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TRUMAN CAPOTE: A SANGUE FREDDO
(Capote
) Un film di Bennett Miller - dur 98', USA
Con Philip Seymour Hoffman, Catherine Keener, Clifton Collins Jr., Chris Cooper

A sangue freddo, con la mente pronta
Romanziere, sceneggiatore, narratore avvincente, uomo di spirito, superstar, genio. Sono solo alcuni dei ruoli riconosciuti a Truman Capote, sul sito ufficiale del film di Bennett Miller.

Noto al pubblico internazionale per aver scritto nel 1958 Colazione da Tiffany, Capote fu uno dei personaggi di spicco della cultura statunitense negli anni ’50 e ’60. La pellicola, scritta da Dan Futterman, attore alla prima esperienza come sceneggiatore, si concentra su sette anni della vita dell'autore: dal novembre 1959, anno in cui venne a conoscenza dell’omicidio efferato dei quattro membri della famiglia Clutter, al 1966, quando venne pubblicato il libro che Capote trasse da tali avvenimenti, A sangue freddo, da molti ritenuto il suo capolavoro e il primo vero romanzo-reportage.

Abituato a frequentare il jet set newyorkese, lo scrittore impone alla rivista New Yorker per cui lavorava di farsi assegnare la cronaca di tale assassinio, forte del suo prestigio e delle sue capacità. Per scoprire ulteriori dettagli sulle indagini lo scrittore si trasferisce quindi a Holcomb, in Kansas, insieme alla sua amica Harper Lee (interpretata da Catherine Keener, recentemente protagonista di 40 anni vergine) che successivamente vinse il premio Pulitzer per il suo libro Il buio oltre la siepe.

Nel corso dei giorni e delle settimane, riesce a conquistarsi la fiducia della gente del posto, diventando intimo amico del poliziotto a cui sono affidate le indagini. Quando poi i due balordi responsabili del delitto vengono arrestati, Capote decide di conoscerli ed entra in confidenze con uno di loro, Perry Smith, e paga un avvocato degno per garantire una giusta difesa che non avrebbero mai potuto ottenere con le loro sole finanze.

E così, quello che doveva essere un semplice articolo diventa via via un libro vero e proprio (“Qualche volta, quando penso a quanto potrebbe essere grande, mi manca il respiro”, confida a un certo punto Capote a un amico). A sangue freddo sarà anche l’ultimo libro che lo scrittore porterà a conclusione, forse incapace di rimettersi al lavoro dopo aver sviscerato questa lunga e triste vicenda che lo ha segnato per sempre.

Philip Seymour Hoffman è perfetto, come la recente premiazione degli Oscar 2006 ha riconosciuto ufficialmente. Forse troppo, sostengono i più critici, sforando nel campo delle imitazioni più estreme: ma, senza sottilizzare, sembra impossibile non tributare all’attore il giusto riconoscimento per l'ennesima grande interpretazione (due, tra le altre, da ricordare: Lester Bangs in Almost famous e Jacob Elinsky in La 25^ ora).

Bennett Miller riesce a portare sullo schermo le diverse fasi che lo scrittore attraversa nei sette lunghi anni che trascorreranno prima della pubblicazione, tra interviste, approfondimenti, nuove sentenze, esecuzioni rinviate. E proprio il lungo finale, in cui la morte decisa per legge dei due assassini sembra non arrivare mai (in cui si rischia spesso la noia, a causa dei mille e più ostacoli che si frappongono), è quello che più emoziona: anche Truman Capote, in quegli anni, sembrò pentirsi più volte di essersi impegnato in questo lavoro, ma non fu mai capace di abbandonarlo.

La sofferenza che prova nell’attendere che venga posta la parola fine è la nostra. Il suo cinismo è il nostro che ci vede arrivare quasi a gioire per la morte dei due condannati: per l’autore significherà poter pubblicare il libro, per noi spettatori la possibilità di tornare a casa, cercando lungo la strada di scrollarci di dosso i residui amari di ciò che lo schermo ci ha regalato… a sangue freddo.

(Capote morirà alcolizzato nel 1984 senza avere mai cancellato in sé il ricordo di quella brutale vicenda. La morte della famiglia Clutter fu la conseguenza di un furto sbagliato, che fruttò ai ladri-assassini pochi dollari).
Carlo Griseri (www.cineboom.it)
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