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Lunedì 21 Aprile Registi europei
IL FLAUTO MAGICO
(The Magic Flute) di Kenneth Branagh - dur. 135' Gran Bretagna, Francia 2006
Con Joseph Kaiser, Amy Carson, Benjamin Jay Davis, Silvia Moi, René Pape, Lyubov Petrova
L'antico Egitto immaginario musicato da Mozart diventa una trincea del ventesimo secolo, dove la luce (Sarastro) fronteggia le tenebre (la Regina della notte). Tamino, declassato da principe a soldato, viene scelto da tre crocerossine per salvare la bella Pamina, figlia della Regina della notte e prigioniera nel palazzo di Sarastro.
Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2006
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Così la critica:
Emanuela Martini (FilmTv):
E’ soprattutto sul versante dell’ambientazione e della “tipizzazione” dei personaggi, che Branagh dà il meglio di sé, coadiuvato dallo spirito e dai guizzi del co-sceneggiatore Stephen Fry: la Prima guerra mondiale, passaggio alla società industriale, terreno aperto e tragico di conflitto e morte nel quale si materializza l’opposizione tra luce e tenebre su cui si regge l’opera mozartiana… La storia si adatta al periodo con scioltezza, l’umorismo dell’opera buffa circola sopra le righe, l’immaginario liberty trionfa, con espliciti richiami alla Belle Epoque. Bizzarria molto british, lunga ma divertente.
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Alessandra Levantesi (La Stampa)
Ispirata da una parte ai melò britannici d'epoca, dall'altra a un iperrealismo fra Disney e la Pop Art, la cornice scenografica seppur giustificata dall'eclettismo della materia è forse troppo eterogenea. Ma la proposta di Branagh è sempre stimolante e vivace, e nei momenti più riusciti il suo arioso senso dello spettacolo si intona con brio leggiadro a quello della musica. I cantanti-intepreti (fra i quali il grande Sarastro di René Pape), oltre che di buon livello, sono di efficace presenza scenica.
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BRANAGH Kenneth - Belfast, Irlanda del Nord, 1960
Kenneth Branagh nasce a Belfast, in una famiglia inglese della classe operaia. A Londra frequenta le più prestigiose scuole di recitazione e dopo il diploma inizia una brillante carriera di attore teatrale nel West End. Nel 1989 debutta nella regia con “Enrico V”, ricevendo due nominations agli Oscar come Miglior Attore e Miglior Regista. Nei primi anni 90 dirige il film noir “Dead again” (che la critica immediatamente paragona alle prime pellicole di Orson Welles) e il shakespeariano “Molto rumore per nulla” girato in Toscana. Il successivo “Frankenstein di Mary Shelley” è accolto negativamente dalla critica e ignorato dal pubblico. Nel 1996 realizza il sogno di una vita: “Amleto”, quattro ore di film, un cast grandioso, ovazioni dalla critica. La carriera continua sulfilone shakespeariano rivisitato: “Pene d’amor perdute” (1999) è un esperimento grandioso, in cui il regista riesce a fondere Shakespeare con Cole Porter e George Gershwin, la commedia elisabettiana con il musical americano degli anni 30.
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