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Lunedì 26 Novembre Culture Altre
IL MATRIMONIO DI TUYA
(Tuya de hun shi)
di Wang Quan An - Durata 96' Cina 2006
Con Yu Nan, Bater, Sen’ge, Zhaya
Tuya è una bella e giovane donna della Mongolia che vive con Barter (il marito paralizzato) e i due figli in una zona semidesertica. La loro fonte di sostentamento è la pastorizia. Tuya però non riesce più a reggere la fatica e le responsabilità. Accetta quindi di divorziare e risposarsi, ma solo con un uomo che si prenda cura non solo dei suoi figli ma anche di Barter.

Vincitore di 4 premi internazionali:

Festival di Berlino 2007: Orso d’oro, Premio della giuria ecumenica
GUARDA IL TRAILER
Così la critica:
Giancarlo Zappoli (Mymovies)
Nonostante gli indubbi limiti che una censura attenta come quella cinese può aver imposto a
“Il matrimonio di Tuya”, il film non si limita a proporre un disagio esistenziale ma offre anche occasioni di riflessione sul rapporto tra tradizione e modernità. Nell’odierna Mongolia, l’industrializzazione avanza e tenta di travolgere le attività del passato come la pastorizia spingendo le persone all’inurbamento. Tuya, donna in un mondo dominato dagli uomini, deve difendere la propria dignità che è anche quella del marito. Lo fa con una difesa dei valori profondi che non può essere tacciata come antimoderna perché è invece, molto più semplicemente, attaccamento a ciò che rende tale un essere umano aldilà della razza o collocazione geografica.
Fabio Ferzetti (Il Messaggero)
Il film è un festival di umanità. Una sfilata di facce, caratteri, personaggi, passioni, che sembra uscita da un romanzo dell’Ottocento, anche se il quadro di sradicamento economico e culturale appartiene al nostro poco colorito presente.

Paolo D’Agostini (La Repubblica)
Da una sceneggiatura di Lu Wei, già collaboratore di Zhang Yi- Mou e di Chen Kai-Ge, un film semplice e solenne, elementare e universale, sulle grandi questioni della vita, senza rinunciare a tante e vive venature quotidiane. Il regista ha voluto proprio documentare ciò che ha conosciuto prima della sparizione totale di persone, costumi, modi di vivere che si stanno estinguendo nella sterminata regione mongola, da dove viene parte della sua famiglia.
WANG QUAN 'AN – Yan'an, Shaanxi, Cina 1965
Si diploma alla Bejing Film Academy nel 1991. Lavora quindi agli Xian Film Studio, per le cui produzioni scrive numerose sceneggiature. Il suo primo lungometraggio è 'Yue Shi' (1999, Eclisse lunare), un film "sospeso su una sorta di (ir)realismo magico nel raccontare lo strano intreccio tra una ricca coppia di sposi e un giovane fotografo dall’aria ingenua che riconosce in lei una ragazza conosciuta un tempo: blande sospensioni, accenni di poesia, ritmo introflesso, dinamica soprappensiero per un’opera che opacizza il suo spirito ma non offusca i risultati" (Causo, Cineforum, Berlino 2002). Il film vince il premio della critica al festival di Mosca. Nel 2003 dirige 'Jing zhe' (The Story of Ermei), premio per la migliore attrice ai Rooster Award in Cina. Il successivo 'Il matrimonio di Tuya' (2006, Orso d'oro a Berlino) lo fa definitivamente conoscere in tutto il mondo.
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