alla ricerca del fratello gemello scomparso, "è un risultato splendido che, a parte il perfetto meccanismo, non ha paura di parlare al nostro cuore" (Comuzio, Cineforum). Il film ottiene due premi César per le interpretazioni.
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