Manca solo una spezia...
Sogno/realtà. La sintesi estrema del nuovo film di animazione di Kon Satoshi (Tokyo Godfathers vi dice nulla? Se la risposta è "no" andate a recuperarlo) potrebbe essere questa. Sogno, realtà. Paprika è un continuo alternarsi e intrecciarsi, rincorrersi e scontrarsi di questi due elementi, spesso volontariamente indistinguibili. La storia: in un prossimo futuro un team di psicologi e scienziati giapponesi ha inventato la DC-Mini, un macchinario che permette di entrare nella mente dei pazienti, di vedere i loro sogni e, come se non bastasse, di interagire con essi. Tale macchinario non è ancora stato perfezionato, è oggetto di continui esperimenti da effettuarsi prima del lancio in grande stile ed è circondato da grandi ottimismi e da apocalittici pessimismi (dei quali il maggiore assertore è l’anziano e paraplegico presidente della società produttrice, convinto che i sogni siano rimasti l’ultimo vero brandello di libertà dell’umanità).
Ideatore della DC-Mini è il dottor Tokita, prodigio della scienza imprigionato in un corpo enorme, dotato di un'ingenuità decisamente infantile (“scienziatobambino" è il suo soprannome) e di una fame incredibile e infinita. Suo angelo custode, superiore e sostegno imprescindibile, è la dottoressa Atsuko Chiba, scienziata tutta lavoro e lavoro, già insignita di un premio Nobel pur avendo solo 29 anni. Ma la vera protagonista della pellicola è Paprika, ragazza esuberante e disinibita, in possesso di una DC-Mini illegale di cui si serve per aiutare le persone a superare traumi e ansie. Vero folletto (eccezionali i titoli di testa in cui la vediamo svolazzare per le strade, scivolare sui muri dei palazzi, entrare e uscire dai cartelloni pubblicitari …), esuberante “regina dei sogni”, Paprika compare e scompare per tutto il film quando meno ce lo si aspetta diventando presto l’unica speranza di salvezza.
Già, di salvezza. Perchè avrei forse dovuto dire prima, e dopo questo non svelerò più nulla sulla trama, che all’inizio del film una DC-Mini viene rubata, che viene accusato del furto l’assistente di Tokita e che da subito vengono registrati preoccupanti casi di interferenze nei sogni anche in persone sveglie, le quali si ritrovano così imprigionate in un incubo senza uscita, immersi e sommersi da una sfilata interminabile e senza meta di bambole ed elettrodomestici giganti, dalla quale pare impossibile uscire. Un killer che agisce nei sogni, una sorta di Freddy Krueger in grado di entrare e uscire dal mondo onirico delle sue vittime anche quando loro non dormono in una prospettiva davvero agghiacciante. Ma ad aiutare i buoni c'è un poliziotto vecchio stampo, un duro che odia i film, ma che nei suoi sogni non fa altro che interpretarne uno per ogni genere (minacciato di morte in un thriller, salvatore della bella in un film d'amore e quant'altro).
Presentato in anteprima alla 63^ Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (in cui si era segnalato come "una delle proposte più innovative dell'intero cartellone"), Paprika è la quarta opera cinematografica di Kon Satoshi, i cui risultati di maggior rilievo e successo sono certamente i film Tokyo Godfathers e Millennium Actress sul grande schermo e in televisione la serie Paranoia Agent. Ispirata alle atmosfere e ai personaggi dei romanzi di fantascienza di Yasutaka Tsutsui, grande maestro della letteratura fantascientifica giapponese, la sceneggiatura (firmata dal regista e da Seishi Minatami) contiene numerose citazioni dalle più note teorie psicoanalitiche: Satoshi ha ammesso in sede di presentazione veneziana di aver letto molto i testi di Sigmund Freud prima di avventurarsi in questo suo progetto. Paprika è stato realizzato dallo studio d’animazione Mad House ed è caratterizzato da colori brillanti, da una colonna sonora riuscita e da personaggi interessanti e simpatici. Il confine sempre più labile tra realtà e sogno viene reso magnificamente, forse anche troppo! L'unica critica che mi sento di fare all'opera è infatti proprio questa, la difficile comprensione della storia da circa metà film in avanti: l'unica soluzione è abbandonarsi al flusso dell'animazione, così facendo di certo non si resterà delusi.
L'animazione è splendida, un'opera più da ammirare che da cercare di capire. Magia disegnata, rigorosamente in due dimensioni, molto più bella e “vera” di tanti colossi in 3-D, ormai sempre più inarrestabilmente in voga.
Carlo Griseri (www.cineboom.it)
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