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Lunedì 16 febbraio Ore 16:15 - 20:15 - 22:30
SOLO GLI AMANTI SOPRAVVIVONO
(UK/Germania, 2014) di Jim Jarmusch – dur. 123’
Con Tom Hiddleston, Tinda Swinton, Mia Wasikowska, John Hurt, Anton Yelch
Sullo sfondo della desolazione romantica di Detroit e Tangeri, due vampiri saggi ma fragili provano a sopravvivere al crollo del mondo moderno che li circonda. Adam, musicista underground profondamente depresso per la direzione presa dall'umanità, si ricongiunge con Eve la sua forte ed enigmatica amata. La loro storia d'amore dura da diversi secoli ma il loro idillio è presto interrotto dalla sorella di lei, giovane selvaggia e incontrollabile.

Premi:
Vincitore di 3 premi internazionali (più 6 nomination) tra cui il Premio Speciale della Giuria al Festival di Sitges; in concorso al Festival di Cannes.

Così la critica:
Ilaria Feole (FilmTv)
Jarmusch fa dei suoi vampiri due antiquari languidi, come lui innamorati dei lampi elettrici di Tesla e dei White Stripes, della lentezza analogica e del vinile, eroi di un romanticismo perduto, stilizzati come bellissime figurine. Parodia elegante, divertissement ironico su melodie di rock funereo, che annichilisce la triste deriva teen ed esangue da anni subìta dal filone dei non morti, “Solo gli amanti sopravvivono” restituisce ai vampiri la nobiltà perduta, con un canto funebre sorridente: freddo eppure spensierato come un ghiacciolo al sangue.

Orazio Paggi (Segno Cinema)
Attraverso un’ambientazione notturna, fotografata splendidamente da Yorick Le Saux, e l’uso di spazi chiusi per rimarcare l’isolamento dei due protagonisti dagli esseri umani, è messa in scena una civiltà in decadenza, che ha dimenticato cosa sia la cultura. Da una modernità così involgarita – suggerisce Jarmush – l’unica salvezza è rappresentata dal sapere e dall’amore. “Solo gli amanti sopravvivono” è un film romantico, struggente, intellettuale, elegante, che può contare su un trio di attori bravi, Tilda Swinton, Tom Hiddleston e John Hurt, e una colonna sonora imperdibile.

Marianna Cappi (MyMovies)
Jarmush politico, Jarmush esteta, Jarmush notturno, Jarmush rock. Jarmush puro. Con “Solo gli amanti sopravvivono” il più elegante e sottilmente spiritoso dei registi indipendenti americani gira un elogio dell'artificio artistico come prova di reale umanità, oltre che un'ispiratissima ballata romantica, capace di raccontare ancora l'amore come un'esperienza piacevolmente debilitante, che fa vacillare le ginocchia e girare la testa come gira la puntina sul giradischi, come gira il sangue che scende nell'imbuto, come l'effetto di una droga pesante.

JIM JARMUSCH - Akron (Ohio, Stati Uniti), 1953
Anche se conosciuto dal grande pubblico solo per le sue regie, Jarmusch è anche attore, produttore, sceneggiatore, direttore della fotografia, montatore e compositore. Inizialmente influenzato da Wim Wenders, dal suo sguardo apparentemente neutro, oltretutto raffreddato da un elegante bianco e nero, per osservare umanità e luoghi di preferenza marginali e periferici, Jarmusch ha poi aggiunto nel tempo un particolare humour e un gusto nel raccontare, che ricorda una certa felice narrativa americana sospesa tra l'ironia, il minimalismo e la citazione pulp. Esordisce alla regia nel 1980 con “Permanent Vacation” e nel 1984 con “Stranger Than Paradise” vince a Cannes il prestigioso premio Caméra d’or. Con “Daunbailò” (1986), forse anche per la presenza di uno stralunato Roberto Benigni, il suo cinema, pur nel rigore della forma, si scioglie verso un umorismo più coinvolgente. Dirige quindi le straordinarie serie di cortometraggi “Mystery Train” e “Coffee & Cigarettes” («un eterno work in progress sulla filosofia dell’ozio») che verranno in seguito riuniti in due lungometraggi. Delle sue successive regie non si possono dimenticare l’atipico western “Dead Man” (1995) e il gangster “Ghost Dog” (1999): Jarmusch vi rivisita i due generi in modi critici e originali, tracciando la traiettoria di un uomo verso la morte e proponendo la sua personale visione della storia degli USA, paese di minoranze emarginate e di tribù che scompaiono. Dirige quindi “Broken Flowers” (2005, Grand Prix a Cannes), amarissimo road movie con momenti di alto divertimento con un maturo dongiovanni, immalinconito dalla solitudine. Sua penultima regia il thriller inedito in Italia “The Limits of Control” (2009).
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