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Lunedì 18 Maggio Grandi registi internazionali
ALEXANDRA (Russia, Francia 2006) di Aleksandr Sokurov - dur. 95’
con Galina Vishnevskaya, Raisa Gichaeva, Vasili Shevtsov.
Cecenia oggi: una nonna va a trovare il nipote ufficiale nell’esercito di occupazione, non si lascia intimidire da nessuno, visita il villaggio vicino e fa amicizia con alcune donne del luogo, riparte dopo un addio struggente.
In concorso al Festival di Cannes 2007
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Così la critica:
Vincenzo Buccheri (Segno Cinema):
Come i film precedenti di questo geniale regista, “Alexandra” è un Ufo nella produzione contemporanea. Non assomiglia a niente, e lo stile visionario delle opere sui personaggi storici (Hitler, Lenin, Hirohito) è solo apparentemente abbandonato. In questa elegia sulla madre Russia e sull’umano (sui rapporti di famiglia e tra i popoli) il piglio è massimalista, e il mesaggio nella bottiglia, nonostante qualche sospetto di (auto)censura, intriso di un pacifismo quasi tolstojano
Roberto Escobar (Il Sole-24 Ore):
E’ un viaggio paradossale, quello raccontato in “Alexandra”. La sua partenza è la normalità della vita di una nonna tenera e affettuosa, e il suo arrivo è un’altra normalità, ma questa volta dolorosa, e ancor più squallida. (…) Non si vede la guerra nel film. O almeno non la si vede al lavoro, per così dire. Non ci sono spari, non c’è il terrore immediato della morte. (…) Solo dopo la metà del film, dietro e al di sopra di un povero mercato dominato dalla fame, la macchina da presa scopre le case di Grozny, su cui i Russi hanno scaricato le loro bombe. (…) Dopo aver mostrato la sindrome paranoica del potere e del potente, in grandi film come “Moloch” e “Il sole”, Sokurov volge lo sguardo del suo cinema al più cruento degli strumenti cui il potere si affida: il suo diritto di decidere della morte di nemici e amici, in nome di grandi parole come eroismo o patria. (…) Dietro tutto questo c’è il conflitto ceceno e c’è la critica di Sokurov al nuovo nazionalismo russo. Ma c’è anche, forse ancor più forte, la sua convinzione che sia insuperabile il contrasto materiale tra la macchina della guerra e i nostri fragili corpi.
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SOKUROV Aleksandr Podorvicha (Russia), 1951
Dopo le scuole secondarie si iscrive alla Gork'ij University, laureandosi in Storia. Mentre frequenta l'università inizia a lavorare per una televisione locale come assistente alla regia e dopo la laurea frequenta la prestigiosa VGIK di Mosca specializzandosi in regia. Dal 1979 realizza alcuni cortometraggi e documentari che, ritenuti antisovietici, vengono proibiti dalla censura. Lo stesso avviene anche con i primi lungometraggi, scongelati solo con l'arrivo della Prestrojka.
Il pubblico italiano comincia a conoscerlo a partire da 'Madre e figlio' (1997) in cui un figlio deve misurarsi con l'agonia della madre. Dopo 'Moloch' (1999, riflessione su Hitler e la follia del potere), realizza altri tre film storici, 'Taurus' (2001, su Lenin), ‘Arca russa’ (2002) e ‘Il sole’ (2006, sull’imperatore HiroHito). “Nella geniale evocazione di Sokurov, la storia diventa un kammerspiel e gli eventi macroscopici trovano riscontro nella realtà minimalista" (Kezich).
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