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INTERVISTA A CARLO GRISERI
autore del libro “Ma quella è casa mia! – Dieci anni di Liguria al cinema”

Dopo aver rivoluzionato il modo di fruire la musica e il cinema (lettori mp3 e mp4, cellulari), le nuove tecnologie hanno preso ora di mira il più tradizionale dei mezzi di comunicazione: la carta stampata. Già molti quotidiani affiancano alla versione cartacea quella digitale e lo stesso avviene per alcuni libri e riviste. Sta nascendo un vero e proprio mercato e nuove apparecchiature (e-book reader) che forse cambieranno il nostro modo di leggere.
Vogliamo approfondire l’argomento con Carlo Griseri, responsabile della sezione Rubriche del nostro sito, dato che proprio in questi giorni ha pubblicato il suo primo e-book: “Ma quella è casa mia! – Dieci anni di Liguria al cinema”.

Ciao Carlo, per cominciare parlaci un po’ di te. Nel tuo lavoro di giornalista sei venuto a contatto sia con il mondo della carta stampata che con l’informazione online?
Esatto. Ho iniziato a lavorare per un’agenzia di stampa online, dedicata agli italiani nel mondo. Da lì (parliamo del 2002) ho lavorato principalmente sul versante online del giornalismo: oggi mi occupo di Cinefestival, un blog di cinema del gruppo Blogosfere, ma collaboro anche con alcune testate (cartacee) locali, con diffusione regionale. Oltre che con il sito del Cineforum di Imperia, ovviamente!

Il tuo primo e-book Ma quella è casa mia! – Dieci anni di Liguria al cinema è un saggio sul cinema girato in Liguria. Ricordo che un anno fa compilammo insieme una classifica dal titolo “I migliori film girati in Liguria dopo il 2000”, fu in quell’occasione che ti appassionasti dell’argomento e decidesti di approfondire il tema?
Proprio così: quella classifica è stata decisiva. Da imperiese ‘emigrato’ – seppur solo nella vicina Torino – ho sempre avuto un occhio di riguardo verso le pellicole che hanno la Liguria come location, anche solo per poche sequenze… Da lì la classifica, e la scoperta di tante (non troppe, ma comunque più di quelle che mi aspettassi!) pellicole sconosciute, o per cui ignoravo il ruolo della Liguria. La raccolta di materiali in tal senso e il desiderio di saperne di più mi hanno spinto ad ampliare il testo fino a trasformarlo in un libro.

Nell’introduzione scrivi che non eri molto interessato ad esaminare “il cinema in Liguria” ma più “la Liguria nel cinema”. Cosa intendi con questo gioco di parole?
Sì, può essere un gioco di parole, una sottigliezza. Ma con questa differenziazione intendevo sottolineare quanto nel testo i film non siano affrontati criticamente, ma proprio dal punto di vista delle location utilizzate. E quindi spazio ai luoghi scelti, alle motivazioni, ai ricordi di registi e produttori, alla loro interazione con il territorio… E quindi la presenza della Liguria come protagonista in senso lato dei film.

Nel libro intervisti i direttori della Genova Liguria Film Commission e della Italian Riviera - Alpi del Mare Film Commission. Puoi spiegare ai neofiti cos’è una Film Commission e come mai in un territorio piccolo come la Liguria ce ne sono ben due? Che benefici alla Liguria possono portare le produzioni cinematografiche?
Una film commission è un ente il cui compito principale è il sostegno alle produzioni cinematografiche e televisive che scelgono di produrre in un territorio. Un sostegno che va dalla prima analisi della sceneggiatura, alla ricerca delle location, alla concessione dei permessi tramite gli uffici comunali e provinciali fino a tutto il periodo delle riprese per giungere alle anteprime o ai festival a cui il film venga selezionato. In poche parole, cercano di agevolare l’arrivo in uno specifico territorio di produzioni cinematografiche.
Perché ce ne sono due? Questa è una domanda a cui non ho risposta: una, l’Italian Riviera – Alpi del Mare Film Commission, è nata prima, in modo indipendente e da allora si è occupata in particolare del territorio del Ponente ligure. L’altra, la Genova Liguria Film Commission, ha un ruolo più istituzionale (anche dal punto di vista dei finanziamenti) e si occupa di tutta la Regione, con prevalenza per Genova (in cui è attivo da fine 2009 anche un Cineporto, sicuro volano per le produzioni cinematografiche e televisive).
Il guadagno per la Liguria è di due tipi: diretto, con il lavoro che le produzioni portano ai tecnici del settore ma anche alle strutture turistiche, spesso in stagioni di bassa affluenza turistica. E poi c’è un guadagno indiretto: quanti inglesi decideranno di visitare il capoluogo della nostra regione dopo averlo visto, splendido e misterioso, nel film Genova di Michael Winterbottom, interpretato da Colin Firth? Il cineturismo è un aspetto da non trascurare, un fenomeno in continua crescita che bisogna imparare a ‘sfruttare’.

Lavorando al libro, hai fatto qualche scoperta curiosa sulla produzione dei film girati in Liguria?
Una in particolare, relativa ai (pochi) film girati nel Ponente. La Liguria e il suo mare sono quasi sempre visti come meta di una fuga o come un luogo in cui rifugiarsi. Accade in Inkheart, con Helen Mirren che vi si rifugia e con Andy Serkis che ne fa invece il luogo della sua 'rinascita', ma anche in Nuvole basse, d'agosto, La rabbia e Brokers - Eroi per gioco diventa - per motivi e in modi diversissimi tra loro - un luogo di evasione o di 'ritiro'. Manca un film il cui plot 'nasca' nel Ponente...

Questo libro hai deciso di pubblicarlo sottoforma di e-book, per altro scaricabile gratuitamente. Come mai questa scelta?
E’ stata una scelta ponderata, che rifarei. Per dirla in due parole: raggiungere il maggior numero di persone possibile, permettere a tutti gli interessati di leggere il mio saggio. Da qui la scelta di internet, e da qui soprattutto la scelta della diffusione gratuita.
Ovvio che una scelta simile ha una grossa controindicazione: come si guadagna? In Italia il mercato degli ebook è ancora agli inizi, la diffusione sempre maggiore di lettori appositi l’aiuterà di sicuro in futuro, però oggi l’idea di ‘comprare’ un libro in pdf (o in qualunque altro formato) è ancora lontana dall’essere accettata. Lentamente credo però che la situazione cambierà, come sta accadendo con la musica.
Ho scelto ugualmente questa forma, ma mi è parso inevitabile – a costo di perderci qualcosa in termini di ‘mancato guadagno’ – farlo gratuitamente: eventuali frutti, si spera, dovevano arrivare in altro modo. In questo modo il saggio ha circolato più facilmente e ha avuto di 'farsi conoscere' di più. La casa editrice Il Foglio Letterario l'ha letto e lo ha trovato interessante: a marzo uscirà per loro in versione cartacea.

Alcune riviste ormai hanno abbandonato la carta stampata, oppure coesistono la versione digitale con quella tradizionale. Lo stesso avviene per i libri (da buon cinefilo non posso che pensare al Morandini da tempo acquistabile nella versione cartacea e digitale) e per i quotidiani. Ci puoi spiegare meglio questo panorama e quali scenari si stanno delineando?
È facile pensare che il futuro sia online, che i giornali (e i libri) cartacei abbiano i giorni contati. Ma prima bisogna risolvere un problema: come si sostengono i siti? Gli investimenti pubblicitari su internet sono risibili, i banner non permettono ad una redazione che si rispetti di essere pagata degnamente.
Parlo (anche) per esperienza diretta: trovare da scrivere su internet è facilissimo, essere remunerati per il proprio lavoro molto più difficile. Almeno in Italia: negli USA gli introiti dei siti più seguiti, anche nel caso di semplici blog, raggiungono incassi altissimi.
Tornando alla tua domanda, lo scenario è difficile da inquadrare: nel panorama giornalistico, i siti principali sono quasi tutti la versione online di periodici già esistenti (Corriere.it, Repubblica.it,…), oppure – nel campo cinematografico – sono portati avanti da ‘truppe’ di giovani appassionati che lavorano molto in cambio di poco (a volte solo la possibilità di entrare gratis in qualche festival…). Non credo possa durare così a lungo.

Quali vantaggi, o svantaggi, porterà la maggiore diffusione degli e-book?
Lo svantaggio principale è più ‘emotivo’ che altro: il piacere di ‘toccare’ l’oggetto, di sfogliare le pagine, di sottolinearle, di ‘odorarle’ (chi non lo ha mai fatto?).
I vantaggi potranno essere tanti, dall’agilità di gestione (nessuno spazio occupato sugli scaffali!) alla facilità di acquisto (un clic e lo si ha subito a disposizione), senza dimenticare che si potrà partire per un viaggio portandosi dietro un’ampia scelta di titoli, tutti archiviati facilmente nel proprio e-reader (che tra l’altro permettono già di ‘scaricare’ ogni giorno il proprio quotidiano in versione pdf e di leggerlo direttamente lì). La qualità di lettura su questi dispositivi, tra l’altro, è davvero notevole.

Da una parte il digitale sicuramente sarà d’aiuto per i giovani autori in quanto, abbattendo due dei costi principali per l’editoria ovvero stampa e distribuzione, permetterà di poter pubblicare anche opere meno commerciali. Dall’altro lato della medaglia non si rischia di alimentare un caos nel quale difficilmente ci si potrà far notare? Penso a quello che è successo con il cinema: il film prima era un qualcosa di “intero” da vedere dall’inizio alla fine al cinema o a casa con la famiglia. Oggi i ragazzi lo vedono a pezzi, frammentato su youtube o facebook, in un angolo dello schermo. Non rischiamo di trasformare il libro in qualcosa da scaricare, leggerne qualche pezzo qua e là e poi cancellare?
Il rischio c’è, inevitabile. Tu fai l’esempio del cinema, ancora di più vale il discorso per la musica: oggi ci si può scaricare (illegalmente o meno) centinaia di album in poche ore, che poi verranno ascoltati – nel migliore dei casi! – a piccoli frammenti, soprattutto sul versante del download ‘illecito’. Quando un file viene invece regolarmente acquistato (che si tratti di un libro, di un film o di un brano musicale) credo che la situazione non sia molto diversa da quella che si può avere con le rispettive versioni ‘fisiche’: l’attenzione del fruitore sarà una questione puramente soggettiva.
Il caos è in qualche modo inevitabile, in tutti questi settori: tutti possono scrivere un libro e metterlo online, come ogni piccolo gruppo musicale può mettere i suoi brani su MySpace o un autore mettere i suoi corti su Youtube.
Per ‘muoversi’ all’interno di questo mare di offerte ci sarà sempre più bisogno di attenzione e – magari – della guida di giornali (o siti!) specializzati… Il problema però è sempre lo stesso, alla fine: come si arriva a fine mese se le opere vengono distribuite gratuitamente? E come si può star dietro a quest’offerta se chi deve recensirla non viene pagato adeguatamente?
E’ un cane che si morde la coda, e io non ho una soluzione…

Marco Frassinelli

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