C'è un nuovo libro nel panorama della letteratura cinematografica, un curioso progetto ascrivibile alla categoria dei "dizionari" ma che si caratterizza per il suo duplice interesse: si chiama "Note di celluloide", e il sottotitolo, che spiega meglio il progetto, recita "Vite di grandi musicisti raccontate dal cinema".
L'idea del libro e la sua realizzazione sono di quattro persone: Antonella Magnabosco, Margherita Pierantoni, Giovanna Vannelli e Maria Chiara Mazzi, quest'ultima curatrice anche della supervisione musicale (è l'unica del gruppo con le competenze necessarie, insegnando Storia della Musica al Conservatorio di Pesaro).
Un lavoro come detto curioso, che riempie un vuoto editoriale: se i dizionari del cinema sono presenti in ogni forma e misura nelle librerie, la loro varietà spesso lascia a desiderare... Non si contano, infatti, le raccolte dei migliori film horror, o i dizionari che vogliono segnalare tutte le uscite cinematografiche dell'anno (o di sempre), o le tante altre declinazioni già presenti.
Non esisteva però finora un libro che riunisse i film sui musicisti, un prodotto che può interessare sia gli appassionati di cinema sia gli appassionati di musica, ma che è pensato esplicitamente per i primi. "Amo la divulgazione, meno la musicologia", dice Maria Chiara Mazzi ad inizio intervista.
Il libro è stato pensato anche per far avvicinare le persone alla musica classica attraverso i film: i musicisti sono presentati in ordine alfabetico, per ognuno ci sono scheda biografica, curiosità, consigli per conoscerli meglio e le trame di tutti i film (o quasi) che li hanno visti protagonisti.
"Volevamo che fosse "per tutti", e così è nata la prima parte, per farne sapere di più". Le rubriche "Per ascoltare", "Per leggere" e "Per navigare" hanno una cosa in comune: "Dovevano essere utili al lettore, senza costringerlo a ricerche impossibili".
E quindi i libri consigliati sono "le ultime edizioni, abbiamo evitato volumi impossibile da reperire", i siti sono "ufficiali e facilmente consultabili" e le opere musicali citate sono pensate "per uno che non sa nulla e va in negozio a chiedere a un commesso che non sa nulla e cerca su un database!".
Forse su quest'ultima affermazione qualcosa si può obiettare: i brani musicali sono citati in modo molto scarno, solo col titolo, spesso senza specificare se sì tratti di un brano sinfonico, di un brano cantato, di una composizione per pianoforte (o per qualunque altro strumento). Basta indicare, ad esempio, "La camera dei bambini" di Mussorgskij o "Des Knaben Wunderhorn" di Mahler, senza ulteriori dettagli, per indirizzare un ascolto? L'accessibilità è garantita, ma richiede al lettore una supporto di ricerca per capire se effettivamente può essere interessato a sentire questo o quel pezzo consigliato...
Da segnalare invece in positivo l'inserimento del "documento d'autore", una chicca curiosa, e in alcuni casi divertente, che aiuta a meglio inquadrare il musicista. "Trovarli non è stato difficile, la musicologia è piena di documenti simili. Scegliere quale inserire, invece, lo è stato un po' di più: abbiamo tenuto solo quelli non troppo specifici e non troppo incentrati su una singola opera, quelli insomma che fossero un complemento di vita o un parere illustre".
Un esempio per tutti: nella scheda su Wagner, viene riportato il parere "positivo" che di lui aveva Cajkovskij: "Wagner mi pare un genio sinfonico rovinato dalle teorie che si è costruito e che ha deciso di applicare a qualsiasi costo (...). Non posso chiamare musica quelle frasi ondulanti che si succedono una all'altra senza interruzione e non terminano mai in modo che l'udito possa individuarne la minima forma musicale (...)".
La genesi del libro è quantomeno insolita: "Ci siamo conosciute - spiega Maria Chiara Mazzi - a un corso di musica sacra che tenevo a Vicoforte (comune in provincia di Cuneo, NdI), a cui loro tre partecipavano. Il discorso è nato così, quando ho detto loro: "Io non amo molto Schubert, e di certo non mi ha aiutata la visione di un film sulla sua vita...". Stavo parlando di "Angeli senza paradiso"!".
La pellicola in questione sembrerebbe in effetti essere una vera "chicca": protagonisti Al Bano e Romina Power, regia di Ettore Maria Fizzarotti, criticato ai tempi per "l'inadeguatezza degli interpreti, lontani dalla musica di Schubert quanto il kitsch del film dalla raffinatezza ottocentesca".
"Ma non è il solo ad essere un prodotto di bassa qualità sul mondo della musica, ricordo ad esempio anche il Mozart di Gino Cervi!". Film del 1940, "Melodie eterne" racconta tutta la vita del compositore in un'ora e mezza: il protagonista viene definito dalla critica "lontano fisicamente dall'agile e infelice genio di Salisburgo", mentre viene ricordata come "incantevole" la sua co-protagonista Conchita Montenegro.
Le quattro autrici si sono divise il lavoro in modo equo: c'era chi aveva maggiori competenze musicali, chi informatiche ("E si è occupata di un grosso lavoro sui database e delle ricerche su internet"), e tutte insieme avevano una buona capacità linguistica ("Io me la cavo col francese, Antonella con tedesco e ungherese, Giovanna con lo spagnolo e Margherita con l'inglese").
Terminata la preliminare fase di ricerca, "siamo andate a Bologna alla sede della Cineteca Nazionale per consultare le annate complete di Variety e i loro volumi specializzati sulle varie filmografie: internet non può avere tutto!".
Il lavoro si è protratto per più di un anno, ("Pergolesi e Stradella sono arrivati proprio all'ultimo!", confessa Mazzi), si è trattato di un impegno stancante ma sicuramente "molto divertente". Il problema è sorto alla fine, quando "nessuno lo voleva pubblicare: abbiamo dovuto quasi auto-produrcelo" (il libro è edito da Controvento Editrice, editore@controventocomunicazione.it, casa a cui le autrici sono molto riconoscenti per aver creduto nel progetto).
Chi redige un dizionario dei film vede tutti i film di cui parla? "Non li abbiamo visto tutti, sarebbe stato impossibile, alcuni sono di difficile reperibilità. Ma posso assicurare che ne abbiamo visti molti...".
Sono numerosi i film muti dedicati a musicisti, un fatto curioso se si pensa all'impossibilità di rendere "la musica senza la musica": "Non siamo riuscire a vederne nessuno, ma abbiamo capito che molto probabilmente si ovviava a tale impossibilità facendo suonare dal vivo nelle sale i brani dei diversi compositori".
I film raccolti sono quelli usciti tra il 1895 e il 2005, una scelta dovuta all'esigenza di raccogliere i dati necessari escludendo i film più recenti, che ci auguriamo tra qualche anno potranno fare parte di una ristampa del volume.
In quel caso, speriamo possano essere inclusi anche degli indici a fine libro: la loro mancanza si sente, non permette agli appassionati di "navigare" tra i dati, di scoprire quali registi hanno fatto film su musicisti (senza dover leggere tutto il resto). "E' vero, gli indici li avevamo realizzati perché pensavamo anche noi che fossero importanti: avevamo anche realizzato una cronologia e studiato la densità delle varie produzioni, scoprendo che i film su musicisti si condensano a cavallo degli anniversari di nascita e morte (è stato così per molti, Rossini in testa)". E allora come mai non ci sono? "Sinceramente, per una mera questione economica. Avendo dovuto rispettare un limite di lunghezza fissato dall'editore per restare nel budget, abbiamo tagliato ciò che non era indispensabile. Nel caso degli indici, una scelta fatta a malincuore".
Carlo Griseri
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