Così la critica:
Andrea Giorni (FilmTV):
È uscito in sordina senza manco i flani, in una manciata di sale in tutto, in ritardo (è del 2006), con un titolo da fondo di magazzino action anni 80, magari con Chuck Norris e tagliato di 20 minuti. Epperò è un film di quelli che lasciano il segno, un western duro e puro, sanguigno e sanguinante, appassionante come pochi. (...) Produce Mel Gibson, dirige un giovinastro che viene da Californication, The Shield, CSI: NY. Rapsodia della violenza, realistica, cannibalica, mai banale né gratuita. Finisce come un miraggio pacifista, contro tutte le guerre e le bombe intelligenti, a 50 gradi sotto il sole nel deserto dove tutto può succedere.
Peter Bradshaw (The Guardian):
Il regista e sceneggiatore David Von Ancken fa un eccellente debutto con un western brutale e appassionante, ambientato immediatamente dopo la fine della guerra di secessione. Il film ha un fascino d'altri tempi: Pierce Brosnan intepreta un cacciatore che evidentemente ha qualcosa sulla coscienza visto che Liam Neeson lo insegue dalle montagne alle grandi pianure, animato da un odio feroce. Per la maggior parte del film non ci viene svelato il motivo della contesa tra i due uomini. Ma la loro sfida è sempre appassionante. Pierce Brosnan regala una delle sue migliori interpretazioni di sempre e i paesaggi classici del western sono splendidamente fotografati dal due volte premio Oscar John Toll.
Maurizio Cabona (Il Giornale):
Il peggiore dei mali, la guerra civile, in un western dove si affrontano nel 1868 due reduci cinquantenni, non da ex nemici - ideologici, politici e militari -, ma per vendetta: un atroce fatto semiinvolontario ha elevato all'ennesima potenza il precedente antagonismo pubblico. E la pace chiude le guerre, ma non liquida gli odi. Ecco Caccia spietata (in originale Seraphim Falls, letteralmente «Cascate Serafino») di David von Ancken, che esce in sordina, con due anni di ritardo, eppure è uno dei film più interessanti americani del decennio, che reca il marchio Ikon, la compagnia di Mel Gibson. A che cosa somiglia? A Corvo rosso, non avrai il mio scalpo di Pollack per sfondo nevoso e boscoso; a Duello nel Pacifico di Boorman per lo scontro fra (ex) militari. La sceneggiatura, dello stesso regista e di Abby Everett Jaques, evita di rappresentare due Rambo dove uno insegue l'altro. Verosimilmente mostra il militare di carriera (Pierce Brosnan) più abile del contadino che aveva indossato l'uniforme (Liam Neeson). Entrambi vivono di un orrore derivato da un errore e ne portano il fardello. Non c'è un buono, non c'è un cattivo da scegliere fra gli antagonisti. Sono entrambi vittime e carnefici, circondati dalla teppa che esiste sempre e ovunque, ma che, quando la società non ha ancora preso il posto dello stato di natura, agisce liberamente. (...)
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