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Com’è andato il cinema in sala nell’ultimo anno?

Nel 2006 i biglietti venduti sul mercato delle sale in Italia sono stati 104.200.000, in leggera crescita sul 2005: 102.464.000. Gli schermi sono passati da 3.050 a 3.132. Sono cresciute le presenze nei multiplex (+ 7,46%) e nelle multisale da 5 a 7 schermi, però sono ancora in calo le strutture da 1 a 4 schermi. Sugli altri mercati europei le presenze sono quasi ovunque aumentate.

E il cinema italiano?
I film italiani coprono il 24,25% degli incassi contro il 61,5% degli U.S.A. Percentuale migliorata nei primi 5 mesi di quest’anno. Il problema consiste nel fatto che quel 24,5% o più, è coperto da 5 o 6 film commerciali di successo, a scapito di tutti gli altri. Allora il cinema italiano è in crisi? Forse il cinema italiano non è mai stato veramente in crisi, ma in una perenne condizione di “passaggio”. L’Italia è un paese paradossale in cui nulla si fa senza la politica. E’ vero. Ma può il nostro cinema uscire dall’ombrello della politica, deve essere per forza un cinema assistito? Io penso che il cinema del nostro Paese, con un mercato interno medio – piccolo e una lingua non egemone, deve essere anche assistito. Quando scopriamo che lo stato dà all’editoria tra i 650 e i 690 milioni di euro, i 69 milioni di euro dello scorso anno non possono essere considerati un’assistenza visto che il cinema tedesco ne prende 250, quello spagnolo ne ottiene 90 e quello francese arriva al miliardo. Oggi sicuramente il cinema è assistito male. 438 film finanziati dallo Stato dal 1996 al 2005 per una cifra di 721 milioni di euro per oltre 40 film all’anno. Pochi soldi dati a troppi film. Di quei 438 film, 76 (per lo più opere prime e seconde) non sono mai usciti in sala, da cui si deduce che le leggi devono intervenire a livello di esercizio e di distribuzione. Attualmente la legge copre l’80% del costo del film da restituire allo Stato con gli incassi ma, come fare se solo il 4,7% dei film finanziati ha ottenuto incassi uguali o superiori al finanziamento statale?

Auspichiamo che la nuova legge sul cinema di cui si sta discutendo attualmente, riesca a finanziare meglio, investendo sugli esordienti ma al contempo trovando un modo credibile per finanziare film di qualità. Io continuo a pensare che la legge francese possa costituire un buon esempio. La tassa di scopo, in Francia, si fonda su prelievi fiscali: il 10,9% dell’incasso delle sale, il 5,5% del fatturato dei canali TV pubblici e privati, il 2% sul prezzo di VHS e DVD, il 2% sul video on demand. Inoltre, è prevista la limitazione dei film in TV: un canale non può mandare in onda più di 192 film all’anno di cui solo 144 in prima serata. Inoltre, le TV francesi sono tenute a programmare il 60% di film europei. Purtoppo in Italia a partire dagli anni settanta si è imposto il modello di “film gratis” che poi gratis non è (canone RAI e pubblicità su TV pubbliche e private). Questo proliferare di film in TV hanno trasformato il cinema in una cosa diversa da sé, in un riempitivo di palinsesti, in un contenitore di spot. E’ stato fatto credere che i film siano una cosa piccola e secondaria da guardare in Tv come i reality, i caroselli, il calcio. Questo modello, del resto, ha vinto non solo in TV ma anche nell’editoria, nella politica, nel costume, nella società tutta.

Noi Cineforum continuiamo a pensare che il cinema appartiene al mondo della cultura o meglio, come scrive Bertolucci, al mondo della poesia. Ma se non riusciamo a diffondere il cinema serio in sala (mi riferisco anche al cinema commerciale se buono, non solo d’autore), lo spettatore italiano sempre più affermerà di “aver visto un film” perché l’ha scaricato da Internet o comprato un DVD tarocco o visto addirittura sul telefonino. Per salvare il cinema alcune cose di buon senso possiamo farle subito. I locali cinematografici vanno migliorati, resi più confortevoli. La scuola deve insegnare ai giovani, fin dalle elementari, a vedere i film e anche a farli, usando il cinema come supporto all’insegnamento della storia e non solo. I film italiani finanziati dallo Stato, soprattutto le opere prime, devono avere la garanzia dell’uscita in sala, ritoccando il nodo “distribuzione” e il dupolio televisivo RAI (01) e Mediaset (Medusa). Anche perché RAI e Mediaset non sono duopolisti puri ma espressione della politica.
Agli altri (es. Mikado, Lucky Red, Teodora, …) toccano solo le briciole. L’unico indipendente forte è la Filmauro, che però si è specializzata solo nelle commedie natalizie e non, per non parlare delle filiali italiane di Hollywood (Warner, UIP, Buena Vista, Columbia).

Termino col sogno dello sceneggiatore Stefano Rulli: “La legge deve fornire al cinema italiano strumenti per raccontare una realtà sempre più complessa, frantumata, diversificata; un cinema dove ci siano più voci, più stili, film grandi e film piccoli, grandi racconti e opere di ricerca, co-produzioni e videofilm”. E’ un sogno, ma i sogni, si sa, aiutano a vivere”.

Comunque, ancora una volta, buona visione a tutti!
Felice Delucis
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