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Lunedì 15 Dicembre Ore 16:15 - 20:15 - 22:30
MAPS TO THE STARS
(Canada/USA 2014) di David Cronenberg dur. 111'
Con Julianne Moore, Mia Wasikowska, John Cusack, Robert Pattinson, Olivia Williams
Benjamin è un bambino prodigio, star di un a serie di film comici per tutta la famiglia che si atteggia ad adulto e possiede tutte le nevrosi e l'arroganza del navigato performer. Contemporaneamente una delle clienti del padre è un'attrice di poca fortuna, figlia a sua volta di una nota stella del cinema che forse potrà interpretare il ruolo di sua madre. Nella sua vita arriva una ragazza con il volto sfregiato da un'ustione, innamorata di un autista che sogna di fare l'attore. La ragazza vorrebbe lavorare come assistente ma...
Premi:
Vincitore di 3 premi internazionali (più 1 nomination) tra cui il premio per la Migliore Attrice (Julianne Moore) al Festival di Cannes e il premio per la Migliore Attrice (Julianne Moore) al Festival di Sitges.
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Così la critica:
Fabio Ferzetti (Il Messaggero)
“Maps of the Stars” di David Cronenberg. Ovvero la capitale mondiale della vanità secondo un grande visionario che stavolta non inventa mondi paralleli ma si limita a esasperare ciò che è sotto gli occhi di tutti. E cioè il cinismo, l'avidità, la volgarità, il culto delle apparenze, la fame di successo, che sono il pane quotidiano di chi lavora nella fabbrica di sogni (sogni?) che chiamiamo Hollywood. Prigioniera del suo stesso mito, nonché costretta a produrre a ritmi sempre più forsennati per alimentare anche la fornace della tv, sempre accesa come i bracieri delle Vestali.
Claudio Bartolini (FilmTv)
Il cinema è morto e ci rimangono soltanto i suoi fantasmi inconsci (in forma di visioni) e reali (una figlia sbucata dal passato), che nella messa in scena cronenberghiana si materializzano per tentare invano di formulare nuove storie, di narrare ancora. Ma in questa settima arte terminale non c’è più spazio per la narrazione. A Cronenberg non interessa più il racconto, ma soltanto l’isolamento di una porzione di mondo da studiare, al solito, alla maniera degli entomologi. Questo è cinema di corpi ed encefali dissolti, gassosi, autoabolitisi nei campi/controcampi e in dialoghi a base di feci, putrefazione, peti e inerte sangue mestruale. Il cinema è evaporato, e Cronenberg ha fatto evaporare il suo cinema. Un’opera dolorosa e immensa.
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DAVID CRONENBERG - Toronto (Ontario, Canada), 1943
«L'Apocalisse, per Cronenberg, non arriverà sotto forma di quattro cavalieri scheletrici scesi dal cielo o per il collasso ambientale o universale. La vera scintilla di annientamento sarà l'uomo stesso (…). Con la complicità delle penne più terribili della letteratura fantascientifica e horror, Cronenberg è diventato l'insuperato artefice di inquietanti e personalissime parabole. Ritorna alla leggenda dell'origine dell'uomo, che non parte dalla scimmia ma dall'insetto, assunto come valenza simbolica del suo cinema viscerale e contaminato. Irascibile e appassionato, tenero e rabbioso, ben contento di essere soprannominato il “depravato sovrano dell'horror venereo” da una Hollywood puritana e velenosa che gli ha incollato addosso questa definizione nella speranza di vederlo affondare. Ma non è stato così. Si è introdotto nella settima arte come un virus, e ha trionfato, impugnando la macchina da presa come fosse un bisturi, andando alla ricerca della morbosità della medicina e facendo addirittura della sala operatoria un vero e proprio tempio blood (come dimostrato dai camici rosso sangue usati in “Inseparabili” che sembrano quasi delle tuniche religiose). Ancora oggi, progetta film vischiosi, imprigionati in spazi claustrofobici e consunti come una casa, un paese, una stanza o la macchina della smaterializzazione dello scienziato de “La mosca”, cavia di se stesso. Ancora oggi, aggiunge incubi che per lui esistono anche nei videogiochi (“eXistenZ”) e intossica la mente di contagi, mutazioni corporee, perversi giochi di sesso dove ci si accoppia solo in relazione all'orrore e non più alla sensualità. Temi che volano sul suo lavoro, quelli dell'Eros e del Thanatos, e che conducono lo spettatore ai confini dello splatter e del gore» (Fabio Secchi Frau). Filmografia essenziale: “Il demone sotto la pelle” (1975), “Rabid - Sete di sangue” (1977), “Brood, la covata malefica” (1979), “Scanners” (1981), “Videodrome” (1983), “La zona morta” (1983), “La mosca” (1986), “Inseparabili” (1988), “Il pasto nudo” (1991), “Crash” (1996), “eXistenZ” (1999), “Spider” (2002), “A History of Violence” (2005), “La promessa dell'assassino” (2007), “A Dangerous Method” (2011), “Cosmopolis” (2012).
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