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Lunedì 14 febbraio Ore 16:15 20:15 22:30
SOMEWHERE
(USA 2010) di Sofia Coppola - dur. 98'
Con Stephen Dorff, Elle Fanning, Chris Pontius, Karissa Shannon, Kristina Shannon
Johnny Marco, attore italo americano, vive nel mitico hotel Chateau Marmont tra spettacoli erotici e brevi avventure in un'apatia ovattata e distruttiva fino all'arrivo della figlia undicenne Cleo...
Premi:
Leone d’oro alla Mostra del Cinema di Venezia 2010.
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Così la critica:
Mariuccia Ciotta (Il Manifesto):
Sofia ci impone prepotente il suo mondo a parte. (...) Johnny Marco si impasticca, beve e si addormenta davanti alla lap dance di due popcorn venus appese a pertiche portabili, piccoli giochi a favore del divo catatonico, richiesto per foto sul set e per conferenze stampa surreali. (...) Finché in scena arriva Cleo (Elle Fanning, curriculum sterminato) undici anni, sua figlia. Entriamo in zona “Lost in translation”, contatti intraducibili tra adulto e bambina, e Sofia Coppola pesca nell'archivio della memoria di Francis Ford, quando papà la trascinava per gli alberghi di mezzo mondo. (...) Minimale, pensando a “Paper Moon”, “Somewhere” è un trattato comico-filosofico in stile Snoopy intento a guardar le stelle mentre intorno qualcuno si agita. Johnny Marco, divorziato, si ritrova sua figlia in casa, la madre se ne è andata a cercare se stessa da qualche parte. Lui non sa dove andare,(...) non conosce “Twilight” e se lo fa raccontare dalla figlia, mentre vola verso Milano per ricevere il Telegatto. E qui la carta geo-antropologica si capovolge in un flash impressionante sullo stato dell'Italia. Albergo kitsch, stucchi e cornici d'oro, giornaliste-veline, palcoscenico da avanspettacolo con l'invasione degli ultracorpi Simona Ventura e Valeria Marini nella parte di se stesse... la lap-dance hollywoodiana a confronto sembra il Lago dei cigni.
Lietta Tornabuoni(La Stampa):
Incantevole e bello (...) divertente, intelligente, delicato, riuscito benissimo, ammirevolmente interpretato da Stephen Dorff e Elle Fanning.
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SOFIA COPPOLA - New York (Stati Uniti), 1971
Ha respirato aria di cinema fin da neonata quando appare nei primi due episodi della saga de “Il padrino”, del padre Francis Ford. Nel terzo capitolo della serie (1990) i critici giudicano la sua interpretazione dilettantesca e involontariamente comica. Dopo aver lavorato come costumista, si iscrive al California Institute of the Arts e diversifica le sue attività: disegna una linea d’abbigliamento, è fotografa di moda per Vogue e Allure, dirige alcuni video musicali. Esordisce come regista nel 1998 con il corto “Lick the Star”, nel quale si trovano già tematiche e atmosfere di quello che sarà il suo primo, apprezzato lungometraggio, “Il giardino delle vergini suicide” (1999). Nel 2003 realizza “Lost in Translation”, un omaggio all’amicizia e a Tokyo. Il film, spiega la regista a Venezia in conferenza stampa, "parla di quei momenti della vita che sono fantastici ma che non durano. Sai già che non avranno un seguito ma che resteranno con te per sempre, continuando a influenzarti". Il successivo “Marie Antoinette” (2006) è un sontuoso ritratto di un'altra teenager spaesata (la giovane regina di Francia, di origini austriache), sola in un ambiente ostile.
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