Intervista a Claudio Paroli
Un imperiese ad Amburgo.
Claudio Paroli, italiano trasferitosi in Germania nel 1982, è stato un frequentatore del nostro
Cineforum e dopo alcuni anni in terra tedesca ha deciso di ripetere l'esperienza anche ad Amburgo. "Solo film rigorosamente in lingua originale, senza sottotitoli, con dibattito al termine della proiezione", precisa lui ad inizio intervista.
Il progetto-Cineforum non è stato il suo primo pensiero all'arrivo. "Ho passato i primi dieci anni di residenza in Germania avendo come prima preoccupazione quella di integrarmi, imparando la lingua e cercando di capire la mentalità e di adeguarmi almeno un po'".
Casualmente, dopo qualche tempo,
Paroli è entrato in contatto con un'associazione culturale italotedesca ("Senza trattino, ci siamo sempre premurati di sottolineare"), chiamata
Contrasto, e dopo un anno ne è diventato direttore. "Mi sono accollato volentieri anche il quadrimestrale bilingue omonimo, sia per la redazione che per il layout e subito dopo mi è venuta l'idea di organizzare mensilmente un cineforum".
La nostalgia è stato il motore di tutto, la nostalgia di "quel raro momento culturale di provincia".
Paroli ricorda ancora con tristezza il giorno in cui a Imperia è stato deciso di eliminare il dibattito a fine proiezione, e da subito ha voluto re-introdurlo per la "sua" versione...
"Il primo film che ho fatto proiettare era
Le vie del Signore sono finite di
Massimo Troisi, era il 26 ottobre del 1995". Per ogni proiezione viene preparato un flyer informativo - con scheda del film, filmografia del regista e alcuni commenti, prima del film ha luogo una breve introduzione e dopo si apre la discussione, "che a volte si è protratta per 45 minuti".
L'iniziativa prosegue (due cicli all'anno, ognuno di sei titoli: a fine mese partirà il 29^, con i film
Centochiodi,
Piano, solo,
I vitelloni,
La ragazza del lago e
Giorni e nuvole) grazie al notevole impegno di
Paroli, cinefilo schivo ma appassionato. "Ai tempi della mia partecipazione al
Cineforum di Imperia devo ammettere che partecipavo piuttosto passivamente, al massimo mi permettevo qualche timido intervento in sala. L'idea mi è rimasta nel cuore e dopo anni ho voluto ripetere la stessa cosa qui ad Amburgo, circoscrivendola però al solo cinema italiano".
In questi anni sono molte le persone che hanno potuto conoscere i film del BelPaese grazie al cineforum di Amburgo ("Abbiamo già avuto 7 differenti nazionalità in sala!"), ma non sempre le serate hanno attirato folle in sala... "Un paio di volte, casualmente, ci siamo ritrovati con un pubblico di 5 persone incluso il sottoscritto. Sorriso sulle labbra e: "Meglio pochi, ma buoni", svolgimento regolare. Una volta un DVD saltava paurosamente e a metà proiezione... abbiamo cambiato film! Il pubblico è stato contento lo stesso".
Altre volte, invece, è andato tutto per il verso giusto. "La maggior soddisfazione: dover mandar via la gente, promettendo una seconda proiezione, quando per
La vita è bella di
Benigni la sala era strapiena. E poi la discussione su tematiche difficilissime da digerire per i tedeschi e ancora di più da vedere trasposte in chiave ironica. Ma si sa, solo pochi geni come
Chaplin ci riescono".
Ma le soddisfazioni in tutti questi anni sono state anche altre: "Da pelle d'oca, dopo la proiezione di
Amarcord di
Fellini, quando una coppia di italiani piuttosto anziani, dopo il film, ha detto: "Essendo emigrati, erano trent'anni che non andavamo al cinema, e voi... ci fate un bellissimo regalo come questo!" Una frase del genere dà entusiasmo e vale anni d'impegno". Un altro dei lati positivi del dibattito, lontano ricordo nell'edizione imperiese... "Ma come possono andarsene tutti così senza parlare del film?! Io credo che con gli stimoli opportuni, molti esprimerebbero le loro opinioni e arricchirebbero quelle degli altri, perché è il dibattito che fa entrare profondamente nel film".
L'attività di
Paroli non riguarda solo il calendario delle proiezioni: nel settembre del 2006 ha fondato un piccolo trimestrale, scaricabile in formato PDF dal sito
www.cinemaitaliano.eu) e gestisce parallelamente due blog/forum (iscrizione libera): uno di cinema tricolore e un altro sui film internazionali (
http://cinemaeuropeo.splinder.com). Uno strumento, quest'ultimo, che permette a chiunque di "iscriversi e postare i propri interventi, non solo commentare".
Nelle sue pubblicazioni, cartacee e on-line, lascia trasparire il suo giudizio sui film di cui parla. "Non scrivo quasi mai in negativo: se un'opera non mi piace lascio perdere, non mi scateno in stroncature. L'ho fatto una volta, bonariamente, per
Matchpoint di
Woody Allen: è stato divertente leggere poi i commenti dei lettori a sua difesa e soprattutto su
Scarlett Johansson, un'attrice che proprio non sopporto, ed è raro che succeda!".
Amburgo si è dimostrata in questi anni molto interessata al cinema italiano, e
Paroli ne è diventato uno dei massimi divulgatori. In città ci sono molte fonti di "educazione" al cinema tricolore: "un paio di sale vi si dedicano più intensamente e anche l'Istituto italiano di Cultura ha proiettato molti film". C'è poi la rassegna "
Cinema! Italia!", in cui vengono proiettati i migliori film recenti, e infine il
Filmfest, in cui
Paroli è puntualmente invitato per presentare i film italiani e intervistare in sala i registi.
Già, ma che percezione hanno in Germania del nostro cinema? "Il pubblico tedesco è molto attento e apprezza, ma è difficile dire se sia cambiato qualcosa nella sua sensibilità. Purtroppo è essenzialmente il mercato che influenza il grande pubblico e se i distributori non hanno un interesse commerciale o non vengono stimolati dalle istituzioni, il cinema italiano passa poco nelle sale, a differenza di quello francese, ad esempio".
Per i tedeschi, inoltre, "il way of life italiano rappresenta una fuga dall'ordine d'idee e dagli schemi comuni della loro società, una possibilità di liberazione. Ho sentito un senatore tedesco affermare che se non va due settimane all'anno in Italia si sente male. Forse vedere una pellicola italiana è un piccolo modo di liberarsi, di entrare per un paio d'ore in una mentalità diversa".
I giovani in Germania apprezzano molto i film più recenti, "anche una pellicola "difficile" come
L'amico di famiglia di
Paolo Sorrentino viene digerita bene, ne vengono apprezzati moltissimi elementi. Le generazioni più anziane amano ovviamente i classici, ma non esclusivamente.
Roberto Benigni ad esempio è molto amato, ma anche il modo di raccontare di
Silvio Soldini:
Pane e tulipani è stato un grossissimo successo nelle sale tedesche, probabilmente per la forza dirompente della storia, assolutamente inimmaginabile in Germania. Mai e poi mai una donna tedesca si comporterebbe in quel modo. Almeno fintanto che non ha visto quel film, poi chissà...".
Infine, un altro ricordo di Imperia, lasciata tanti anni fa ma visitata saltuariamente durante le ferie. Nella memoria di
Paroli è una piacevole cittadina di provincia, nella quale "si possono organizzare belle cose culturali. Bisogna però dargli risonanza, se no non ci viene nessuno...".
Carlo Griseri