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Enrico Ghezzi
Nato nel 1952 a Lovere (BG).
Critico cinematografico, autore televisivo

Programmi televisivi:
Blob, di tutto di più (Rai3 dal 1989)
Fuori orario. Cose (mai) viste (Rai3 dal 1988)

Bibliografia scelta:
Stanley Kubrick, Il Castoro
Stati di cinema. Festival ossessione, Bompiani
Paura e desiderio. Cose (mai) viste. 1974-2001, Bompiani
Il mezzo è l'aria, Bompiani
Cose mai dette, Bompiani
Dissolvenze fuori sincrono Intervista a Enrico Ghezzi
Tutta la vita delle società nelle quali predominano le condizioni moderne di produzione si presenta come un’immensa accumulazione di spettacoli. Tutto ciò che era direttamente vissuto si è allontanato in una rappresentazione. Afferma Guy Debord nel ’67 nel suo celebratissimo La società dello spettacolo, testo illuminante che ha stregato una generazione e tema della giornata seminario che il Dams in collaborazione con il Cineforum di Imperia, l’Associazione Apertamente, Nuovofilmstudio Savona, il circolo culturale Asso di Cuori di Savona, Quiliano Arte, e con il sostegno del Comune di Cosio d’Arroscia e della Regione Liguria, ha organizzato per noi fortunati studenti. È anche l’occasione per conoscere Enrico Ghezzi e fargli qualche domanda. Superata l’emozione iniziale di trovarsi al cospetto dell’ideatore di Blob e Fuori orario, mi avvicino timidamente.

Guy Debord diceva la televisione è la lingua del capitale, lo condividi?
No, il capitale non ha bisogno di nulla.

Pensi che in futuro le nuove tecnologie o internet possano soppiantare il cinema, la televisione?
In cosa? Di quantità di per sé non mi appassiona. Tutto è sempre molto presente. Il problema è delle forme di distribuzione e di chi le sostiene. Semmai lo sostituisce, non lo sostituisce. Il ritorno al vinile, l’alta o la bassa definizione, l’hi fi. Da una parte con internet puoi realizzare quello che è la tv non stop con soluzioni di continuità. La tv ininterrotta. Non vedi più lo spezzettamento, la tv senza confini mentre il cinema, se parliamo del cinema dei film è morto da sempre. Internet è una forma ancor arretrata di quello che è e vuole essere. Mentre l’orizzonte del cinema è il ci siamo.

Berlusconi è Debord realizzato: ovvero lo spettacolo diventato politica o la politica dello spettacolo?
No. (sorride)

L’invenzione del fuori sincrono è ormai assunto come un valore estetico, o è un tuo stato mentale?
Non vedo la differenza tra mi piace ed è uno stato mentale. È uno stato mentale di dissociazione psicotica. Secondo me se appena ci si pensa una persona non può non sentirsi come minimo Jackill e Hyde. È un gioco comodo. L’ho fatto davvero come un gioco comodo: montavamo a diversi chilometri di distanza, telefonavo con una mano e con l’altra montavo Blob. Mi piaceva l’idea di contrappormi alla comunicazione televisiva. È quasi un monologo interiore che diventa esteriore. Certo bisogna fare uno sforzo per capire…

Il neo eletto sindaco di Roma, Alemanno, ha confermato Il Festival del cinema ma limitando la presenza straniera, sei d’accordo con questo atteggiamento protezionista?
Non me ne importa niente. Il festival del cinema è la cosa peggiore degli ultimi vent’anni. Il cinema non ha bisogno di Festival. È un’indispensabile forma mediana di slittamento verso una funzione museale del cinema. La maggior parte sono opere ispirate al cinema o montaggi vari. Ma serve? Ci sono sempre più film da festival, non troppo artistici o liberi, indipendenti. Ora prodotti da festival o per dvd. Un modo inamidato di considerare il cinema.

È importante per te la nostalgia?
La nostalgia… la nostalgia. Bertolucci diceva “ho nostalgia del presente.” Tutto è nostalgia, il cinema è nostalgia del presente. Il cinema è la configurazione sostanziale della nostalgia. Ogni inquadratura… quella finestra, è malinconia. Lo è per tutti.

Con l’ultima domanda mi gioco il tutto e per tutto:
Vuoi sposarmi?
NOOOO!! Sono già sposato.

Che peccato. Ma come diceva Guy Debord: non tutte le ciambelle riescono col buco.
Geneviève Alberti (ArtWhere - L'eco della riviera)
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