FORUM
Cineforum> Stagioni precedenti> Stagione 2010-2011
Lunedì 2 maggio Ore 16:15 – 20:15 – 22:30
PIETRO
(Italia, 2010) di Daniele Gaglianone - dur. 82'
Con Pietro Casella, Francesco Lattarulo, Fabrizio Nicastro
Pietro vive in un quartiere periferico di Torino con il fratello tossicodipendente Francesco; si guadagna da vivere distribuendo volantini e il suo leggero ritardo mentale lo mette al centro dell'irrisione degli amici del fratello per i quali si esibisce in imitazioni surreali. Un giorno Pietro conosce una ragazza che è stata assunta per fare il suo stesso lavoro e qualcosa nella sua vita sembrerebbe cambiare.



GUARDA IL TRAILER
Così la critica:
Giona A. Nazzaro (FilmTv):
Pietro” è un film che fa male. Bisogna letteralmente costringersi a guardare lo schermo. Bisogna permettere al dolore di calare nelle ossa. È questa la nostra vita. E questi sono i peggiori anni della nostra vita. Prodotto da Gianluca Arcopinto, “Pietro” di Daniele Gaglianone reinventa letteralmente il dolente patetismo desichiano ripulendolo di tutte le incrostazioni confessionali e umaniste. Ne risulta un film gonfio di un amore fassbinderiano. Pietro vuole solo essere amato. Ma nell'Italia di oggi non è possibile. Non più (...). Calvario laico, “Pietro” è il film più necessario del momento. L'epitaffio di un'Italia triste, violenta, arrogante e morta.

Boris Sollazzo (Liberazione):
Pietro
, film girato in 12 giorni e provato per due mesi, 110 mila euro circa di budget - senza l'apporto del cast che l'ha resa di fatto un'opera autoprodotta, parleremo di almeno 350 mila euro - racchiude anni di rabbia che implodono dentro il corpo esile di Pietro. Che forse ha un cuore grande ma una mente ingenua e disarmata che lotta contro l'orrore quotidiano di una Torino che non conosciamo e che esploriamo con la macchina da presa di Daniele Guaglianone.

Fabio Ferzetti (Il Messaggero):
Ci sono film che urlano disperatamente la loro diversità ma acquistano il loro senso solo visti nel quadro generale. È il caso di Pietro, terza regia di Gaglianone dopo “I nostri anni” e “Nemmeno il destino”, così orgogliosamente radicale che rischia di suonare programmatico e dimostrativo più che vero e sconvolgente

DANIELE GAGLIANONE - Ancona (Italia), 1966
Nel 1972, a sei anni, si trasferisce con la famiglia a Torino. Dopo essersi diplomato in ragioneria frequenta il corso di Storia e critica del cinema tenuto da Gianni Rondolino all'Università di Torino. Dai primi anni ’90 collabora con l’Archivio Nazionale della Resistenza, dove sperimenta varie mansioni nell'ambito cinematografico. Negli stessi anni dirige numerosi cortometraggi di fiction e documentari, in video e in pellicola, premiati in diversi festival internazionali: “Era meglio morire da piccoli” (1992), vince il Primo premio al Festival di Torino nella sezione Spazio Italia; “L’orecchio ferito del piccolo comandante” (1994, premiato a Locarno, sezione I Pardi di domani, e a Bastia); “La carne sulle ossa” (1997, premiato ai Festival dei Giovani Artisti di Torino e alla Biennale di Rijeka). Nel 2000, portandosi dietro tutta la sua esperienza di documentarista e ricercatore, dirige il lungometraggio “I nostri anni”. Gli anni del titolo sono “quelli della vita partigiana sulle montagne piemontesi e quelli di adesso, della vecchiaia e di un tempo, il nostro, che vuole dimenticarsi del passato”. I protagonisti del successivo “Nemmeno il destino” (2004) sono invece tre adolescenti braccati da un difficile presente.
TORNA SU