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Lunedì 11 aprile In collaborazione con il DAMS Ore 16:15 – 20:15
IL MONELLO
(USA 1921) di Charlie Chaplin – dur. 83'
con Charlie Chaplin, Edna Purviance, Jackie Coogan, Baby Hathaway, Carl Miller
.
Un simpatico vagabondo alleva il neonato che la madre ha abbandonato e quando il bimbo cresce gli insegna a rompere i vetri che poi si offre di sostituire: nonostante poliziotti e burocrati, riuscirà a evitargli l'orfanotrofio ma non a sviare le ricerche della donna che, divenuta una celebre attrice, lo vuole riavere. Primo lungometraggio di Chaplin.

Il film sarà accompagnato al pianoforte dal maestro Luigi Giachino.



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Così la critica:
Paolo Mereghetti (Dizionario dei Film):
Il primo lungometraggio di Chaplin fu anche il suo più grande successo, riflessione in parte autobiografica sulla gioventù abbandonata (lui stesso era stato strappato alla madre per essere allevato in un orfanotrofio) ma anche struggente atto d'amore verso l'umanità. Chaplin non tradisce la propria carica antisociale e sostanzialmente anarchica (evidente nella "cattiva" educazione impartita al piccolo e nel ruolo negativo incarnato, come sempre dai poliziotti), riuscendo perfettamente a equilibrare la carica sentimentale del melodramma - in fondo si tratta pur sempre della storia di un bambino abbandonato - con le situazioni comiche. La lavorazione del film - che aiutò Chaplin a superare lo shock per la morte del figlio Norman, nato deforme e rimasto in vita solo tre giorni - fu eccezionalmente lunga (un anno di riprese e cinquanta volte il normale fabbisogno di pellicola) e funestata dai ricatti della prima moglie Mildred Harris, che in vista del divorzio cercò di sequestrare il negativo della pellicola. Nel 1971 Chaplin compose la musica che accompagna l'edizione in dvd e tagliò tre scene (per un totale di 6 minuti) riguardanti il personaggio della madre.

Ferdinando Di Giammatteo (Dizionario dei Film):
Il film è largamente autobiografico: questo Jackie Coogan di cinque anni, il berretto di traverso, i calzoni con le bretelle, è proprio quel monello di Lambeth che è stato Chaplin, il quale fu rinchiuso a suo tempo per due anni in un orfanotrofio, mentre la madre era a sua volta rinchiusa in una casa di cura. Anche la povera soffitta del film è volutamente identica a quella di Pownall Terrace dove l'attore conobbe la stessa miseria del suo monello. Anche qui Chaplin finge di riprodurre i moduli narrativi del melodramma vittoriano cari all'industria hollywoodiana, ma in realtà fa in modo che il patetico sia continuamente smentito dal comico e dal grottesco, formando un intreccio indissolubile di humour e di tragico. L'apertura lirica finale sigilla, con un'iperbole fantastica tipicamente chapliniana, l'impasto polifonico del'opera. Successo trionfale e avvio di una luminosa carriera nel grande cinema prodotto dalla grande industria: un connubio difficile e pericolosissimo, che tuttavia a Chaplin riuscirà per oltre 20 anni.

CHARLIE CHAPLIN
Londra (Inghilterra) 1889 – Corsier-sur-Vevey (Svizzera), 1977
Figlio di un comico alcolizzato e di una cantante di varietà, il piccolo Charlie si arrangia sui palcoscenici fino a quando, in occasione di una tournée negli Stati Uniti, si fa notare da Mack Sennett che lo scrittura per la Keystone. A poco a poco, si forma il personaggio del Vagabondo, prima nei 35 corti della Keystone, poi nelle prove più complesse che culminano, nel 1918, in due esempi di acrobatica precisione comica e di penetrante analisi sociale: “Vita da cani” e “Charlot soldato”. Nel 1921, dopo aver contribuito a fondare la United Artists, affronta il suo primo lungometraggio: “Il monello”. Gli anni ’20 vedono la realizzazione di altri capolavori (tra cui “La febbre dell’oro” e “Il circo”), tappe di una evoluzione che abbina il gusto dissacratorio dell’umorismo e il sentimentalismo vittoriano e perbenista in cui Chaplin si era formato. Con “Luci della città” (1931) e “Tempi moderni” (1936) Chaplin approfondisce la sua polemica anarchica verso l’organizzazione sociale e con “Il grande dittatore” (1940) scende in campo con tutta l’energia provocatoria che il suo sarcasmo antinazista gli suggerisce. Più indiretta ma ancora più feroce – e definitiva – è la polemica contenuta nella catena di delitti compiuti da “Monsieur Verdoux” (1947). Patetico e in qualche modo straziante è il successivo e autobiografico “Luci della ribalta” (1952), elegia sulla vecchiaia. Le ultime due opere – “Un re a New York” (1957) e “La contessa di Hong Kong” (1967) – chiudono in minore una carriera di artista che ha conosciuto trionfi, aggressioni (nel 1952 è espulso dagli USA), processi e diffamazioni infinite, sistematica esclusione dagli Oscar. (Di Giammatteo, Dizionario del Cinema).

LUIGI GIACHINO
Diplomato in pianoforte e composizione con il massimo dei voti al Conservatorio di Torino con Maria Gachet e Gilberto Bosco, ha proseguito gli studi con Vincenzo Vitale e Giorgio Ferrari, conseguendo inoltre un attestato di specializzazione post-diploma CEE in composizione, arrangiamento e direzione d’orchestra di musica extracolta. Ha scritto lavori cameristici, sinfonici e lirici, eseguiti periodicamente in concerti e registrazioni discografiche e radiotelevisive. È stato “Fellow” della fondazione statunitense Centro Studi Liguri per Le Arti e per le Lettere per la stesura del melodramma “La casa del nonno”. Vincitore di numerosi premi, nel 1993 si è aggiudicato una borsa di studio della Direzione Generale SIAE per studiare con Carlo Savina e ne è diventato assistente in diversi corsi di musica filmica (Scuola di Musica di Fiesole, Conservatorio di Genova, AlassioLaboratorioMusica, ecc.).
Dopo un intenso impegno pianistico, il suo interesse per la comunicazione audiovisiva ne ha indirizzato l’attività principalmente verso la composizione musicale applicata. È autore di balletti, musiche di scena e schermiche per vari committenti fra i quali RAIDUE, RAISAT, FIATauto, TorinoSpettacoli, Ministero dell’Ambiente - Commissione Europea DG XI - Lipu, Città di Torino - Assessorato per l’Ambiente, Giugiarodesign, RAITRE, Mediagold, Università di Torino, Portfolio Italia Holding, Accademia Regionale di Danza di Torino, Centro Estero Camere di Commercio Piemontesi. Spesso impegnato in masterclass e giurie di concorso, è docente di Musica per le Immagini presso la Facoltà di Scienze della Formazione - DAMS - dell’Università di Torino ed è titolare della cattedra di Armonia, Contrappunto, Fuga e Composizione presso il Conservatorio di Genova. È pubblicato da Curci, Nuova Fonit-Cetra, Casa Sonzogno e Carocci. Esperto di cinema e musica ha pubblicato i libri "Immaginando in musica - Appunti per registi, musicisti e sonorizzatori" e "Ascoltare le immagini - L'importanza della musica nel linguaggio cinematografico". Responsabile musicale del palinsesto televisivo digitale terrestre Extracampus dell’Università di Torino, è direttore di RivoliFilmusicFestival.
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