Al termine dello spettacolo Il diario di Eva, abbiamo incontrato nei camerini del Teatro Politeama a Diano Marina l’attrice
Lucia Poli, nota tra le altre cose per la sua interpretazione nel film
Gostanza da Libbiano di
Paolo Benvenuti, presentato dal Cineforum nella stagione 2001-2002.
Sorella dell'attore
Paolo,
Lucia Poli ha dedicato la sua vita al teatro ma è riuscita a lasciare il segno, con rare interpretazione, anche sul grande schermo.
"Io amo il cinema, purtroppo è andata così Ho cominciato a fare teatro e non ho più smesso: il cinema che mi proponevano negli anni '70, quando ho iniziato, era scadente (a parte qualche piccolo film sperimentale, che non ha visto nessuno). Se dici
no una volta o due, poi non ti chiamano più. E io il cinema commerciale non lo volevo fare. Poi, invecchiando, i personaggi sono più selezionati, mi chiamano meno."
Come è stata la sua esperienza in Gostanza da Libbiano?
Paolo Benvenuti me lo aveva chiesto molto prima e sono riuscita a organizzarmi con i miei impegni teatrali. Abbiamo girato cinque settimane a San Miniato, è stato un grande piacere ma anche una grande sofferenza fisica. Siamo stati nei luoghi precisi dove avvenne il fatto, nella caverna che costituì la sua prigione... (Gostanza venne processata per stregoneria nel 1594, NdR). E’ un personaggio che ho amato tanto, una donna eccezionale: un film che ho fatto con grande piacere!
Come si è rapportata al personaggio di Gostanza?
Nel cinema bisogna “essere” il personaggio, mentre in teatro c'è più finzione, bisogna amplificare i gesti. Siamo andati un po' prima a San Miniato per fare delle letture e alcune prove. Ho girato per Libbiano, ho iniziato a vedere le pietre, le case, le persone... in campagna tutto cambia più lentamente! Ho anche utilizzato la mia esperienza di bambina in campagna, nella campagna toscana... e poi mi sono lasciata prendere dalle parole che Gostanza scrisse.
I suoi rapporti con Benvenuti sono rimasti buoni?
L’ho rivisto ultimamente. Dopo quello aveva fatto un altro film meno riuscito (Segreti di Stato, NdR): lui è un grande, ma quella pellicola non è riuscita molto bene... Ora però sta riuscendo a fare un nuovo film, su Puccini: è un’idea molto bella, il film verrà girato senza neanche una parola ma non sarà muto. Gli attori parlano, ma il loro audio non si sente mai bene, sono lontani, o dietro un vetro... in primo piano ci saranno solo gesti, espressioni...
I suoi progetti per il futuro, invece?
Sempre teatro. Il cinema no, mi hanno offerto qualcosa ma non di qualità... Devo dire che non mi offrono più cose di infimo ordine, ma di scarsa qualità sì, e tante. Ho fatto un corto molto carino, di Massimo Cappelli (il regista di Il giorno + bello con Violante Placido, NdR). Era bellino, poi lui però non ha fatto più niente.
Al cinema ha lavorato anche con Ugo Chiti…
Lo stimo molto, con lui ho fatto anche tanto teatro.
E poi con Roberto Benigni in La tigre e la neve...
Lavorare con lui mi è piaciuto molto, avevo una bella particina. Avevo solo una battuta ma in una scena divertente, lo scambiavo per un chirurgo... Roberto mi aveva voluta perché a teatro avevamo cominciato assieme. Lui era più giovane ma aveva già lo stesso entusiasmo e le stesse capacità. Siamo rimasti molto amici anche dopo, e sono molto contenta del suo grande successo, dell'Oscar. Mi fa un po' strano vederlo ora così intellettuale, con le letture di Dante, dato che era un po' un ignorantello… però questo dimostra che una persona intelligente come lui può riuscire... Di Benigni ho sempre ammirato la semplicità, mi aveva colpita la frase che ha detto alla cerimonia degli Oscar: “Ringrazio mio padre per avermi donato la povertà”.
Tornerà mai a lavorare con suo fratello Paolo?
Lui dice che è troppo vecchio per fare cose nuove, insieme... Capiterà, chissà, di fare qualcosa. Quando abbiamo fatto i nostri spettacoli erano sempre pieni di travestimenti, di giochi, e il pubblico era in delirio. Era molto impegnativo però, non si può fare uno spettacolo qualunque...
Intervistatori: Marco Frassinelli, Enza Roncallo. Redattore: Carlo Griseri.