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Thomas Torelli
Regista, montatore e produttore

Filmografia:
2009 Sangue e cemento
2007 Zero - Inchiesta sull'11 settembre
2006 Endless Diving
Sono molti i documentari che hanno affrontato il tema del terremoto in Abruzzo dello scorso aprile: ne parliamo oggi, intervistando Thomas Torelli, regista di "Sangue e cemento".

Un film che ripercorre con precisione gli eventi, "documentando cause recenti e responsabilità remote di chi ha costruito male per risparmiare sul materiale e sulle tecniche, di chi doveva controllare ma non lo ha fatto e degli amministratori che hanno favorito la speculazione a discapito della sicurezza dei cittadini, causando la morte di 299 persone".
"Il percorso è semplice; si pongono delle domande. Razionali. Si intervistano decine di testimoni, tra rappresentanti delle istituzioni, sismologi, geologi, tecnici del territorio e delle costruzioni, avvocati e giudici. "Sangue e cemento" è il frutto di questa indagine. Un'inchiesta che racchiude nel titolo il significato di questo dramma. Il terremoto non è una tragedia, è l'uomo che lo rende tale".

Innanzitutto complimenti, è un lavoro molto interessante e preciso. Come nasce questo progetto?
Sono lieto che lo giudichi un buon prodotto, perché siamo stati molto attenti a fare un lavoro scrupoloso e rigoroso. Il progetto è nato dall'idea di raccontare questo disastro in un modo originale. Nei giorni immediatamente successivi al terremoto si è parlato molto di questo dramma, ma solo in termini propagandistici per il governo e chiunque provasse a porre domande o dubbi, veniva accusato di essere antitaliano. Abbiamo deciso quindi, di iniziare a indagare su come si stava gestendo la questione ricostruzione e se gli stessi che avevano costruito con dolo avrebbero finito per guadagnare dalle loro stesse malefatte. Dopo pochi giorni dall’inizio dell'inchiesta (gestita e coordinata da Franco Fracassi) abbiamo capito che prima di occuparci della ricostruzione dovevamo analizzare tutto quello che c'era stato prima, e cosi è nato il documentario.

Tra i vari titoli realizzati in questi mesi sullo stesso tema quali ha visto, cosa ne pensa? Crede possa servire a qualcosa (e a cosa) questa grande attenzione (penso anche al film che sta finendo Clooney nell’area)? Il vostro taglio è diverso dagli altri titoli realizzati sul post-terremoto in Abruzzo: perché avete scelto questa strada?
E’ chiaro che un evento di quella portata, non poteva non sollecitare l’interesse di molti. Interesse in molti casi legittimo, in altri strumentale ai vari poteri che in quella vicenda si sono trovati coinvolti. Noi abbiamo scelto di seguire un metodo il più possibile onesto, dando voce alle persone e alle organizzazioni che hanno vissuto e in molti casi vivranno ancora a lungo quel dramma. Non a caso fin dalle prime indagini abbiamo coinvolto l’Accademia dell’Immagine dell’Aquila, i cui allievi si sono immediatamente resi disponibili e, sotto la guida nostra e di Franco Fracassi si sono sguinzagliati a raccogliere testimonianze e filmare il disastro. Ne è derivata una quantità enorme di materiale, non sempre perfetto come qualità, ma sempre molto intenso e partecipato, ma soprattutto illuminante. La nostra intenzione era fotografare la situazione con tutte le sue ombre e le sue luci, per poterla lasciare in testimonianza alle popolazioni locali con affetto e alla memoria collettiva di questo Paese con rabbia, in modo che poi nessuno possa dire che le cose sono andate in modo diverso da come le abbiamo viste. Credo che ci siamo riusciti.

La scelta di Paolo Calabresi come voce di raccordo delle tante informazioni date nel documentario da un lato è importantissima per fissare meglio le nozioni, dall’altra non può non rimandare (ovviamente) al programma Le Iene di cui lui fa parte (come del resto anche l’impostazione stessa del documentario): perché questa scelta? Quale valore aggiunto dà secondo lei al racconto?
Quando abbiamo deciso di utilizzare Calabresi in realtà non è stato perchè fosse una Iena. Ci piace la sua impostazione e il fatto che sappia coniugare molti stili, dal giornalismo al teatro, alla capacità di occupare lo schermo con una presenza autorevole. La somiglianza con Le Iene, comunque, credo che alla fine sia positiva, perchè si tratta di un linguaggio diretto e che arriva a tutti facilmente. In questo momento di censura globale è importante fare prodotti che siano fruibili ad un vasto pubblico, dallo studente alla casalinga.

Sarebbe utile e importante che questo tipo di documentario - molto più di altri - raggiungesse il più alto numero possibile di persone: come si pone in questo senso? Ci sono progetti a tale riguardo (penso all’estrema accessibilità di un prodotto come FromZero.tv)?
Sulla distribuzione abbiamo lavorato da subito in modo massiccio, siamo usciti in libreria ed edicola, distribuiti da Editori Riuniti, con un lancio di 30.000 copie, (libro di Travaglio e Vauro e DVD nostro). Ad Aprile ci sarà la seconda ristampa del DVD e una probabile uscita in sale indipendenti gestita da Iris film che curerà anche la vendita a possibili emittenti nazionali. In Aprile lanceremo anche la possibilità di scaricare autonomamente il documentario da Internet, cosi come stiamo facendo ora con Zero, cosi da scavalcare tutte le censure mediatiche ed arrivare direttamente al grande pubblico senza intermediari. Insomma stiamo facendo di tutto per farlo girare il più possibile.

Il lavoro su musica ed effetti è molto importante: come avete lavorato in tal senso?
Venendo dalla scuola del montaggio in tutti i miei lavori ho sempre curato questi aspetti, soprattutto in un documentario di inchiesta così denso di informazioni è importante l’uso della grafica e della musica per alleggerire l’impatto e rendere tutto più fruibile. Vista la fretta, abbiamo lavorato con due musicisti e un grafico impegnati per giorni interi direttamente nella nostra sala montaggio. In questo modo ricevevano le informazioni in tempo reale e hanno potuto condividere idee e proposte per arrivare subito a soluzioni efficaci.

Un'unica pecca del documentario, me lo conceda: la diatriba sulla prescrizione, di cui vengono date due versioni contrastanti... Chi ha ragione? E perché non farlo sapere agli spettatori (ritengo fosse più interessante che non sapere che i due la pensano diversamente...)?
Abbiamo deciso di montarle entrambe perchè riteniamo che quel contrasto sia molto rappresentativo per capire quanto è complicata la situazione del terremoto. Sarà difficile fare giustizia, ammesso che si trovino i responsabili, visto che è molto difficile perfino additare un colpevole. E stiamo parlando di un evento in cui l’imperizia o il dolo hanno procurato, oltre ai danni, anche numerose morti. Volevamo proprio mostrare questa situazione in tutta la sua assurdità. Le responsabilità vanno cercate a tutti i livelli, politici, mafiosi e imprenditoriali. Noi non siamo né giudici né avvocati, se non sono d'accordo loro come possiamo giudicare noi. E dunque, alla fine, chi giudicherà?

Continuerete a monitorare la situazione? Si dice a fine documentario che lo farete: quali i progetti?
Ci piacerebbe lavorare su un secondo documentario, stiamo cercando di trovare finanziatori o co-produttori, noi comunque lo stiamo facendo in modo preliminare, continuando a sentire tutti i contatti e le persone che hanno acquistato il DVD e tutti quelli - abruzzesi ma non solo - che hanno deciso di aiutarci aggiornandoci e raccontandoci varie novità.

Infine, quali sono i suoi progetti futuri nel campo del documentario?
Questa è una domanda cui non è facile rispondere. Abbiamo cassetti pieni di progetti a vario stadio di lavorazione. Alcuni sono già scritti e in cerca di finanziamenti, altri sono in fase di elaborazione, altri infine sono solo elenchi di idee, tutte da sviluppare. Anche per questo ci stiamo impegnando a lavorare in modo massiccio sulla distribuzione di operere indipendenti, siamo riusciti a far uscire un documentario sul fallimento Alitalia (Tutti giù per aria) uscito con Editori Riuniti, ora stiamo lavorando per diventare non solo una produzione ma anche una distribuzione, un punto di riferimento per giovani autori che come spesso accade hanno bei prodotti ma non riescono a farli uscire. Il problema non sono le idee, né, purtroppo, gli argomenti, perché la contemporaneità ci offre mille spunti di ricerca per produrre informazioni corrette e non filtrate. E questo vale nel mondo e ancor più in Italia dove, lo dico senza esitazioni, è in atto una censura potente e invasiva. Basta vedere la struttura e le sovrastrutture del nostro sistema informativo, per capire che è impossibile, per un normale cittadino, disporre di quelle informazioni che gli consentano di formarsi una propria opinione, originale e realistica. Comunque non per questo intendo rinunciare. Continueremo, come Gruppo Zero, a svolgere inchieste e cercare di pubblicarle. Il tema sarà sempre lo stesso, uno solo, al di là dello specifico che assumerà di volta in volta: la guerra senza quartiere che il potere economico, con l’appoggio di quello politico e, a cascata, di tutti gli altri poteri, conduce contro i cittadini e il libero esercizio della democrazia.
Carlo Griseri (cinefestival.blogosfere.it)

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