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SITGES 2008
41° Edizione
Sitges - Festival internazionale del cinema della Catalogna (Spagna, dal 1968) è uno dei più importanti festival dedicati al cinema fantastico.


Sito ufficiale
Sitges Festival


Altre risorse
Sitges 2008 (seconda parte)
Sitges 2007 (prima parte)
Sitges 2007 (seconda parte)
Angel Sala
Fred Williamson
Umberto Lenzi
“Sitges 2008: 41 anni di Cinema Horror” (1° parte)

Con colpevole ritardo di qualche mese torno, sulle pagine virtuali del Cineforum, a parlarvi del Festival Internazionale del Cinema di Sitges, che nella accogliente cittadina Catalana ha celebrato dal 2 al 12 ottobre scorso la sua 41° edizione. Sfortunatamente per il pubblico Italiano, tuttora molte delle pellicole proiettate sono ancora inedite in Italia e quindi questo mio report rimane ancora attuale. Inaugurato da Riflessi di Paura (Mirror) di Alexander Aja e chiuso da Ember – Il Mistero della Città di luce, secondo lungometraggio diretto da Gil Kenan, la manifestazione Spagnola ha tributato il consueto omaggio al cinema di genere del nostro paese invitando Umberto Lenzi come giurato e proiettando, tra gli altri, Il nascondiglio di Pupi Avati, mentre Fred Williamson, attore di colore che ha avuto l’apice della sua carriera proprio in Italia negli anni ’70 ed ’80, ha preso con grande serietà il suo compito di presidente della giuria, assistendo ogni mattina alle 8,30 alle proiezioni dei films in concorso, oltre a dimostrarsi marito amorevole accompagnando la moglie a fare shopping per i negozi di Sitges!
Unico appunto che devo fare ad Angel Sala, direttore del Festival che mi vede spettatore ormai da dodici anni, è sulla scelta delle pellicole, con poche eccezioni, come Lasciami entrare (di cui abbiamo pubblicato l’intervista al regista Tomas Alfredson e video esclusivo) premiato con il “Melies d’Oro” (onorificenza tributata dalla Federazione Europea dei Festivals di Cinema Fantastico) ed il divertente Sexykiller, non ci sono stati molti titoli particolarmente interessanti ed il difetto comune a diversi dei films proiettati è stato la lentezza ed un eccessivo metraggio delle storie raccontate. L’impressione condivisa anche da molti altri colleghi, come il critico Inglese Alan Jones, è stata che numerose delle pellicole in concorso fossero dieci, quindici minuti troppo lunghe!
La locandina
Una scena del film
Fabrice Du Welz
VINYAN di Fabrice Du Welz
Palma d’oro per il ritmo soporifero al limite del coma a Vinyan, di Fabrice Du Welz, di cui già non eravamo stati convinti dal precedente Calvaire, che qui riesce a scritturare due attori del calibro di Emmanuelle Beart e Rufus Sewell (probabilmente attratti dalla possibilità di un soggiorno in Tailandia, dove è ambientata la vicenda), sciupandoli in interminabili sequenze in cui si aggirano senza meta nella giungla. I due interpretano una coppia a cui è morto il figlio durante la catastrofe provocata dallo Tsunami sulle coste Tailandesi, aggrappandosi al fatto che il corpo del ragazzino non è mai stato ritrovato, Jeanne costringe il marito a seguirlo nella ricerca del figlio, quando le sembra di riconoscerlo in un video girato nella foresta Birmana.
Vinyan mi ha permesso di realizzare il tipo di film che ho sempre sognato di fare quando ero un adolescente. E’ un esperimento trasgressivo che deve molto al mio amore per il grande cinema della paranoia degli anni settanta”, ci ha detto Fabrice Du Welz, intervenuto al Festival, “questa non è una Ghost Story tradizionale, con i morti che entrano nel mondo dei vivi, qui al contrario sono i vivi ad addentrarsi nel regno dei defunti!”. Peccato che il regista abbia smarrito in questa operazione ogni logica e reso impossibile ogni tentativo del pubblico di comprendere il suo delirio soporifero!
La locandina
Una scena del film
Paul Andrew Williams
THE COTTAGE di Paul Andrew Williams
A risvegliarci dal torpore arriva fortunatamente The Cottage, debutto nell’ Horror e seconda regia del Britannico Paul Andrew Williams, in cui due fratelli imbranati aiutati da un amico rapiscono, per chiederne il riscatto, la figlia del proprietario di un locale di striptease, un gangster che non esita a mettere sulle loro tracce una coppia di killers dagli occhi a mandorla. Come è prevedibile aspettarsi, le cose non andranno come sperato dallo scalcinato trio di sequestratori, guidato da un eclettico Andy Serkis, a cominciare dalla sequestrata, una prosperosa Jennifer Eleison, che riesce a liberarsi in fretta ed a prendere in mano le redini della situazione. Ma siccome le disgrazie non arrivano mai sole, aggiungete che la fattoria vicina al “cottage” dove si svolge la vicenda è abitata da una famiglia cannibale, uscita direttamente da The Texas Chainsaw Massacre, con tanto di nonno ottuagenario (sotto il cui pesante trucco si cela l’attore Doug “Pinhead” Bradley) e fratellino di "Leatherface".
Non particolarmente appassionato di films Horror, “sinceramente non li guardo perché mi terrorizzano!” ci ha confessato, Williams ha scritto il soggetto di The Cottage alcuni anni fa, con l’intenzione di esplorare i rapporti che intercorrono tra due fratelli totalmente diversi uno dall’altro: “è una storia che funziona proprio perché tutti i personaggi sono così differenti, i litigi tra i due fratelli sono quelli su cui è costruita la commedia e danno luogo alle scene più divertenti, gli elementi Horror arrivano solo nella seconda parte del film ed il binomio tra paura e divertimento funziona solo perché questa è una storia basata principalmente sui personaggi, l’Horror è solo la ciliegina sulla torta che mi ha permesso di creare alcune gags e situazioni assurde”.
La locandina
Una scena del film
Macarena Gomez
SEXYKILLER, MORIRAS POR ELLA di Miguel Martí
Rimaniamo in tema di Horror-Comedy con il divertentissimo e fantasioso Sexykiller, che conferma anche quest’anno come il cinema fantastico Spagnolo sia il più vivace e dinamico in Europa. Diretto dal Madrileno Miguel Marti e sorretto dall’interpretazione dell’intrigante Macarena Gomez, il film porta sullo schermo la vita di tutti i giorni di Barbara, una attraente serial killer. Studentessa di medicina la cui massima ispirazione è apparire sulle copertine delle riviste di moda, Barbara ha la diabolica mente di Hannibal Lecter ed un guardaroba degno di Paris Hilton, perpetra i più efferati omicidi con la stessa leggerezza con cui si cambia di abito e, come un Piero Angela in gonnella, si rivolge direttamente agli spettatori spiegando come uccidere in modo pulito ed efficace.
Scritto da Paco Cabezas, che non nasconde l’omaggio ad almeno una dozzina di films Horror, aiutato dal suo precedente lavoro come impiegato di un Videoclub, Sexykiller miscela abilmente psicopatici, zombies e folli esperimenti scientifici per riportare in vita i morti: “è sopra ogni cosa un film finalmente femminista, dove il personaggio principale è una donna e gli uomini fanno da sottofondo”, ci ha detto la sensuale Macarena Gomez, intervenuta alla conferenza stampa armata di pistole. Ex compagna di Jaume Balaguerò e già apparsa in Dagon e I delitti della Luna piena, altre due produzioni Horror Spagnole, l’attrice trentunenne, nativa di Cordoba, catalizza la simpatia del pubblico e si dimostra come una delle stelle emergenti del cinema Iberico, sicuramente sentiremo ancora parlare di lei.
La locandina
Una scena del film
Yim Phil-sung e Sim Eun-kyung
HANSEL & GRETEL di Pil-Sung Yim
Dalla Corea del Sud arriva invece Hansel and Gretel, realizzato da Yim Phil-sung, di cui nel 2005 avevamo visto, sempre a Sitges, il fantasy thriller Antarctic Journal. Questa volta il regista Coreano prende spunto dalla celebre favola dei fratelli Grimm per costruire una fiaba Dark in cui i ruoli vengono invertiti, qui gli adulti che attraversano una tortuosa strada di campagna sono misteriosamente attratti, come da una sorta di Triangolo delle Bermuda, in uno chalet colmo di bambole e dolci ed abitato da tre apparentemente amorevoli ragazzini. Eun-soo (l’attore Chung Jeong-myoung), un giovane manager che un incidente stradale ha intrappolato nella casa, scoprirà ben presto che tutti coloro che sono entrati nella dimora hanno incontrato una orribile fine, descritta dettagliatamente in un crudele libro di fiabe, e dovrà affrontare l’ira dei tre fanciulli per riuscire a fare ritorno nel proprio mondo.
Phil-sung riscrive in chiave Horror la fiaba Tedesca e porta sullo schermo la rabbia della perdita dell’innocenza, causata dall’indifferenza degli adulti, e l’incapacità dei bambini di riconoscere e differenziare il bene dal male. L’idea è sicuramente originale, lontana dall’ormai trita figura dello spettro o della maledizione con cui il cinema orientale ha iniziato ad annoiarci, ma la mancanza di ritmo e le lunghe fughe nell'oscura foresta che circonda la casetta degli orrori, negli interminabili centosedici minuti di Hansel and Gretel, rendono indigesto il film.
La locandina
Una scena del film
Daniel Myrick
THE OBJECTIVE di Daniel Myrick
Stessa critica per The objective, di Daniel Myrick, la cui notorietà si deve alla regia, insieme ad Eduardo Sanchez, del Cult: The Blair Witch Project, cui ultimamente si sono rifatti, prendendo a prestito la tecnica della ripresa in soggettiva, alcuni recenti blockbusters quali: Cloverfield, Rec ed il purtroppo ancora inedito in Italia Diary of the Dead (succosa anticipazione: la Minerva Pictures insieme a PFA e Sharada, sta terminando il doppiaggio dell’edizione in DVD del film di Romero!). Al Festival la celebre coppia è giunta insieme, ma presentando due lavori differenti (Sanchez ha infatti portato l’ Horror Seventh Moon). “Ho sempre voluto ambientare un film nel deserto, un terreno su cui si è molto vulnerabili e dopo la tragedia dell’undici settembre e la guerra in Iraq ed Afghanistan, mi sono chiesto come avrebbero reagito dei marines se, invece di un nemico umano, si fossero dovuti confrontare con qualcosa di soprannaturale e alieno!”, ci ha spiegato Myrick. The objective racconta le traversie di un corpo speciale dell’esercito, inviato in Afghanistan sotto il comando dell’agente della CIA Benjamin Keynes (Jonas Ball), per prendere contatto con Mohammed Aban, il leggendario leader Mujahadeen che negli anni ’70 contribuì a sconfiggere i Russi e di cui gli Americani richiedono l’aiuto nella guerra ai Talebani. In realtà Keynes, all’oscuro dei suoi uomini, è alla ricerca di un sito dove sembra si stia lavorando alla preparazione di un ordigno nucleare, ma ciò che nessuno è preparato ad affrontare è un nemico che non ha nulla di umano.
Girato ad Ouarzazate, in Marocco, nelle stesse aree dove Alexandre Aja ha realizzato il remake de Le colline hanno gli occhi, “The Objective” parte da una idea interessante e riesce a tenere desta l’attenzione dello spettatore, con un ritmo incalzante, per i primi quindici minuti, quando il gruppo dei Marines deve difendersi dagli attacchi dei Talebani, ma poi Myrick sembra non sapere dove andare a parare e ci fa letteralmente vedere i “sorci verdi!”, saturando il film di riprese effettuate con i visori notturni dell’esercito, mentre la noia regna sovrana ed i soldati continuano ad errare per il deserto senza meta, fino al raffazzonato ed astruso finale.
La locandina
Una scena del film
Eduardo Sanchez
SEVENTH MOON di Eduardo Sánchez
Ritorno alle atmosfere decisamente Horror di The Blair Witch Project invece per Eduardo Sanchez, che con Seventh Moon ci porta nella Cina più ancestrale, con le sue credenze e superstizioni, di cui il regista è molto appassionato, ed anche qui porta sullo schermo una leggenda secondo cui, durante la notte di luna piena del settimo mese lunare, si aprono i cancelli dell'Inferno e gli spiriti dei morti accedono al nostro mondo, ghermendo tutti coloro che incrociano sul proprio cammino. Yul (Tim Chiou), un Cinoamericano e Melissa (Amy Smart), sono una giovane coppia da poco sposata che ha deciso di trascorrere il viaggio di nozze nel villaggio Cinese dove vivono i genitori di lui. Ma la luna di miele si trasforma ben presto in un orribile incubo, quando l'autista che li accompagna scompare misteriosamente abbandonandoli su un sentiero di campagna, dove scopriranno a proprie spese che le oscure presenze delle leggende Orientali sono ben più che semplici superstizioni.
Sanchez racconta l'intera vicenda nello spazio di una notte e, sfruttando le location naturali dell'area rurale che circonda Hong Kong, riesce a creare attimi di autentico terrore e creature che, nella loro semplicità, incutono paura nello spettatore, ma poi purtroppo, il regista di origini Cubane non sfrutta a sufficienza quell'alone di mistero che permea le storie di fantasmi Cinesi, Melissa e Yul non fanno altro, per tutto il film, che fuggire e nascondersi agli spettri che vogliono cibarsi delle loro carni e Seventh Moon si riduce così ad un interminabile inseguimento in cui si perde ben presto interesse.
La locandina
Una scena del film
Una scena del film
DEADGIRL di Marcel Sarmiento, Gadi Harel
J.T. (Noah Segan) e Rickie (Shiloh Fernandez), sono due annoiati studenti Americani che un giorno decidono di saltare le lezioni ed andare a sfogare la propria energia repressa all'interno di un ospedale per le malattie mentali, da tempo abbandonato. Ubriachi, dopo essersi divertiti a spaccare arredi e finestre, i due raggiungono il seminterrato della costruzione e, al di là di una vecchia porta arrugginita, fanno una scioccante scoperta: legata ad un tavolo e coperta da un telo di plastica c'è una ragazza nuda (Jenny Spain), apparentemente morta! La situazione prende una svolta "dark" quando il corpo della donna da segni di vita, Rickie abbandona il posto e J.T. pensa di approfittarsi della ragazza, che reagisce tentando di morderlo. Spaventato dall'improvvisa reazione, le spara, scoprendo così che i proiettili non hanno alcun effetto su di lei e, dopo un accaldato scambio di opinioni con Rickie, decide di tenere la ragazza prigioniera per sfogare gli istinti sessuali propri e, dietro il pagamento di un compenso in denaro, anche di alcuni compagni di corso.
Scritto da un ispirato Trent Haaga, attore, sceneggiatore e regista formatosi nella scuola di Lloyd Kaufman e della sua Troma, Deadgirl è una metafora delle ansie e delle paure adolescenziali, nel momento del passaggio all'età adulta, diretta a quattro mani dai giovanissimi Marcel Sarmento e Gadi Harel. "Ci siamo immediatamente appassionati al soggetto di Trent perchè ci ha permesso di realizzare un film che esplorasse lo stato di confusione, di incertezza e paura di crescere, utilizzando un genere tradizionale come l'Horror e rivoltandolo su se stesso", spiega Marcel Sarmento, "inizia come una qualsiasi pellicola di terrore, ma poi i due protagonisti, invece di uccidere mostri o sfuggire agli impulsi omicidi dello psicopatico di turno, si devono confrontare con un cattivo ben più temibile: se stessi ed i propri istinti animali", continua il regista. Considerato dallo stesso autore un film troppo scioccante da produrre e farcito di "Black Humour" e momenti che sicuramente offenderanno alcune persone nel pubblico (come quando J.T. dopo aver fatto sesso in ogni orifizio della ragazza Zombie, passa alle ferite dei proiettili!), Deadgirl sarà probabilmente accusato da molti di misoginia, dopo tutto, anche se "non morta", ha a che fare con una ragazza incatenata ad un tavolo e ripetutamente violentata da un gruppo di teenagers, ma si rivela invece una originale ed intelligente allegoria di quel difficile momento, di estrema fragilità psicologica e fisica, in cui si vengono a trovare gli adolescenti in quella fase della crescita in cui diventano adulti. Un plauso particolare ai giovani protagonisti della pellicola: Noah Segan e Shiloh Fernandez, la cui intensa interpretazione rende credibili anche i momenti più surreali, senza dimenticare Jenny Spain, che pur interpretando l'intero film completamente nuda, senza una singola linea di dialogo, riesce ad essere sensuale ed al tempo stesso terrificante.
La locandina
Una scena del film
Una scena del film
ABLE di Marc Robert
Ancora una inusuale storia di Morti Viventi anche per Able, coproduzione di Germania e Stati Uniti girata a Berlino da Marc Robert, che a Sitges ha avuto la sua Prima mondiale, il film racconta di un virus che colpisce la popolazione della città Tedesca, messa immediatamente in quarantena dal governo. L'epidemia si manifesta con una progressiva paralisi degli arti che porta alla morte in pochi giorni, le poche persone immuni al contagio reagiscono al flagello nei modi più disparati: c'è chi cerca di portare conforto ai propri cari, chi si rivolge al fanatismo religioso e chi ancora sfoga le proprie depravazioni sessuali sulle malcapitate vittime della malattia. Nelle ultime scene della pellicola il virus raggiunge il suo stadio finale ed i corpi dei morti tornano in vita sotto forma di Zombies!
Robert, che con Will Stotler ha fondato la casa di produzione Stotler/Robert Film, finanziatrice del film, si concentra sul comportamento delle vittime di fronte alla tragedia e confeziona un opera che, nonostante il budget limitato, porta efficacemente sullo schermo gli orrori della perversione umana, offrendo una personale visione della nascita dei Morti Viventi. "Ho voluto esplorare la mente delle persone e mostrare il comportamento e le scelte che l'uomo è costretto a fare di fronte alla fine del mondo. Come abbiamo scritto nello slogan di lancio del film: Quando il Virus si diffonderà, la cosa più pericolosa non sarà l'infezione!", ci ha spiegato il regista, "con la nostra Production Company abbiamo deciso di cominciare a produrre Horror, un genere che io e Will Stotler amiamo. Faremo del nostro meglio per portare in sala pellicole veramente terrificanti!". Certamente Able è piaciuto molto ad Angel Sala, direttore del Festival, che dopo la proiezione si è fermato con il sottoscritto per uno scambio di opinioni sul film, un po' meno a chi vi scrive, secondo cui ancora una volta è la lentezza e la mancanza di ritmo a farla da padrone, indugiare un po' meno sui lunghi e spesso inutili dialoghi in favore di più azione, avrebbe sicuramente reso il film più digeribile.
Zombie Walk
Zombie Walk
Zombie Walk
A rallegrarci gli animi c’è stata per fortuna la riuscitissima Zombie Walk, organizzata nella serata del 10 ottobre, in cui il popolo del Festival ha potuto impersonare uno tra i personaggi più classici dell’Horror: lo Zombie antropofago. Centinaia di cadaveri putrefatti hanno così attraversato le vie di Sitges per arrivare fino alla piazza del “Paseo de la Ribera”, dove si è tenuto un concerto gratuito di alcuni dei più noti gruppi Rock e Metal della scena Catalana, il cui nome: Motorzombis, Eyaculaciòn Post Mortem e Los Tiki Phantoms, la dice lunga sul tipo di musica che abbiamo ascoltato. Originariamente la marcia avrebbe dovuto essere guidata dallo stesso George A.Romero, che però a causa dei suoi impegni sul set di …of the Dead, nuovo capitolo della sua saga sui Morti Viventi, non è potuto intervenire ed è stato sostituito da: Russ Streiner, Bill Hinzman, Judith O’Dea e George Kosana, interpreti dell’originale La Notte dei Morti Viventi, affiancati da John Russo, co-autore della sceneggiatura. Per l’occasione gli organizzatori hanno anche appositamente realizzato un divertente video promozionale, con cui speriamo di mantenere vivo l’interesse dei lettori fino alla seconda parte del nostro report da Sitges!
Roberto E. D'Onofrio

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